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17/10/2016

Atene. (S)vendute le frequenze tv, congresso ‘bulgaro’ per Syriza

Da ben ventisette anni i più importanti gruppi finanziari, industriali e commerciali operanti in Grecia spadroneggiavano nel mondo della televisione privata senza versare un soldo nelle casse dello Stato, o al massimo pagando pochi spiccioli. Dopo tre decenni di legge della giungla finalmente Atene ha varato una nuova cornice che prevede che le frequenze vengano assegnate ai soggetti privati sulla base di un’asta.

Il problema – in realtà i problemi sono due – è che le quattro frequenze televisive nazionali sono state letteralmente svendute per la modica cifra complessiva di 250 milioni, e che ad impossessarsi del lauto bottino sono stati quegli oligarchi che hanno da sempre spadroneggiato nel settore e che sembrano aver vinto l’ennesima partita, anche se a condizione di aprire un po’ i cordoni della borsa, nei confronti di un governo che non sembra riuscire a tenere botta su nessun fronte.

Per soli 246 milioni di euro le quattro frequenze se le sono aggiudicate Skai, Antenna, Yiannis Kalogritsas e Vangelis Marinakis. Numerosi i ricorsi presentati da alcuni degli esclusi e quindi alla fine i beneficiari dell’operazione potrebbero essere altri. Nel frattempo Kalogritsas è stato già escluso, perché le autorità fiscali lo stanno indagando dopo aver scoperto che all'inizio della interminabile crisi economica ellenica la Attika Bank lo aveva favorito concedendogli ben 127 milioni di euro in prestiti a tassi di favore all’interno di una relazione definita ‘clientelare’ tra il magnate e la banca.

Chi sono gli altri colossi che si sono aggiudicati il monopolio dell’informazione nei prossimi anni? Ce lo racconta Francesco De Palo, su Il Fatto Quotidiano:
“Skai rientra nel gruppo appartenente a Aristides Alafouzos, armatore e vero principe del paese da sessant’anni. E’ stato il primo ad usare il business degli olii combustibili per diversificare i guadagni. Ha sei compagnie di navigazione (sotto l’egida della società Argonautis che opera con le controllate Shell Sea, Sea Pearl Enterprises, Zenith Maritime, Corporation Bigael, Kyklades Marittime) una grande flotta mercantile, una società di costruzioni. Il primo affare diverso dal petrolio lo fa appunto inglobando l’emittente televisiva Skai, che ha in pancia un canale all news, una radio, una casa editrice, oltre a quotidiani e periodici. Di Alafouzos è anche il quotidiano Kathimerinì, il primo in Grecia a dotarsi di una versione online in lingua inglese, oltre ad una piattaforma radiofonica con le stazioni Melody e RED 96,3. (...) Ma nel suo curriculum ecco la discutibile partnership con l’imprenditore Vangelis Marinakis, proprietario della squadra di calcio dell’Olympiacos Pireo, per via del business delle scommesse sportive Bwin.

L’altro vincitore delle frequenze è appunto la nuova società di trasmissione Alter Ego, che altro non è che il vestito nuovo del magnate e armatore Marinakis. E’ stato il principale sponsor di Tsipras nella regione dell’Attica, dove ha fatto eleggere sindaco al Pireo il vicepresidente dell’Olympiakos, Vaghelis Moralis, e fatto vincere la governatrice Rena Dourou, fedelissima del premier. Tra l’altro Marinakis è pluriaccusato di contrabbando di carburante e lo scorso anno in Grecia all’interno di una delle sue petroliere è stato rinvenuto il più grande quantitativo di eroina mai sequestrato nel Paese. Il processo però non può proseguire: capitano della nave ed equipaggio, principali testimoni, sono stati trovati morti”.
Per tentare di salvare la faccia – qualche media complice e tollerante sempre pronto a giustificare l’ingiustificabile si trova sempre – il ministro alla Presidenza del Consiglio Nikos Pappas, che ha gestito la vicenda, ha assicurato che 50 milioni derivanti dalla vendita delle frequenze saranno utilizzati per l’assunzione di 4000 dipendenti pubblici nel martoriato settore della Sanità.

Una promessa che, se anche dovesse andare in porto, rappresenterebbe una goccia nel mare e che comunque non può cambiare di segno un’operazione sostanzialmente in perdita.

E’ in questo contesto che ieri Alexis Tsipras ha ottenuto un consenso bulgaro, alla guida di una Syriza ampiamente depurata e sterilizzata, al termine del congresso della formazione. Il primo ministro ellenico è stato rieletto presidente con il consenso del 92.39% dei delegati. Nel 2013 Tsipras aveva ottenuto ‘solo’ – si fa per dire – il 74% dei voti, ma allora nel partito c’erano numerose aree conflittuali, critiche, antagoniste che sono state buttate fuori o hanno deciso di uscire da Syriza dopo il voltafaccia del governo che, nonostante il massiccio sostegno popolare ricevuto nel referendum del 5 luglio 2015, decise di piegare la testa e firmare il Terzo Memorandum con la Troika.

