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14/10/2016

Se Vice sbaglia bersaglio

Il campismo è uno dei grandi errori in cui è inciampata certa sinistra occidentale in anni di forte latitanza di lotte, culture e organizzazioni con connotazioni di classe. Vero. Questo argomento di per sé richiederebbe una lunga analisi, ma non è questa che voglio affrontare ora.

Ciò non toglie infatti che l'articolo di Vice cada nell'errore opposto: senza alcuna considerazione politica un po' più articolata rispetto ad un "Assad è uno stragista" si fa in queste righe un grande favore ai fascisti. Tra le cui fila da decenni si insinua il tentativo di fare dell'antimperialismo un loro connotato identitario e che, anche conseguentemente, da sempre tentano di far propria la forza evocativa di alcune figure della tradizione "di sinistra".

Mettiamola così: quindici anni fa, in un mondo occidentale meno spostato a destra e con una più diffusa capacità di orientarsi tra le insidie della politica e dei rapporti internazionali, forse Libero non avrebbe potuto pubblicare un articolo alquanto simile dal titolo "Perchè i neofascisti e una parte della sinistra in Italia sostengono ancora l'immagine di Che Guevara?". Certamente il Che non è Assad (non sono impazzito) e l'Urss non è la Federazione Russa, ma mutatis mutandis mi pare che l'operazione logica dell'articolo sia la medesima. Se non vengono subito alla memoria le accuse di terrorismo, di giustizia sommaria e di violenza mosse contro i guerriglieri cubani è anche perchè forze politiche di classe seppero portare argomentazioni sensate in loro difesa. In tempi in cui invece proprio l'assenza del movimento internazionalista di classe non crea l'humus culturale e politico necessario per l'emersione di figure storiche come quella del Che con tutto il portato di sostegno spontaneo che sapevano raccogliere intorno a sé, succede che i campisti si accontentano di quel che passa il convento, i fascisti fanno quello che gli è proprio e Vice a sto giro fa un accostamento che mi pare tanto leggero quanto pericoloso.

Mentre avremmo bisogno di saper portare una critica costruttiva ai compagni folgorati sulla via per Damasco, con tesi di questo tipo mi pare che segniamo ancora più nettamente il divario tra chi come loro prova comunque a dare il suo contributo nella sempre meno densa galassia anticapitalista e chi sceglie di non voler costruire un punto di vista alternativo nelle complicate questioni di politica internazionale. Abbandonando i primi nelle mani di fascisti ogni giorno più organizzati e più legittimati. E abbandonando di fatto se stessi all'unica lettura egemone, quell'eurocentrismo oggettivamente filo NATO che era di destra e che è sempre più totalizzante. Un punto a favore delle tesi fasciste: non esiste alternativa reale tra pensiero (e politiche) dominanti e la coalizione degli antisistema (piatto forte dei fascismi di ogni tempo). Un'ipotesi socialista da costruire e organizzare non è scomparsa solo dai radar, ma anche dalla testa di molta presunta intellighenzia. E la guerra in Jugoslavia, il golpe con cui in Ucraina sono saliti al potere europeisti e nazisti, la balcanizzazione del Medio Oriente diventano argomenti di sinistra.

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