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29/09/2017

Incontro Putin-Erdogan: la geopolitica delle armi

Si stringe ulteriormente l’alleanza strategica tra Turchia e Russia. Recep Tayyip Erdogan e Vladimir Putin si incontrano oggi ad Ankara per parlare soprattutto di tre argomenti: l’acquisto da parte della Turchia di missili antierei S-400 dalla Russia, il referendum per la secessione del Kurdistan dall’Iraq e gli ultimi sviluppi in Siria dopo il nuovo round di colloqui ad Astana.
 
La questione più urgente nell’agenda dei colloqui potrebbe essere proprio il referendum sull’indipendenza del Kurdistan iracheno. Dopo il voto ampiamente in favore di un addio a Baghdad, Erdogan e Putin hanno già ribadito “l’importanza dell’integrità territoriale di Iraq e Siria”. Ossia no all’ipotesi della creazione di uno Stato curdo, idea alla quale la Turchia è pronta ad opporsi facendo uso anche della forza militare.

Subito dopo c’è la vicenda dei missili russi S-400 di cui Ankara intende dotarsi. “In Siria ci sono già gli S-400 e anche la Turchia deve averli. Non vogliamo solo gli S-400, ma anche gli S-500, perfino gli S-600″, ha affermato in varie occasioni Erdogan. Da parte sua il sottosegretario turco all’industria della difesa, Ismail Demir ha annunciato che la Russia consegnerà gli S-400 alla Turchia entro due anni. A sua volta, Vladimir Kozhin, assistente del presidente russo, ha riferito che la fornitura alla Turchia del sistema di difesa anti-aerea e anti-missile risponde pienamente agli interessi di Mosca. “Tutte le decisioni adottate in questo contratto corrispondono rigorosamente ai nostri interessi strategici”, ha dichiarato.

Lo scorso luglio il Pentagono accusò la Turchia di investire in un sistema di difesa russo invece che nella tecnologia della Nato. Il portavoce del dipartimento della difesa statunitense, Jeff Davis, manifestò forte preoccupazione per l’acquisto da parte della Turchia di tecnologia russa, in conflitto con le armi utilizzate dall’Alleanza atlantica. Erdogan ha respinto seccamente le critiche degli Usa e dei Paesi occidentali sull’acquisizione degli S-400. “La Turchia, come membro della Nato, continuerà a realizzare il suo apparato di difesa”,  ha detto perentorio il leader turco, aggiungendo che Ankara “prenderà le misure necessarie per garantire la sua sicurezza”. La Turchia è il primo paese della Nato a dotarsi di un sistema strategico non integrabile nella rete di difesa missilistica dell’Alleanza. Secondo gli esperti, con l’acquisizione degli S-400, la Turchia ora dovrà mettere a disposizione dei tecnici russi i codici dei missili statunitensi e di altri sistemi Nato, come radar e sistemi di trasmissione dati coinvolti nella rete difensiva.

Sul tavolo dell’incontro di oggi tra Putin e Erdogan c’è naturalmente la Siria. Nei giorni scorsi ad Astana, in Kazakhstan, Russia, Turchia e Iran – i tre Paesi garanti degli accordi di tregua in Siria – hanno deciso di proclamare zona di de-escalation anche la provincia siriana settentrionale di Idlib, sotto il controllo di Hay’at Tahrir as Sham, una coalizione di gruppi terroristici guidati dall’ex Fronte an Nusra (al Qaeda). Damasco, ha comunicato il ministro degli esteri siriano Walid Muallem, è favorevole alla partecipazione, come osservatori, di Egitto, Emirati Arabi Uniti, Iraq e Cina ai futuri colloqui nella capitale del Kazakistan. Nella lista non compare il Libano che pure veniva indicato potenziale candidato a svolgere questo ruolo.

AGGIORNAMENTI

ORE 14 Erdogan: fermate l’indipendenza curda
Rivolgendosi oggi direttamente al presidente curdo iracheno Massud Barzani, il leader turco Erdogan è tornato ad intimare un passo indietro ai curdi rispetto all’esito del referendum di lunedì sull’indipendenza, approvato con un plebiscito. “Sei alla guida dell’Iraq del nord, hai soldi, benessere e ogni cosa, hai il petrolio”, ha detto Erdogan a Barzani invitandolo a non dare il via ad una “avventura destinata a concludersi con una delusione”. Lanciando poi minacce agli “attori delle regione, Erdogan ha detto che la Turchia fermerà “il tentativo di divisione in Iraq. Questa volta i nuovi Lawrence (d’Arabia) non ce la faranno”.

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