Agenzie e giornali online danno un rilievo strumentale e piuttosto infame alla relazione con cui la Guardia di Finanza ha reso nota oggi la propria attività contro l’evasione e le frodi fiscali nel 2020.
I titoli sparano contro i “furbetti” che hanno percepito indebitamente il Reddito di Cittadinanza. Ma poi andando a vedere si tratta di 50 milioni di euro sui quasi 7 miliardi stanziati nel 2020 (meno dell’1%) e di 5.868 persone su quasi 3 milioni di persone (meno dell’1,8%). Queste persone sono state denunciate per le ipotesi di reato previste dalla normativa di settore.
Secondo la Guardia di Finanza tra questi figurano soggetti intestatari di ville e auto di lusso, evasori totali, persone dedite a traffici illeciti e facenti parte di associazioni criminali di stampo mafioso, già condannate in via definitiva.
Nel 2020 la Guardia di Finanza ha scoperto 3.546 evasori totali, esercenti attività d’impresa o di lavoro autonomo completamente sconosciuti all’amministrazione finanziaria (molti dei quali operanti attraverso piattaforme di commercio elettronico) e 19.209 lavoratori in “nero” o irregolari, ma qui la cifra sale subito a 800 milioni di euro frodati al fisco.
Il valore dei beni sequestrati per reati in materia di imposte dirette e Iva è infatti di 800 milioni di euro, mentre le proposte di sequestro tuttora al vaglio dell’autorità giudiziaria ammontano a 4,4 miliardi di euro.
Sugli imprenditori che hanno frodato l’Inps sulla cassa integrazione non c’è traccia nella relazione della GdF, ma in questi caso sono i dati dell’Inps a certificare che i controlli sui furbetti della Cig con causale Covid finiti nel mirino hanno identificato oltre 3mila imprese in odore di truffa. La mancanza di ispettori e ispezioni non ha poi consentito di “stanare” chi durante la pandemia ha fatto lavorare lo stesso i propri dipendenti pagandoli però con la cassa integrazione erogata dall’Inps.
Nel settore degli appalti, l’anno scorso il valore delle procedure contrattuali risultate irregolari a seguito di mirati controlli basati su analisi di rischio è stato pari a oltre 5 miliardi di euro: di questi ultimi, circa 632 milioni di euro sono appalti riferiti alla spesa sanitaria.
Gli imprenditori denunciati per reati in materia di appalti, corruzione e altri delitti contro la pubblica amministrazione sono state 3.525, di cui 405 arrestati.
In materia di spesa previdenziale e assistenziale complessiva, sono stati eseguiti 23.282 controlli, che hanno consentito di accertare l’indebita corresponsione e/o richiesta di prestazioni non spettanti per circa 93 milioni di euro.
Con riguardo alla sola spesa previdenziale (assegni sociali, pensioni di guerra, invalidità civile e altre) sono state accertate frodi per oltre 28 milioni di euro. In seno al Piano operativo finalizzato alla tutela della regolarità della spesa sanitaria, i reparti hanno portato a termine 311 interventi, segnalando alle procure 225 persone, di cui 23 arrestate.
Le frodi scoperte hanno raggiunto l’ammontare di quasi 117 milioni di euro, con sequestri, a carico dei responsabili, di valori e disponibilità per quasi 12 milioni di euro.
In relazione alla spesa sanitaria, significativo il dato riferito all’ammontare dei danni erariali accertati (258,5 milioni di euro), “a testimonianza di come il settore sia interessato da condotte oggetto di valutazioni tanto delle autorità giudiziarie penali quanto di quelle contabili”.
Allora facciamo i dovuti raffronti.
Frodi su Reddito di Cittadinanza: 50 milioni di euro
Frodi su prestazioni previdenziali: 28 milioni
Frodi su appalti: 632 milioni
Frodi sulla sola spesa sanitaria: 117 milioni
Visto che in discussione c’è il nuovo Codice degli Appalti non sarebbe stato il caso di aprire un serio provvedimento sul volume delle frodi in questo settore dato che è ben dodici volte superiore a quelle sul Reddito di Cittadinanza?
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