Il governo Draghi ha deciso l’acquisizione ai prezzi di mercato della società Autostrade Per l’Italia, ASPI, controllata da Atlantia a sua volta controllata dalla famiglia Benetton.
Il valore della società autostradale è stato stimato complessivamente in circa 9,5 miliardi, dunque l’acquisizione da parte della Cassa Depositi e Prestiti dell’88% di essa, posseduto da Atlantia, costerà allo stato circa 8 miliardi.
Di questi 2,4 andranno alla famiglia Benetton, che detiene il 30% del capitale Atlantia, cioè circa 560 milioni per ognuno dei 43 morti del crollo del Ponte Morandi, più le plusvalenze perché dopo il lucroso affare il titolo Atlantia è schizzato in alto in Borsa.
Quella che avrebbe dovuto essere la revoca della concessione ed un monito al mondo delle imprese sulla sicurezza delle persone e sulle privatizzazioni, è diventato un buon affare.
Che continuerà, perché il governo si prepara a cedere ad altre multinazionali quote importanti della proprietà e della gestione del sistema autostradale. Non è il privato che torna al pubblico, ma il pubblico che si privatizza.
Il 18 giugno i familiari delle vittime protesteranno con tutte le ragioni della giustizia e della morale contro questa vergogna, i cui responsabili si giustificano con il fatto che il sistema funziona solo così.
La giustificazione che abbiamo sentito ogni volta che gli affari ed il profitto si sono mangiati i diritti, la civiltà, la natura, la vita. Una giustificazione che in realtà è solo un’aggravante.
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