La fabbrica della Volvo a Ghent e quella dell’Audi a Bruxelles sospenderanno questa settimana la produzione di auto a causa della scarsità di microchip. Lo riferisce l’Agi. La linea di produzione di Audi a Bruxelles sarà chiusa giovedì e venerdì. La Volvo a Gand cesserà la produzione per l’intera settimana prossima.
Secondo l’Associazione europea dei fornitori automobilistici (Clepa) la carenza di chip ha già ritardato la produzione di circa mezzo milione di veicoli in tutto il mondo e si prevede che i suoi effetti si faranno sentire fino al 2022.
In qualche modo questo fattore è rivelatore di come la Nuova Guerra Fredda scatenata dagli Usa contro la Cina avrà serie ripercussioni sull’economia mondiale.
I semiconduttori sono infatti la struttura materiale che permette il funzionamento di televisori, smartphone, auto, frigoriferi, aerei.
Si tratta di un’industria che secondo Bloomberg vale circa 500 miliardi. Per capire le cause della crisi dei semiconduttori bisogna cercare di immaginare tutte le centinaia di tipologie di chip e microchip che grazie a loro compongono l’intera industria del silicio, fatta di cobalto, litio, grafite, nickel, niobio, gallio, germanio, vanadio e indio.
La crescita esponenziale della domanda di prodotti elettronici causata dalla pandemia da Covid-19, oltre alle crescenti tensioni tra Usa e Cina, ha colto impreparate le aziende produttrici, innescando una crisi nella catena di approvvigionamento che sembra non avere precedenti.
Secondo i dati della Semiconductor Industry Association, nel 1990 gli Usa rappresentavano il 37% della produzione di semiconduttori, oggi solo il 12% sebbene quasi la metà della vendita dei prodotti finiti sia in capo ad aziende a stelle e strisce. Tradotto: in America (come in Europa) si è preferito esternalizzare la produzione di chip.
La “crisi” dei chip sta mettendo a serio rischio la capacità dei comparti produttivi, in primis il settore automotive.
L’industria automobilistica statunitense e non solo (compresi marchi come Volkswagen, Ford e General Motors) ha a più riprese esortato il governo a intervenire vista la carenza globale di semiconduttori che potrebbe provocare solo negli Stati Uniti 1,28 milioni di veicoli consegnati in meno quest’anno e interrompere la produzione per altri sei mesi.
La domanda è stata particolarmente forte per le applicazioni di fascia alta degli smartphone legate ai prodotti 5G, ma anche per le applicazioni automobilistiche e i dispositivi logici utilizzati nell’intelligenza artificiale e nei data center.
Insomma, le case automobilistiche competono contro l’industria dell’elettronica di consumo: la carenza globale di microchip e semiconduttori – i chip sono in pratica i sistemi nervosi che controllano i dispositivi elettronici – sta rallentando infatti la loro capacità di realizzare nuovi prodotti nel 2021.
Quando a febbraio e marzo del 2020, le case automobilistiche a causa dei lockdown hanno smesso o quasi di produrre auto, anche gli ordinativi di chip si sono fermati. Quando poi erano pronte a riprendere la produzione, hanno scoperto che i produttori di chip erano sovraccaricati dagli ordini dell’industria dell’elettronica di consumo che ha visto un boom di domanda per i dispositivi premium – sia per il lavoro che per il tempo libero come nuove console di gioco, smartphone, computer, il cui uso è stato alimentato dalle misure di restrizione anti Covid-19.
La maggior parte dei produttori di auto si trovano ora in difficoltà. Secondo quanto dichiarato da John Bozzella, presidente e Ceo di Alliance for Automotive Innovation (il gruppo rappresenta quasi tutte le principali case automobilistiche con fabbriche negli Stati Uniti, tra cui General Motors Co, Ford Motor Co, Volkswagen AG, Toyota Motor Corp e Hyundai Motor Co.), il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti dovrebbe indirizzare una parte dei finanziamenti alla produzione di semiconduttori degli Stati Uniti alle esigenze del settore automobilistico.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva già fatto sapere di essere a conoscenza della crisi di chip e che sta anche cercando 37 miliardi di dollari in finanziamenti per la legislazione volta ad incrementare la produzione di chip negli Stati Uniti.
Secondo Moody’s Investor Service la carenza di semiconduttori ridurrà gli utili di General Motors e Ford di circa un terzo quest’anno. Analoghe revisioni delle linee produttive sono state fatte da altre case automobilistiche giapponesi Mazda, Nissan, Subaru o quelle tedesche.
Ford ha annunciato il taglio della produzione in sette impianti di assemblaggio del Nord America, mentre Kia Motors ha deciso di interrompere la produzione per due giorni negli impianti in Georgia, proprio a causa della mancanza di chip. Le difficoltà si sentono però a livello globale: in tutto il mondo, le case automobilistiche stanno facendo pressione sui governi per sovvenzionare la costruzione di più capacità di produzione di chip. In Germania, Volkswagen ha puntato il dito contro i fornitori, aggiungendo di averli avvertiti sulle aspettative di una forte ripresa della domanda nella seconda metà dell’anno.
Ma i produttori di semiconduttori respingono tali accuse sostenendo che il processo di approvvigionamento è lento e che invece l’industria automobilistica è “veloce” sia a cancellare gli ordini in presenza di un crollo dell’economia e viceversa a richiedere forniture nel mezzo della ripresa.
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