Accade una alluvione a Livorno, ci sono dei morti e parti della città piombano nel dramma in pochi minuti. Dopo un giorno di tregua partono diversi piani di azione positivi e negativi, dalla solidarietà espressa nel concreto degli aiuti allo sciacallaggio politico. Tutti parlano di responsabilità ma in pochi sanno cosa sia successo e cosa si sarebbe dovuto fare nella cabina di regia della prevenzione e nel controllo sul momento, mentre l’acqua saliva.
Torniamo indietro per rendere al lettore chiara una cosa molto importante: ci sono dei soldi che finanziano le istituzioni e che sono di provenienza fiscale (cioè dalle nostre tasse) e dei soldi indiretti emessi dalla Banca Centrale Europea che mantenendo gli equilibri finanziari degli Stati membri tornano in parte a finanziare ancora le istituzioni che hanno avuto recentemente restrizioni forti nel commissionare appalti e svolgere servizi. Un 10% di questi soldi provenienti dalla Bce, invece, finanzia direttamente aziende, con sede in Europa, ritenute strategiche dal potere politico reale[1].
Tengo molto a questa premessa perché è un punto nodale per Livorno e ogni altra città europea, un punto importante per ogni vita che si protrae immersa in rischi di ogni tipo: dal rischio industriale, sismico, idrogeologico, terroristico, della circolazione veicolare fino al sanitario. Un punto fondante dell’orientamento politico che qualsiasi assessore al bilancio comunale dovrebbe avere e che ad oggi invece nessuno ha dimostrato neanche di pensare.
Se facciamo mente locale sui rischi veri pendenti sulle nostre teste abbiamo due modi di reagire: soccombendo consumati dalla paura oppure reagendo in maniera razionale, quello che personalmente auspico.
Nella storia del nostro paese, nella storia economica del nostro paese è ormai maturo il tempo di reagire alla recente economia che si è fondata sulla constatazione della paura, sulla spettacolarizzazione della paura per attivare un sistema industriale. La soddisfazione del bisogno di vedere il pericolo da vicino restandone lontano viene per mano dei media a cui si attaccano occasioni per pubblicizzare prodotti. Basta cliccare su un video importante su You Tube che ad introdurre una catastrofe magari attendiamo che scorra una pubblicità su un profumo, un’auto di lusso oppure una confezione di biscotti. E l’occasione si apre non solo per la pubblicità ma per il lancio di forme di pensiero politico fatte in laboratorio così come la coniazione del calco di precise profilazioni di soggetti che dovranno affermarsi in politica.
Quindi le breaking news sbancano perché creano un’occasione dove tutto va al proprio posto. Si parte dal caos per mettere a segno una serie di risultati eccezionali; ci sono proprio degli specialisti per questo anche se la loro professione non è ancora inquadrata nel vero senso del ruolo. I più esposti sono gli intrattenitori, gli opinionisti per intendersi, coloro che spiegano il caos appunto, l’anomalia, il buco nero, l’asimmetria. Il risultato finale è che la paura si rinnova e si potenzia dando ancora più spinta all’attenzione verso gli accadimenti futuri e facendo diventare la breaking news un momento importante nella vita di ogni cittadino.
Se è questa la realtà rompiamola per primi noi, da Livorno, con altri insieme a noi. La rottura può avvenire spiegando anche ai bambini cosa sia l’economia della breaking news il cui vero esordio istituzionalizzandosi fu con la caduta delle Torri Gemelle a New York.
Ripartire contrattando vere risorse e gestirle bene per trovare un compromesso accettabile e sempre più a vantaggio nostro rispetto al rischio in generale sembra essere la vera necessità a cui deve corrispondere una azione politica di rivendicazione forte. La domanda pubblica da parte delle istituzioni è una vera economia che se viene canalizzata nell’affrontare le rischiosità potrà soddisfare nella giusta maniera il bisogno delle persone in termini di sicurezza. Non possiamo fermarci alle disfunzioni degli enti pubblici economici ed ai mangia mangia del passato seppellendo definitivamente l’unica possibilità di benessere sui territori. Che i sindaci toscani e di tutta Italia non l’abbiano ancora capito davvero sembra impossibile. Alcuni timidi lamenti stile Filippeschi al convegno sul bilancio comunale a Firenze nel 2016 nei confronti del suo governo nazionale ma nessuna idea su come attaccare quel potere finanziario che regola settori privati e banche centrali. L’arretratezza della sinistra è questa ed è incolmabile nel breve periodo, un’arretratezza imperdonabile. E’ la condizione che ti relega a fare solo il contabile, ricordiamo le gentilezze tra Lemmetti e Nebbiai, icone di un assoggettamento consolidato.
A destra invece c’è l’immigrato concatenato con l’Isis, ecco magari dargli una calmata forte pur facendo entrare nei punti da contrattare con l’UE e con la stampa di nuova moneta anche questi importanti capitoli in termini di integrazione e non di scontro per poi andare a creare spazi per ulteriori autoritarismi.
L’area valutaria euro è talmente vasta che nessuna iniezione attraverso progetti pubblici utili sui territori può minimamente scalfire i livelli inflazionistici, che peraltro oggi sono bassissimi.
Dopo queste premesse chi intenda farsi garante di qualsiasi ricostruzione, noi abbiamo Il Mago di Bientina[2] di nuovo in forma e attento a dare spinta alla sua nuova formazione politica, se non ha chiaro il quadro fatto di breaking news e del sistema finanza privata e pubblica almeno comunitaria è destinato a rinnovare la vecchia economia della paura senza mettere nessuna base per una vera ricostruzione che va oltre il fatto del 10 settembre a Livorno a cui seguiranno dei risarcimenti senza un dopo. Sciacalli appunto.
per Senza Soste, Jack RR
16 settembre 2017
Note
[1] Per approfondire http://www.archivio.senzasoste.it/internazionale/l-eterno-ritorno-della-crescita-qualche-grafico-che-tv-e-pd-non-vi-possono-raccontare
[2] Il Mago di Bientina è il Presidente della Regione Toscana che a Livorno ogni volta che viene annuncia di aver dei soldi per la città, spesso già messi a bilancio. Anche quelli per il nuovo ospedale erano già pronti per farlo in zona alluvionata!? Ricordiamo http://www.senzasoste.it/rossi-le-lacrime-coccodrillo-del-morto-cammina/
Fonte
Analisi precisa e condivisibile, tuttavia credo che oltre il richiamo, celato tra le righe, della necessità di una contrattazione politica con la UE per spendere in deroga alle assurde rigidità di bilancio al fine del riassetto idrogeologico, è necessario affermare in maniera netta che se un simile dialogo dovesse risultare - come sicuramente sarebbe - infruttuoso, la strada da percorrere con rapidità e fermezza totale, è quella della rottura. In caso contrario il destino che gli eventi hanno riservato a Tsipras e Syruza sarebbe assicurato anche all'Italia.
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