Durante la tre giorni di dibattito le uniche voci critiche sono state quelle del cosiddetto ‘Gruppo dei 53’, o di ciò che ne rimane, che ha espresso la propria contrarietà alla firma del Terzo Memorandum e ad alcune attuazioni del governo – come la riforma del mercato del lavoro e della contrattazione collettiva – affermando che c’è il rischio che “il compromesso da scelta tattica si trasformi in scelta strategica”.

Durante il suo intervento Tsipras ha promesso di battersi, nei prossimi mesi, affinché i diritti dei lavoratori non vengano ulteriormente decurtati, come invece pretende il Fondo Monetario Internazionale, e per costringere i cosiddetti ‘creditori’ a rispettare gli accordi sottoscritti. Inoltre il capo del governo ha assicurato che il suo obiettivo è sottrarre il paese alla ‘tutela’ dei creditori e rompere il “circolo vizioso” del debito, della recessione e dell’austerità. Ma l’azione di governo, finora, è stata estremamente subalterna ai diktat provenienti da Bruxelles e Berlino e il paese è letteralmente in bancarotta, con le poche risorse finanziarie a disposizione in buona parte destinate a ripagare i prestiti imposti a durissime condizioni dai partner europei e dal Fmi.

Dopodiché i circa 2800 delegati hanno approvato un documento proposto dalla direzione che sostanzialmente conferma l’identità di sinistra – seppur normalizzata e compatibile – del partito ma giustifica la scelta di tradire il programma riformista con cui Syriza ha vinto le elezioni. Nel documento approvato Syriza afferma di aver commesso alcuni ‘errori’ nella compilazione del cosiddetto ‘Programma di Salonicco’ – oltretutto già ampiamente depurato delle rivendicazioni più radicali del passato – sovrastimando le possibilità di manovra rispetto alle pressioni dei mercati e della Troika. Gli obiettivi allora dichiarati – si afferma – erano giusti ma di difficile realizzazione, a causa della situazione finanziaria “estremamente difficile” e delle pressioni internazionali.

Il presidente di Syriza ha ricevuto dal congresso un mandato ad ampliare la cooperazione e la collaborazione con forze politiche socialdemocratiche ed ecologiste all’interno dell’Unione Europea – escludendo quindi alleanze con forze politiche della sinistra radicale e comunista – al fine di formare quella che il documento definisce “un’ampia alleanza progressista che ponga un freno alle politiche neoliberiste”. Non a caso nel suo intervento di sabato Tsipras ha avuto parole di elogio nei confronti del leader dei laburisti britannici, Jeremy Corbin, affermando che la sua leadership dimostra che si può essere un partito di massa e allo stesso tempo di sinistra.

Il Congresso ha anche deciso un cambiamento dello Statuto del partito e della composizione di alcuni organismi dirigenti. Da ora, il Comitato Centrale sarà composto da 151 membri e non più da 201 come in passato, e di questi un terzo dovranno essere donne. Inoltre il numero di rappresentanti istituzionali non potrà superare il 25% del totale dei componenti del Comitato Centrale; un deciso intervento da parte di Tsipras ha convinto i delegati ad escludere i parlamentari da questo limite, al contrario di quanto era avvenuto in una prima votazione (poi ripetuta). Il Congresso di Syriza ha anche deciso la creazione di una ‘Commissione per l’Etica e la Trasparenza’ incaricata di vigilare sia sull’operato del governo sia su eventuali casi di corruzione e di clientelismo all’interno della formazione.

Per Tsipras il problema è riuscire a mantenere la presa su quell’elettorato che ha permesso a Syriza di piazzarsi in testa alle ultime due elezioni, convincendolo della bontà delle sue ricette oppure che, semplicemente, al tentativo da parte del suo governo di rendere le imposizioni della Troika meno pesanti e antipopolari non esiste attualmente nessuna alternativa. Ma mentre la direzione del partito si blinda e gli spazi di radicamento sociale e popolare sono sempre più esigui – e aumentano invece le contestazioni da sinistra – i sondaggi affermano che se si votasse di nuovo Syriza perderebbe una parte consistente dei propri voti a favore dell’astensione o addirittura del centrodestra di Nuova Democrazia, data saldamente in testa alle intenzioni di voto. La sfiducia sociale nei confronti del governo aumenta, ma non sembrano beneficiarne né Unità Popolare – nata da una scissione di sinistra di Syriza – né il Partito Comunista.

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