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02/09/2021

[Contributo al dibattito] - Green Pass. Partiamo dai fatti, poi ragioniamo

La “mobilitazione politica contro il green pass”, che doveva bloccare 54 stazioni ferroviarie in altrettante città italiane, non c’è stata. C’è stata solo la solita bulimia massmediatica intorno al nulla.

La mobilitazione sindacale contro l’uso aziendale del green pass invece prosegue, è continua, coinvolge lavoratori delle fabbriche e del pubblico impiego. Dopo la vittoria all’Electrolux di Susegana – che pretendeva dai lavoratori il green pass per accedere alla mensa aziendale, mentre non veniva richiesto nelle normali otto ore di lavoro fianco a fianco – l’Usb scende in piazza davanti al Mef per ottenere il pagamento della “quarantena obbligatoria”, un classico caso di “assenza dal lavoro per malattia”, per cui il governo ha “dimenticato” di fissare una copertura finanziaria.

Chi non vede contrasti tra le due mobilitazioni lo fa in genere per confusione, non conoscenza della differenza tra lotta politica e lotta sindacale, o per malafede velenosa e interessatissima. Nell’ultima categoria ci sono naturalmente lo stesso governo, Confindustria, i media mainstream e i fascisti.

Il flop della mobilitazione “politica” è clamoroso perché pompatissimo per giorni da tutto il sistema di potere (governo, partiti, media). Nonostante un battage pubblicitario invidiabile per chiunque, solo pochissime persone si sono presentate davanti a qualche stazione, per poi tornare a casa con la coda tra le gambe.

Prima considerazione generica. La “mobilitazione su Internet o Telegram” è relativamente facile, basta qualche influencer, un po’ di robot, gruppi di fan pronti a condividere qualsiasi stronzata, convinzioni labili per intensità e durata, una notevole complicità di “giornaloni” e tv… e il gioco è fatto.

La mobilitazione fisica richiede organizzazione, soldi (o disponibilità a spenderli di tasca propria), convinzioni solide e attitudine alla lotta di una certa durata, una linea politica e proposte credibili, propensione al rischio (di manganellate e/o denunce). E’ un altro gioco. Fare i leoni sulla tastiera può dare lustro, farlo nelle strade può portare a un referto sgradevole.

La seconda considerazione è statistica. Il 70% degli over 12 ha completato il ciclo vaccinale e si mette in attesa della terza dose (è abbastanza chiaro che questa pandemia durerà anni, visto che gran parte del pianeta non ha ancora avuto accesso ai vaccini). Un altro 5-10% ha ricevuto la prima dose o si è prenotato per riceverla.

Lo spazio sociale che somma “no vax” convinti, cittadini diffidenti, impauriti, disinformati, ecc, si va riducendo di giorno in giorno. Se i governi si fossero assunti la responsabilità di rendere obbligatoria la vaccinazione – cosa che già esiste per altri dieci casi di vaccino, ricordiamo – quel presunto spazio non esisterebbe proprio. Tutti potremmo occuparci della quotidiana lotta di classe dal posto che occupiamo nella frammentazione sociale. Tutto sarebbe più chiaro e nessuno potrebbe giocare la carta della divisione su falsi problemi.

La terza considerazione deriva direttamente dal fatto iniziale e dalle prime due: non c’è uno spazio politico “contro il green pass” da coprire infilandosi in piazze ambigue.

Chi ha provato a fare questo gioco – la Lega, in primo luogo, che ha votato contro il decreto del governo Draghi, convinta di “monetizzare” un dissenso sociale ampio – prende bastonate politiche sui denti o si espone al ridicolo (il boss di Forza Nuova che comizia in piazza contro la “dittatura sanitaria” e poi esibisce il green pass pur di entrare allo stadio).

C’è invece una estrema necessità sociale e sindacale di contrastare l’uso del green pass come strumento di comando sul lavoro.

La confusione tra i due piani è responsabilità diretta di tutti i governi neoliberisti occidentali, che scegliendo di “convivere con il virus” hanno sfornato una serie incredibile di “decreti” contraddittori, pieni di attività ammesse e altre vietate ma egualmente pericolose per la diffusione della pandemia (per esempio: ammassati in bus e metro sì, ma “distanziati” al bar).

Sono così riusciti nell’incredibile risultato di seminare contrapposizioni “ideologiche” durissime su questioni inesistenti, seminare sfiducia nella scienza e nei vaccini, lasciar dilagare il virus in tutto il mondo, provocare milioni di morti, far crollare l’economia che volevano invece salvaguardare.

Un caos totale che somiglia da vicino a quello seminato in Afghanistan, Iraq, Libia, ecc. L’Occidente capitalista non è più capace di gestire problemi complessi e quindi si limita a buttarla in caciara.

Questa responsabilità è evidente, o meglio rischia di diventarlo ad ogni nuova scossa o “ondata di contagi”. Dunque, come sempre, è sorta fin dall’inizio la necessità di trovare un “nemico” su cui scaricare le proprie responsabilità. Ma doveva e deve essere un nemico “morbido”, non pericoloso, tenuto al guinzaglio, da far parlare e far tacere quando serve. Una marionetta con armi di latta… ma utile per introdurre misure di controllo sociale da spendere su terreni di conflitto assai più significativi.

Un fantomatico “movimento no vax” in mano a fascisti e pappalardi vari è quanto di meglio si possa pensare, ai piani alti di Palazzo Chigi e viale dell’Astronomia. Per renderlo “popolare” e farne un protagonista da prima pagina ci sono d’altronde torme di giornalisti-impiegati pronti al copia-e-incolla delle veline.

Se poi qualche “antagonista” abbocca, il potere ottiene l’en plein. Gli “opposti estremismi” riciclati per l’ennesima arma di distrazione di massa.

Intanto il governo “lavora” sulle cose serie. Vara una riforma della legge sulla concorrenza che rende obbligatorie le privatizzazioni dei servizi pubblici ancora in mano pubblica.

Prepara il ritorno in grande stile al nucleare, con tanto di sfottò agli “ambientalisti radical chic” da parte del ministro che dovrebbe occuparsi di “transizione ecologica”.

Studia una riforma della giustizia civile (fallimenti, risarcimenti, società, ecc) che consegni tutto alla “mediazione e negoziazione assistita”, ossia alla privatizzazione delle sentenze e all’ovvia prevalenza del soggetto più forte (banche, assicurazioni, ecc).

Trama l’ennesima riforma pensionistica puntando a peggiorare persino l’orrida “Fornero”. Tra le righe balena persino una riedizione del “prelievo forzoso” sui conti correnti, come fece Giuliano Amato nel 1992, “per entrare nella zona euro” con i trattati di Maastricht.

Consolida disposizioni liberticide in materia di ordine pubblico, con possibilità di vietare qualsiasi protesta motu proprio e senza motivazioni.

L’elenco è ancora lungo e ci sarà da lottare su ognuno di questi temi, oltre che sull’occupazione, la precarietà, i salari da fame, i diritti sul lavoro, l’edilizia popolare...

Chi pensa e dice che sia il “green pass” lo strumento inventato per impedire che la lotta su questi temi diventi ampia e di massa, invece di sognare impossibili “piazze contro il green pass”, può fare una cosa semplicissima: si vaccini.

Così potrà dar liberamente prova di come e quanto contribuisce alla lotta reale, per la prima e vera libertà di chiunque sia sfruttato: quella dal bisogno.

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