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15/09/2017

Israele pronto ad un nuovo conflitto contro Hezbollah?

In queste settimane la stampa israeliana sta dedicando particolare attenzione alla recente esercitazione militare dell’esercito di Tel Aviv lungo il confine con il Libano. Stessa eco ha avuto anche il bombardamento di un sito di ricerche in Siria, presso la città di Masyaf, sospettato di essere (con molti dubbi e perplessità secondo numerosi analisti, ndr) un sito di stoccaggio di sostanze chimiche. Il quotidiano israeliano Haaretz ha etichettato il bombardamento come un gesto di frustrazione dopo le numerose vittorie da parte di Hezbollah in Libano e Siria (Arsal, Qalamoun, Deir Ez Zor) ai danni delle strategie di Tel Aviv nell’area.

Molti quotidiani, in effetti, hanno etichettato le numerose e unilaterali provocazioni (il più recente è lo sconfinamento di una pattuglia militare nella zona del Golan siriano, ndr) dell’aviazione israeliana nei cieli libanesi ed i bombardamenti in territorio siriano, sempre giustificati da “azioni per impedire il rifornimento di armi del partito sciita”, come una vera e propria “Hezbollah-fobia” da parte delle autorità di Tel Aviv.

Haaretz sottolinea come “Hezbollah sia il nemico principale di Tel Aviv ed il Libano il più inquietante e incerto campo di battaglia” oppure come l’apertura di un fronte in Siria potrebbe diventare “uno scenario di guerra, ancora più critico e pericoloso”. Il quotidiano si riferisce al fatto che un attacco contro Beirut avrebbe una conclusione “incerta e non scontata”. Peggio forse l’apertura di un secondo fronte in Siria che aprirebbe le porte alle migliaia di miliziani filo-Hezbollah (iracheni, pachistani, afgani ed iraniani) complicando ulteriormente la situazione per Israele.

“Prima del 2011” – afferma l’agenzia stampa russa Sputnik – “Hezbollah possedeva circa 10mila testate missilistiche ed aveva una preparazione prevalentemente da guerriglia con una vocazione difensiva”. Adesso, secondo l’intelligence di Tel Aviv, sarebbe in possesso di “oltre 180mila missili con un’enorme potenza di fuoco aerea, terrestre e marittima, con 40mila effettivi organizzati in battaglioni e reparti d’élite e con un’esperienza militare considerevole anche in ambito offensivo.

Il sito Debkafile, vicino alle forze armate israeliane, descrive dettagliatamente l’esercitazione militare che ha coinvolto tutti i reparti di Tsahal (marina, aviazione e mezzi corazzati) per simulare eventuali azioni offensive e difensive contro le milizie sciite. Nelle stesse ore, rileva il quotidiano libanese Al Akhbar, due battaglioni di Hezbollah e le truppe lealiste siriane riuscivano a rompere l’assedio di Deir Ez Zor contro i miliziani di Daesh (durato oltre tre anni, ndr) ottenendo, sul campo, l’ennesima vittoria.

Debkafile pone l’accento su quanto sia stato fondamentale il sostegno da parte dell’aviazione russa che ha pesantemente bombardato i miliziani jihadisti durante l’attacco, ma, allo stesso tempo, pone dei dubbi sull’utilità di un’esercitazione in grande stile e sulla reale preparazione militare di Tel Aviv contro un esercito che ha acquisito un’esperienza operativa lunga sei anni. “L’unico elemento di superiorità da parte di Israele” – conclude l’articolo – “sarebbe l’utilizzo dell’aviazione, anche se, nel caso di conflitto allargato in territorio siriano e libanese, quest’ultimo fattore potrebbe essere compromesso a causa di una possibile reazione aerea russa”. Ancora più esplicito Haaretz che si interroga su un “possibile sostegno diretto o indiretto” della Russia nei confronti dei suoi alleati libanesi ed iraniani visto che “i servizi di sicurezza israeliani non sono a conoscenza dell’eventuale reazione di Mosca”.

L’ultima incognita rimane, inoltre, la potenza di fuoco della contraerea siriana e sciita con l’utilizzo dei missili S-300 e S-400 che, utilizzati solamente una volta durante un’incursione israeliana, hanno abbattuto un caccia di Tel Aviv.

Secondo la stampa israeliana, quindi, l’esercito israeliano non sarebbe pronto, nonostante le recenti simulazioni di guerra, ad un confronto contro il movimento sciita. Un conflitto che, a detta di numerosi analisti, dipenderebbe solo da Israele visto che, in questo momento, sia la Siria che Hezbollah sono concentrate nella definitiva distruzione di Daesh e dalla riconquista del territorio siriano.

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