Le prossime elezioni si preparano con uno spareggio nel centro sinistra tra Gentiloni, Renzi e Minniti, nel centrodestra tra Berlusconi Salvini e Taiani, i vincitori sfideranno Di Maio. Fuori starà Pisapia, che con tutti i fuorisciti dal PD e dalla sinistra radicale spera di rifare il centrosinistra di Prodi. Questa contesa entusiasmante si svolgerà al massimo tra il 50% dell’elettorato, perché oramai il popolo che una volta più votava in Europa, ora diserta le urne.
Ci dobbiamo rassegnare a questo triste scenario? Dove si rappresenterà uno scontro violentissimo tra diverse versioni della stessa politica, o tra alternative sempre più inconsistenti.
Io vorrei non rassegnarmi, vorrei partecipare alla costruzione di una alternativa vera, che non avesse paura di dire no alla guerra e all’austerità e ai poteri e agli strumenti, NATO - UE - Euro, che ce le impongono. Un’alternativa fondata sulla dignità e i diritti del lavoro, sul pubblico e sulle nazionalizzazioni. Un’alternativa che quando usasse la parola “prima” lo facesse solo per i poveri e gli sfruttati, senza distinzioni di sesso o razza. Un’alternativa che avesse il coraggio di rifiutare e mettere in discussione tutte le bugie e le leggi di trent’anni di dominio del pensiero unico liberista. Un’alternativa che non avesse alcun bisogno di chiedere approvazione a Cernobbio, ai meeting di CL, alla Confindustria, al tavolo dei banchieri qui e a Bruxelles. Non ne avrebbe bisogno, perché lor signori la capirebbero benissimo.
Ecco vorrei un’alternativa che fosse tale, che pensasse al presente e finalmente anche al futuro e che non avesse alcuna paura di andare controcorrente. È il sogno isolato di un acchiappanuvole il mio?
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