La Whirlpool a Napoli avvierà 350 licenziamenti collettivi dal prossimo 1 luglio. Lo si apprende da fonti sindacali. “L’avvio della procedura di licenziamento collettivo non significa che i lavoratori saranno licenziati, ma la procedura scadrà tra 70 giorni in attesa di trovare un accordo tra le parti” avrebbe detto l’azienda nel corso del tavolo Mise, sottolineando che “fino a metà settembre i lavoratori saranno coperti da Whirlpool senza accesso ad alcun ammortizzatore sociale”.
La posizione della multinazionale, per quanto annunciata e prevedibile, è stata una doccia fredda arrivata nel giorno in cui da Varese a Fabriano e Comunanza (Ascoli Piceno) i lavoratori del gruppo Whirlpool hanno incrociato per alcune ore le braccia. A Napoli si è svolta una manifestazione di protesta con un corteo dai cancelli dello stabilimento di via Argine allo svincolo autostradale della A3 che è stato bloccato dalle lavoratrici e dai lavoratori.
Dopo due anni e più di passerelle elettorali, tavoli interlocutori e promesse cadute nel vuoto, l’ennesimo incontro di ieri al Ministero dello Sviluppo Economico ha mostrato tutta la debolezza del nostro Governo e la mancanza di volontà politica di risolvere una vertenza simbolo non solo della nostra città, ma di tutto il Paese.
La vertenza Whirlpool rappresenta questo: la reindustrializzazione del Mezzogiorno, il blocco dei licenziamenti, essere contro una “gestione” delle presunte crisi aziendali sempre a danno di chi lavora, per la fine delle delocalizzazioni, per la denuncia di quelle politiche che permettono agli imprenditori di “fare cassa” con i soldi e il lavoro di tutti noi e poi scappare con il malloppo.
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