Anche ieri sono continuate le manifestazioni contro l’Autorità Nazionale Palestinese in Cisgiordania dopo la morte durante l’arresto di uno degli attivisti più critici verso l’ANP.
Diverse centinaia di persone sono scese ieri per le strade di Ramallah, Hebron e Betlemme per il quinto giorno consecutivo per protestare contro il trattamento riservato a Nizar Banat, l’ attivista morto durante l’arresto da parte delle forze dell’ANP a Hebron il 24 giugno scorso.
Nelle manifestazioni sventolavano bandiere palestinesi, foto di Banat e la richiesta della fine dei 16 anni di governo di Abu Mazen, In diversi casi le manifestazioni sono state caricate duramente sia dalle forze di sicurezza palestinesi che da uomini in borghese.
Secondo il sindacato dei giornalisti palestinesi, bastoni, barre di metallo, gas lacrimogeni sono stati usati per interrompere le manifestazioni e impedire ai giornalisti di documentare gli eventi. Non ci sono però dati ufficiali sul numero delle persone ferite o arrestate.
Secondo il corrispondente del The Guardian, i numeri delle manifestazioni di ieri erano inferiori alle migliaia di persone che hanno partecipato alle manifestazioni dei giorni precedenti, ma sono state rinnovate le richieste di uno sciopero generale in tutta la Cisgiordania.
Secondo la famiglia di Nizar Banat, l’attivista è stato duramente picchiato prima di essere trascinato via.
L’annuncio delle autorità palestinese che ci sarebbe stata un’indagine sulla sua morte è stato respinto da diversi gruppi palestinesi e internazionali per i diritti umani, che hanno invece chiesto un’inchiesta indipendente.
Dal canto suo, secondo l’agenzia palestinese Wafa, l’Autorità Nazionale Palestinese, attraverso il primo ministro Muhammad Shtayyeh, ha dichiarato oggi che il comitato formato per indagare sulla morte di Nizar Banat sta svolgendo il proprio lavoro con professionalità e trasparenza al fine di rivelare la verità, e che coloro che hanno dimostrato di avere una relazione con l’uccisione di Banat durante il suo arresto a Hebron giovedì mattina saranno ritenuti responsabili dalle autorità giudiziarie competenti.
Su un’altra questione, il Primo Ministro ha affermato: “Stiamo lavorando per assicurare l’adesione della Palestina al Protocollo Opzionale contro la Tortura senza alcuna riserva, e stiamo lavorando per diffondere una cultura del pluralismo, dello stato di diritto, e per ricorrere alle regole stipulate negli accordi internazionali firmati dalla Palestina”.
Dal canto suo Hamas ha affermato di ritenere il presidente dell’Autorità palestinese, Mahmoud Abbas, pienamente responsabile per l’omicidio dell’attivista ed avversario politico Nizar Banat.
“Il movimento della resistenza islamica, Hamas, condanna fermamente l’omicidio da parte delle forze di sicurezza di Abbas dell’attivista ed oppositore politico, Nizar Banat, vice-capo della ‘Lista della Libertà e della Dignità’ alle elezioni legislative”, si legge in una nota.
E aggiunge che “questo crimine orchestrato e premeditato riflette le intenzioni ed il comportamento dell’autorità di Abbas e dei suoi servizi di sicurezza nei confronti del nostro popolo, degli attivisti dell’opposizione e degli oppositori politici”.
L’uccisione di Banat è diventata così il catalizzatore finale di un nuovo ciclo di proteste di piazza contro quella che molti palestinesi vedono come una classe dirigente corrotta, repressiva e inefficace contro l’occupazione israeliana.
Un cahier de doleance alimentato anche dalla cancellazione delle prime elezioni in 15 anni, a causa del divieto israeliano di celebrarle anche a Gerusalemme, e dalla escalation del mese scorso a Gaza.
“Penso che questa volta le proteste siano diverse a causa degli estremi pericoli che i palestinesi stanno affrontando” – ha affermato Mariam Barghouti, scrittrice e ricercatrice di Ramallah – “La risposta violenta è un chiaro messaggio che chiunque osi sfidare le ingiustizie dell’Autorità Palestinese, o eserciti il proprio diritto di chiedere altre politiche, rappresentanti e pratiche saranno attaccate, persino uccise, impunemente”.
Nonostante abbia visto diminuire drasticamente i consensi nella società palestinese, il presidente Abbas ha ancora un forte sostegno dei paesi occidentali, che vedono l’ANP come un’opzione migliore di Hamas e temono un vuoto di potere, se viene destabilizzata la Cisgiordania.
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