A ripensarci, mettono i brividi quelle intervistine stupide che tutte le tv effettuano nelle strade pattugliate da militari in servizio antiterrorismo, con persone accuratamente scelte che rispondono “sì, mi sento molto più sicuro” di non restare vittima di un attentato terroristico.
Chissà cosa risponderebbero ora, dopo l’arresto di quattro militari britannici aderenti a un gruppo neonazista e che stavano per l’appunto preparando attentati, avendo a disposizione – si può presumere – qualche informazione di prima mano su come evitare i controlli e le varie misure di sicurezza.
La polizia di West Midlands ha comunicato che si tratta di militari abbastanza giovani (un 22enne di Birmingham, un 24enne di Ipswich e un 24enne di Northampton), meno uno decisamente più adulto (un 32enne di Powys). I quattro militari apparterrebbero al movimento National Action, apertamente “nazionalsocialista”, razzista e antisemita, dichiarato tempo fa fuorilegge.
L’arresto non è però scattato per motivi “ideologici”, né per gli innumerevoli post nazisti rilasciati in Rete (a dimostrazione che un guerriero della notte non è necessariamente un tizio intelligente). Gli inquirenti sono passati all’azione, infatti, quando si sono convinti che il gruppo stesse per mettere in piedi degli attentati. Da sottolineare come non si trattasse di un gruppetto di commilitoni di stanza nella stessa zona, ma di un “coordinamento” tra assegnati a reparti operativi diversi.
“Gli arresti sono stati pianificati e diretti dall’intelligence, non c’è stata minaccia per la sicurezza pubblica”, ha detto la polizia, aggiungendo che sono state eseguite anche delle perquisizioni in diverse proprietà collegate agli arrestati.
Il governo aveva messo fuorilegge National Action lo scorso dicembre, rendendolo il primo gruppo di estrema destra inserito nell’elenco delle organizzazioni terroristiche. Il gruppo aveva celebrato l’uccisione nel giugno 2016 della deputata laburista Jo Cox, da parte di un militante neonazi. Naturalmente questo non aveva affatto impedito ai membri di proseguire la propria attività in forme clandestine, facilitate – nel caso in esame – dall’appartenere alle forze armate.
La scoperta e gli arresti, in un paese serio, dovrebbe aprire interrogativi pesanti sulle modalità di reclutamento dei militari, che vengono addestrati all’uso di armi di ogni tipo, messi a conoscenza di dispositivi e sistemi di controllo ignoti alla popolazione civile. Così come dovrebbe far interrogare sugli infiniti punti di contatto tra la “cultura di caserma” e il neonazismo dichiarato.
Di solito queste sovrapposizioni trovano sfogo o alimento in guerra – e la Gran Bretagna, insieme alla Francia, è il paese europeo più “attivo” in operazioni militari a fuoco in diverse parti del mondo – quando gli eventuali “eccessi” da suprematisti bianchi avvengono ai danni della popolazione civile di paesi considerati “inferiori”.
In questo caso, invece, i quattro arrestati – e i loro probabili complici ancora non individuati – volevano “praticare le tecniche di guerra” in patria. La polizia non ha rivelato che tipo di “azioni terroristiche” stessero pianificando. Si può però tranquillamente ipotizzare – sulla base dei manuali di counterinsurgency adottati dalle truppe Nato – che si potesse andare da azioni contro le comunità d’origine africana o asiastica a classiche azioni da “strategia della tensione” all’italiana; ossia per provocare “riflessi d’ordine” tali da silenziare qualunque resistenza alla chiusura degli spazi democratici.
Le vie dell’orrore sono infinite...
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