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24/06/2021

La Russia indica le proprie priorità sulla sicurezza globale

Intervenendo alla nona conferenza di Mosca sulla sicurezza internazionale, il presidente russo Vladimir Putin ha tracciato alcune “linee rosse” sulle priorità di Mosca ma anche i terreni su cui è possibile raggiungere compromessi, soprattutto con gli Usa e la Nato.

L’occasione è stata anche l’ottantesimo anniversario dell’aggressione nazista nel giugno 1941. “Ieri abbiamo celebrato una triste data: 80 anni dall’attacco della Germania nazista al nostro Paese. Le lezioni della Grande guerra patriottica hanno per noi un valore speciale. E faremo di tutto per garantire pace e sicurezza al popolo russo, migliorare le nostre Forze armate e, naturalmente, sfruttare le opportunità offerte dalla diplomazia e condurre un dialogo significativo con tutti i partner interessati”, ha affermato Putin.

In materia di relazioni internazionali, anche alla luce della nuova Guerra Fredda scatenata dall’amministrazione Biden, Putin ha affermato che: “Siamo pronti a partecipare alla risoluzione dei problemi globali e regionali su basi paritarie, utilizzando mezzi politici e diplomatici e ad espandere la cooperazione costruttiva con tutti i paesi. Naturalmente, siamo preoccupati per il continuo aumento del potenziale militare e delle infrastrutture della Nato nei pressi dei confini russi, nonché per il fatto che l’Alleanza si rifiuti di considerare in modo costruttivo le nostre proposte per allentare le tensioni e ridurre il rischio di incidenti imprevedibili. Ci aspettiamo che alla fine prevarranno il buon senso e il desiderio di sviluppare relazioni costruttive”, ha proseguito il capo dello Stato russo.

C’ è un passaggio importante nell’intervento di Putin, perché sostanzialmente ricostruisce il processo che ha portato sia alla fine dell’arruolamento subalterno della Russia nel campo occidentale sia perché coincide proprio con il suo avvento al potere che segnò la defenestrazione del giullare degli Usa Boris Eltsin. Il motivo di rottura è stata la guerra scatenata dalla Nato nella ex Jugoslavia e i bombardamenti sulla Serbia.

Secondo il capo di stato russo infatti “Dal 1999, sono seguite cinque “ondate” di espansione della NATO. Quattordici nuovi paesi, tra cui alcune ex repubbliche dell’Unione Sovietica, si sono uniti all’organizzazione, infrangendo le speranze di un continente senza linee di divisione. È interessante notare che questo era stato avvertito a metà degli anni ’80 da Egon Bahr, uno dei leader tedeschi dell’SPD (Partito socialdemocratico tedesco), che ha proposto una radicale ristrutturazione dell’intero sistema di sicurezza europeo dopo la riunificazione tedesca, coinvolgendo sia l’URSS che il Stati Uniti. Ma nessuno in URSS, negli Stati Uniti o in Europa era disposto ad ascoltarlo in quel momento”.

“La Russia ha presentato diverse proposte per sviluppare una nuova strategia di sicurezza, che dovrebbe tenere conto di tutti i fattori che hanno un’influenza sulla stabilità strategica. Siamo convinti che la volontà politica e la volontà di compromesso possano portare a un risultato positivo”, ha detto Putin. “Sviluppiamo il nostro potenziale di difesa sulla base del principio di una ragionevole autosufficienza”, ha aggiunto il presidente russo.

Intanto stando a quanto dichiarato dall’ambasciatore russo in Gran Bretagna Andrey Kelin, i negoziati sulla stabilità strategica tra Russia e Stati Uniti potrebbero iniziare già il prossimo luglio. Il diplomatico ha aggiunto che le trattative potrebbero riguardare il futuro del Trattato START sulle armi nucleari strategiche, e che si augura includano “tutti i componenti necessari”.

Al vertice russo-americano di Ginevra dello scorso16 giugno, i due presidenti, Vladimir Putin e Joe Biden, hanno raggiunto un accordo sulla ripresa dei negoziati sulla stabilità strategica nel prossimo futuro, però non erano ancora state indicate date specifiche per i contatti.

All’inizio di questa settimana, il ministro degli Esteri russo Lavrov ha incontrato in Islanda il suo omologo americano, il Segretario di Stato Antony Blinken.

Nonostante tali scenari che indicano il possibile negoziato, il 20 giugno, Washington ha comunicato un nuovo pacchetto di sanzioni contro Mosca, con il pretesto della detenzione di Alexey Navalny, ma soprattutto per colpire le società russe coinvolte nella costruzione del Nord Stream 2 che sfocia in Germania.

Dal canto suo la Russia ha dato vita a manovre navali militari nel Pacifico che simulano la distruzione di portaerei nemiche. La cosa ha preoccupato non poco il Pentagono. Il ministero della Difesa russo ha riferito che le proprie esercitazioni navali si stanno svolgendo a 4.600 chilometri a sud-est delle Isole Curili. Tre cacciatorpediniere di classe Arleigh Burke e una motovedetta Sentinel hanno assistito alle attività della Marina russa nell’Oceano Pacifico.

In risposta a queste manovre, l’aviazione statunitense ha mobilitato un gruppo di caccia F-22A Raptor nell’area. L’attività della flotta russa sarebbe la risposta ai test statunitensi sui nuovi sistemi di difesa missilistica.

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