di Michele Giorgio – il Manifesto
Ha avuto vita breve, meno
di 24 ore, il tentato colpo di stato delle milizie islamiste agli
ordini di Khalifa al Ghwell contro il governo di Tripoli sostenuto
dall’Onu. Un flop di cui gli abitanti della capitale non si sono neppure
resi conto, tanto è stato inconsistente il “golpe”. Al Ghwell, ex premier del governo di salvezza nazionale che ad aprile aveva passato i poteri a Fayez al Sarraj,
venerdì notte assieme ad Awad Abdul Saddeq, vice primo ministro del
vecchio Congresso nazionale generale (Gnc), Ali Ramali, ex capo della
sua guardia presidenziale, e un numero ignoto di miliziani armati, hanno
occupato l’hotel Rixos, alcuni edifici governativi e una stazione tv da
dove hanno annunciato una «iniziativa storica per salvare la Libia».
Hanno detto di essere pronti a rovesciare al Sarraj, accusato di minare
l’unità nazionale e di essere una pedina delle potenze straniere. Al
Ghwell ha quindi invitato, invano, Abdullah al Thinni, capo del governo
di Tobruk, a unirsi a lui per formare un esecutivo di unità nazionale.
Il tentativo però è fallito nel giro di poche ore. Non ci sono state le
sollevazioni degli apparati militari e delle milizie che i golpisti si
attendevano e il controllo è stata ripresa senza grandi problemi dalle
forze di Sarraj che ha ordinato l’arresto di al Ghwell e degli altri
protagonisti del fallito colpo di stato.
«Il golpe, o meglio il bluff degli islamisti è fallito – ha
commentato ieri con ironia Ahmed Wali, consigliere della municipalità di
Tripoli – La situazione nella capitale è calma, non sappiamo dove si
trovi Khalifa al Ghwell, forse è fuggito da Tripoli». Pare che
alla base del tentato “colpo di stato” ci sia il mancato pagamento della
milizia a cui si è appoggiato al Ghwell che non veniva più retribuita
dal governo intenzionato a sostituirla. L’accaduto in ogni caso ha
generato allarme nelle capitali occidentali che con più decisione
sostengono al Sarraj. L’inviato Onu per la Libia, Martin
Kobler, ha duramente condannato il golpe. La “ministra degli esteri”
dell’Ue, Federica Mogherini ha spiegato che «È cruciale che tutte le
parti coinvolte lavorino insieme per sostenere l’applicazione
dell’accordo politico raggiunto e per sviluppare un processo democratico
in cui tutte le parti possano essere rappresentate». Meno interesse ha
suscitato il mancato golpe nel mondo arabo dove i media locali hanno
dedicato uno spazio minimo alle notizie dalla Libia.
Il mancato putsch ha evidenziato la debolezza di al Sarraj,
già boicottato dal governo parallelo di Tobruk e dal potente generale a
capo delle forze armate, Khalifa Haftar, che il mese scorso,
con la benedizione degli alleati egiziani, ha occupato la zona della
Mezzaluna petrolifera sottraendola al controllo di una milizia fedele a
Tripoli. Aguila Saleh, falco della Camera dei Rappresentanti di Tobruk,
ripete che l’opposizione al Governo di Accordo Nazionale (Gna) di
Tripoli è motivata dalla sfiducia in al Sarraj che non ha la legittimità
per guidare il Paese perché non è stato eletto dal popolo. La distanza
tra i due governi, che danneggia di più quello sostenuto dall’Onu, si è ulteriormente allargata dopo la conquista dei giacimenti dalle truppe
agli ordini di Haftar. E per al Sarraj non è stato un buon segnale la
conferenza internazionale che si è tenuta ad inizio del mese a Parigi,
alla quale non è stato invitato nessun esponente del governo di Tripoli
avvalorando l’impressione di una apertura indiretta al dialogo con
Haftar e l’esecutivo di Tobruk.
Anche la mancata vittoria definitiva dell’esercito agli
ordini di Sarraj sulle milizie dell’Isis a Sirte, dove si continua a
combattere e a morire, ha contribuito ad accrescere lo scetticismo
occidentale verso le capacità del primo ministro sponsorizzato dall’Onu e
la reale autorità del governo di Tripoli. Si sta facendo
strada l’idea di una integrazione di Haftar nel sistema di potere
libico, indispensabile per realizzare una vera unità nazionale e
riparare al dissesto dell’economia. Il Pil libico è in picchiata ed è
opinione diffusa, a cominciare da quella della Banca Mondiale, che
l’economia non tornerà a crescere senza l’attuazione di una politica
seria e incisiva sull’intero territorio nazionale.
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