Sabato 24 settembre la polizia cilena ha effettuato almeno sette arresti di importanti esponenti dei movimenti di lotta del popolo Mapuche, fra cui Héctor Llaitul, il portavoce del Coordinamento Arauco-Malleco (CAM), organizzazione legale anche se spesso accusata dalle forze politiche istituzionali di terrorismo a causa di rapporti (mai provati) con altre organizzazioni combattenti come le FARC.
Gli arresti sono stati condotti nella città di Temuco, capoluogo della regione dell’Araucania dove il popolo Mapuche è stato storicamente confinato, e centro del conflitto per l’autonomia e l’indipendenza delle popolazioni originarie e della loro terra. Gli arrestati stanno ora subendo un processo per direttissima con le pesanti accuse di associazione illecita e, alcuni, come gli autori materiali di attacchi incendiari ai danni di diversi camion di aziende che stanno sfruttando il territorio compromettendo la vita e l’organizzazione sociale delle persone, già pesantemente sottoposte a una forte repressione militare che non ha paragoni nel resto del Cile.
Durante la notte si sono svolte molte azioni di protesta, come diversi blocchi stradali, a cui la polizia ha risposto con estrema violenza e lanci di lacrimogeni che non hanno risparmiato nessuno. All’interno del tribunale gli accusati stanno cercando di rallentare il processo rifiutandosi di rispondere in spagnolo e imponendo dunque la necessità di parlare attraverso un interprete.
La pesante operazione militare, denominata “operazione Uragano” avviene in un momento di forte tensione politica e alla vigilia delle elezioni presidenziali: mentre sul fronte argentino pesa ancora la sparizione dell’attivista Santiago Maldonado, che ha provocato grandi manifestazioni, sul fronte cileno prosegue da 110 giorni lo sciopero della fame di molti militanti Mapuche già detenuti in carcere.
Le responsabilità delle aziende italiane sono pesanti sia da una parte che dall’altra delle Ande: in Argentina il territorio della Patagonia è massicciamente proprietà di Benetton, su cui fa pascolare le sue pecore per ricavarne la lana, e la proprietà non ha fatto mancare le sue esternazioni contro le rivendicazioni Mapuche della loro terra, tra l’altro garantite dalla Costituzione Argentina; in Cile invece una delle principali cause di conflitto è l’intenso sfruttamento del territorio per l’energia idroelettrica. L’Italiana Enel che da qualche hanno ha acquisito tutta la rete elettrica cilena da Chilectra sta portando avanti grandi investimenti in tutto il paese, vantandosi di innovare il sistema elettrico con una grande attenzione all’energia pulita e all’ambiente, ma evidentemente senza preoccuparsi minimamente dell’impatto sociale sulla vita delle persone.
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