Nel settembre del 1992 il governo italiano, sotto la guida del Presidente del Consiglio Giuliano Amato, varò una maximanovra finanziaria per il 1993 che andava a colpire pesantemente famiglie ed aziende.
Se a detta dell’allora amministratore delegato della FIAT, Cesare Romiti, si trattava di “un male necessario”, dalle strade e dalle agitazioni nelle fabbriche giunsero risposte ben diverse da parte di chi non era disposto a nuovi mesi di sacrifici.
I sindacati convocarono una giornata di mobilitazione contro le misure economiche varate dal governo ma il ruolo concertatore della Cgil, che solo pochi mesi prima aveva firmato l’accordo sul costo del lavoro, era ormai palese.
La giornata di protesta indetta per il 22 settembre, dunque, si annunciava da subito carica di tensioni.
A Firenze, in piazza Santa Croce, era previsto un comizio del segretario della Cgil Bruno Trentin, chiamato a parlare della manovra e a pronunciarsi ancora una volta a favore di improbabili mediazioni tra le mosse governative e l’insofferenza di lavoratori e lavoratrici.
Ma non appena Trentin scese dall’auto, venne accerchiato e strattonato dalla folla che lo insultava e un pugno lo colpì al viso.
Venne subito arrestato un infermiere ma l’idea che si trattasse del “gesto isolato di un esaltato” fu presto smentita dal proseguire degli eventi.
Non appena il comizio ebbe inizio, infatti, centinaia di contestatori radunatosi tutt’attorno al palco cominciarono a lanciare uova, sassi e bulloni, staccando i microfoni e impedendo lo svolgimento del comizio.
Trentin si infuriò e, constatando l’impossibilità di proseguire, si scagliò verbalmente contro i contestatori ma la piazza rifiutava la linea di concertazione che il sindacato stava portando avanti e gli chiedeva di andarsene.
La difficoltà del sindacato di fronte a questo episodio fu tale da far parlare di improbabili coinvolgimenti di Bossi e Cossutta, indicati come mandanti della contestazione.
La realtà dei fatti era però che sempre più numerosi erano i lavoratori e le lavoratrici che non erano più disposti a tollerare il ruolo che il sindacato aveva assunto e tutto ciò trovò conferma nei giorni successivi, quando l’episodio fiorentino venne riprodotto in altri comizi e i bulloni furono scagliati in tutta Italia: il 23 a Milano, contro il segretario della Uil Veronesi, il 24 a Napoli, il 25 a Torino.
La pratica assunse dimensioni tali da far definire quel periodo “la stagione dei bulloni” e da costringere i sindacalisti a presentarsi nei palchi delle piazze protetti da spessi scudi di plastica che li proteggessero dal lancio di oggetti che puntualmente pioveva su di loro.
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