La multinazionale inglese Vodafone ha scelto Samsung Electronics come fornitore di apparati per le reti 5G in Gran Bretagna (reuters.com).
Samsung, leader nella produzione di memorie e smartphone, ha un ruolo marginale nel mercato degli apparati per le rete mobile (RAN: Radio Access Network), mercato dominato da Huawei, Ericsson, Nokia e ZTE.
Tuttavia, dopo un accordo da 6,6 miliardi di dollari chiuso a settembre con la statunitense Verizon, seguito da un accordo con la giapponese NTT Docomo, e da prove sul 5G condotte in Europa per Deutsche Telekom in Repubblica Ceca e Play Comunications in Polonia, la sua posizione è mutata.
Queste mosse si inquadrano in un tentativo complessivo, portato avanti soprattutto dagli Stati Uniti, di contrasto duro verso la cinese Huawei, arrivata in anticipo, rispetto ai concorrenti Occidentali, nella messa a punto degli apparati hardware 5G.
Quando il ritardo tecnologico è diventato palese, quando i cinesi hanno iniziato a chiudere contratti in giro per il mondo, il ruolo di O-RAN Alliance, della quale fa parte a tutti gli effetti anche Huawei, comincia ad essere insidiato da altre organizzazioni parallele.
L’alleanza O-RAN è l’unico organismo che definisce chiaramente le interfacce ed è responsabile della standardizzazione dei componenti RAN (RedHat).
Il primo attacco parte da Facebook nel 2016, con la costituzione della TIP OpenRAN, con a capo Salil Sawhney della stessa Facebook e Andreas Gladisch di Deutsche Telekom. La missione non risulta abbastanza efficace. Anche se mostra come la Germania sappia muoversi contemporaneamente su fronti diversi e in conflitto tra loro.
Poi è la volta della Open Ran Policy Coalition, alla quale hanno aderito tutti i big del settore: AT&T, Cisco, Dell, Facebook, Fujitsu, Google, Ibm, Intel, Microsoft, Nec, Oracle, Qualcomm, Rakuten, Samsung, Telefonica, Verizon, VmWare, Vodafone, etc.
Il direttore esecutivo della cordata è Diane Rinaldo, che in precedenza ha lavorato come viceministro aggiunto per le comunicazioni e l’informazione presso il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti (RedHat).
La Open Ran Policy Coalition ha le idee molto più chiare. Sta incoraggiando i membri a creare componenti aperti che siano interoperabili.
Cosa vuol dire?
Vuol dire che, per esempio, Huawei (semplifico) può installare hardware proprietario solo se questo hardware è in grado di funzionare con software di altri produttori. I cinesi possono produrre la ferramenta, ma non possono legare il loro hardware a un software unico o proprietario.
Ti lasciamo lavorare, ma devi farlo alle nostre condizioni. Ti lasciamo produrre la scocca, persino il motore, ma la centralina di controllo la produciamo noi, la rete di assistenza la forniamo noi, eccetera. In più, tutto ciò che dell’hardware può essere virtualizzato, bisogna che sia virtualizzato, e tutto ciò che è virtuale lo produciamo noi.
Che cos’è la virtualizzazione?
Ricordate i vecchi telefoni con i tasti di gomma? Erano tasti hardware prodotti in una fonderia. Le testiere che usiamo oggi sono tastiere per modo di dire, sono emulate da un software. Il display, oltre a svolgere la sua funzione tradizionale, funge anche da tastiera.
L’operazione ha ovviamente il compito di svuotare, se possibile, ancora di più il vantaggio che Huawei ha registrato sul piano dell’hardware.
Tutte queste manovre di guerriglia commerciale e industriale vanno anche lette alla luce di ciò che accade nella Open Invention Network Community, alla quale ha aderito anche Microsoft, e che, più che aprire, sembra voler recintare ancor di più il mondo del software, facendone una riserva Occidentale.
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