I telegiornali e i quotidiani mainstream strillano i titoli senza curarsi neanche si mettere in dubbio quello che, persino nelle parole dell'"accusatore", è poco più di un'ipotesi.
Per capire come funziona la "comunicazione di guerra" e come abbia sostituito da tempo "l'informazione", prendiamo ad esempio Repubblica:
Nuove accuse di disumana crudeltà vengono mosse dal Dipartimento di Stato Usa contro il regime siriano di Bashar al-Assad. Il governo siriano, ha affermato in conferenza stampa Stuart Jones, assistente del segretario di Stato per il medio e vicino Oriente, sta procedendo a esecuzioni di massa di migliaia prigionieri nel carcere militare di Saydnaya, a 30 chilometri da Damasco. Le impiccagioni, accusa il diplomatico statunitense, avvengono a un ritmo di una cinquantina al giorno. Per cancellare le prove dello sterminio, all'interno dell'istituto di pena un edificio è stato modificato per essere adibito a crematorio, come mostrerebbero foto satellitari declassificate diffuse dal Dipartimento di Stato.In Siria è in corso una guerra interna e internazionale allo stesso momento. Una guerra prima fomentata e finanziata dall'Occidente insieme all'Arabia Saudita e alle petromonarchie del Golfo, poi esplosa come posta in gioco geopolitica molto complicata (scontro Occidente/Russia, islam sunnita/islam sciita, Turchia/curdi, ecc). Come in ogni guerra sappiamo che si producono orrori indicibili e immaginiamo che tutte le parti in gioco usino tutti i mezzi possibili per prevalere. Così come sappiamo che in Medio Oriente non esistono democrazie (Libano a parte, in qualche misura).
Le foto sono state scattate da satelliti commerciali e coprono un periodo che va dal 2013 ad oggi, passando dall'agosto di quattro anni fa al gennaio del 2015, quindi all'aprile del 2016 e 2017. Non provano in modo assoluto, ha precisato Jones, che l'edificio inquadrato sia un crematorio, ma evidenziano una costruzione "coerente" con quel genere di utilizzo. L'immagine del gennaio 2015, in particolare, mostra il tetto del presunto crematorio ripulito dalla neve, scioltasi presumibilmente per il calore sviluppato da una combustione.
"Dato che le numerose atrocità perpetrate dal regime siriano sono state abbondantemente documentate, riteniamo che la costruzione di un crematorio sia il tentativo di nascondere le esecuzioni di massa nella prigione di Saydnaya. E fonti credibili hanno riferito che molti dei corpi sono stati sotterrati in fosse comuni" ha spiegato Stuart Jones. Che ha quindi accusato Assad di "sprofondare in un nuovo livello di depravazione. Col sostegno di Russia e Iran".
Ma l'accusa estemporanea del viceministro degli esteri statunitense è altrettanto credibile della "boccetta" tenuta in mano da Colin Powell (sicuramente più autorevole di lui, curriculum alla mano) e agitata durante un'assemblea dell'Onu per "provare" che Saddam Hussein possedeva "armi di distruzione di massa" e strappare quindi un via libera alla guerra contro l'Iraq del 2003.
A voler essere precisi, l'accusa attuale è ancora meno credibile agli occhi stessi di chi la stava formulando. Tant'è vero che, per non essere coperto dal ridicolo, lui stesso precisa che "l'architettura" di certi edifici "non prova in modo assoluto" che si tratti davvero di forni crematori, ma possiedono una "coerenza" con la struttura dei forni.
Chiunque abbia fatto visita ad Auschwitz, o altri luoghi dell'orrore assoluto, ha potuto vedere che "l'archietettura" non possedeva alcuna originalità o caratteristica rilevante. Una serie di corpi di fabbrica, anonimi capannoni, dormitori, ecc. E' quel che avveniva lì dentro a costituire ancora oggi l'abisso insuperabile – non certo "inarrivabile", visto quel che accade nel mondo da allora in poi – con cui dobbiamo fare i conti. Dall'alto, quell'architettura è assolutamente uguale a quella di un carcere o di un centro di accoglienza, o di una fabbrica anni '50.
Dunque? Una fake news di questa gravità non è ovviamente il parto di una mente malata, casualmente scelta per un ruolo istituzionale di primissimo livello. E' una dichiarazione politica che preannuncia un coinvolgimento più diretto, invasivo, prepotente degli Stati Uniti in Siria. Contro Russia e Iran, o almeno contro i loro interessi.
Su questo punto, una riflessione che facciamo nostra viene da Stafano G. Azzarà e ve la proponiamo:
Nell'ordine democratico-umanitario chi impone i nomi suscita la realtà. "Forni crematori" e manipolazione continuaFonte
Per essere più efficace e letterale, la costruzione del Nuovo Hitler del momento da parte dell'Impero non si fa scrupoli nell'utilizzare in maniera strumentale – banalizzandolo – uno degli archetipi centrali dell'immaginario democratico e antifascista successivo alla Seconda guerra mondiale: il crematorio.
Una soglia simbolica è stata superata nella propaganda di guerra.
Tutte le nostre parole, da "antifascismo" a "internazionalismo" – ma già "libertà" e "democrazia" – , sono da tempo in mano al nemico e sono inservibili senza un preliminare lavoro di critica e di autonomo revisionismo.
Va notato che l'assenza di prove documentali non è dovuta solo al fatto che probabilmente queste prove non esistono perché non esistono i forni: l'Impero, infatti, per definizione non è tenuto a portare prove. La sua stessa parola coincide immediatamente con quella realtà che istituisce e di conseguenza nessuno nell'ambito del Mondo Libero solleva la questione dell'onere della prova perché nessuno ne sente il bisogno. La Voce del Padrone è di per sé l'orizzonte di tutto ciò che è percepibile e valido.
Va notato inoltre che se un uso analogo fosse stato fatto da qualcuno privo di questo potere ontologico di imporre i nomi, l'accusa di relativizzazione dello sterminio degli ebrei e dunque di antisemitismo sarebbe stata immediata.
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