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24/09/2017

È la semplicità che è difficile a farsi

È andato tutto come doveva andare. L’assemblea blindata del 23 settembre a Milano, convocata da CUB, SI Cobas, USI e Slai Cobas ha deciso di proseguire nella proclamazione dello sciopero generale per il 27 ottobre respingendo la proposta di convocarlo unitariamente in un’altra data successiva come richiesto pubblicamente da USB.

Una richiesta, la nostra, formulata dopo aver appreso, attraverso la rete, della convocazione del 27/10 senza averne mai potuto discutere prima e dettata dalla necessità di USB di concentrare gli sforzi dell’organizzazione nella preparazione del Congresso Mondiale dei Giovani Lavoratori dei sindacati internazionali aderenti alla Federazione Sindacale Mondiale che USB ospiterà a Roma dal 1 al 4 novembre.

In uno spirito unitario, non curandoci della voluta nostra esclusione dal confronto tra organizzazioni sulla necessità di andare ad uno sciopero generale – scadenza per altro lanciata nelle conclusioni finali del Congresso di USB del giugno scorso –, non solo avevamo avanzato la proposta di convocarlo unitariamente facendolo però slittare di pochi giorni, ma avevamo anche dichiarato formalmente la nostra intenzione di revocare gli scioperi di categoria già proclamati per quel periodo per farli convergere sulla data unitaria, ove fosse stata accettata la nostra proposta.

Questa nostra disponibilità non è stata minimamente presa in considerazione, nonostante in queste settimane alcune organizzazioni, tra cui anche alcune tra le proponenti dello sciopero del 27, si fossero dette disponibili a ricercare una data comune.

Eppure non era una scelta complicata, era “la semplicità che è difficile a farsi”.

Evidentemente ancora una volta ha prevalso il settarismo di organizzazione che ha impedito che in Italia, immersa in una devastante crisi economica, politica e di valori si realizzasse una risposta unitaria attraverso uno sciopero generale convocato da tutte le organizzazioni alternative alle confederazioni complici e filo padronali. Evidentemente la grancassa di chi predica sempre l’unità dei lavoratori quando si tratta di incalzare USB non si è manifestata in questa occasione nei confronti di CUB, Si Cobas, USI, Slai Cobas e di chi forse si accoderà. Oppure non ha trovato cittadinanza perché c’era da portare fino alle estreme conseguenze la propria presunta autosufficienza.

Ne prendiamo atto con un po’ di amarezza, così come prendiamo atto dell’immaturità politica che si è manifestata in tutta la vicenda che porterà quindi alla proclamazione di due scioperi generali nel giro di poche settimane su piattaforme pressoché identiche. Quello a cui però proprio non riusciamo ad abituarci è l’autoreferenzialità di alcune organizzazioni sindacali e politiche che da anni ormai con le loro iniziative e il loro modo di fare gettano discredito sul sindacalismo antagonista, sempre più spesso percepito come un’accozzaglia di gruppettari impenitenti dediti alla propria sopravvivenza piuttosto che all’affermazione degli interessi di classe nella lotta contro il capitale.

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