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29/09/2017

Kurdistan - Barzani congela l'indipendenza

Il timore di un isolamento mortale intorno al Kurdistan iracheno cresce tra i vertici del Governo regionale del Kurdistan, il Krg. Secondo quanto riportato stamattina dal quotidiano arabo basato a Londra, Asharq Alawsat, il presidente Barzani avrebbe inviato al vice presidente iracheno, Ayad Allawi, una lettera nella quale si dice “pronto” a cooperare per evitare la rottura.
 
Nella missiva Barzani parlerebbe di un congelamento dell’indipendenza di “due anni durante i quali costruire un dialogo nazionale che affronti tutte le questioni per renderci partner nella costruzione del futuro dei nostri popoli”.

Di due anni di tempo per la realizzazione dell’indipendenza Barzani aveva già parlato prima del voto di lunedì scorso, ma stavolta sembra che i toni siano cambiati. Erbil sta già subendo le prime sanzioni dei potenti vicini ed è consapevole della propria debolezza economica per poter sopravvivere, vaso di coccio in mezzo a tanti vasi di ferro.

Da oggi alle 18, infatti, i voli da e per la capitale del Kurdistan iracheno saranno sospesi. Da giorni  cittadini stranieri fanno la fila negli scali di Erbil e Suleymaniya per trovare un volo e lasciare la regione, un embargo aereo a cui hanno aderito tutte le compagnie che operano nella zona. La decisione segue all’appello del premier iracheno al-Abadi che ha chiamato all’isolamento di Erbil dopo aver ripetutamente chiesto a Barzani di cedere il controllo degli scali internazionali a Baghdad.

Ma a muoversi di più è la Turchia, alleato di ferro di Erbil che oggi si sente tradito da un passo che non approva perché capace di ribaltare le ambizioni di Ankara nella regione mediorientale. La Turchia non è tanto mossa dalla paura di simili spinte da parte della propria minoranza kurda – Ankara non è Baghdad in termini di potenza militare e il Kurdistan turco non gode dell’autonomia che dagli anni ’90 caratterizza lo status legale del Krg – quanto dal timore di uno sgretolamento dei piani per il futuro dell’Iraq: uno Stato federale diviso in aree amministrative su base etnica in cui una regione autonoma kurda alleata di Ankara sia ponte per gli interessi turchi nell’area amministrativa sunnita.

Ieri il primo ministro turco Yildirim ha chiesto ai governi iracheno e iraniano di incontrarsi per coordinare la risposta  al referendum: “Stiamo pianificando di vederci nel prossimo futuro per coordinare le misure da prendere. Vogliamo un summit a tre”. Il dialogo procede già: Yildirim ha discusso con al-Abadi della questione energetica e, secondo Baghdad, la Turchia ha deciso di acquistare petrolio direttamente dal governo iracheno, bypassando Erbil e l’oleodotto che arriva al porto mediterraneo di Ceyhan.

Insomma, la stessa misura ma al contrario presa qualche anno fa, nel 2015, quando Erbil ha cominciato a esportare in autonomia il greggio di Kirkuk senza condividere vendite e profitti con Baghdad. Un bacino con una capacità di 500mila barili di petrolio al giorno la cui sospensione farebbe collassare la fragile economia kurda, strangolata da una grave crisi economica e mancata auto-sufficienza nel settore agricolo industriale.

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