Come conseguenza del vertice Nato di Madrid, per l’Italia ci saranno alcune misure di carattere militare che confermano il coinvolgimento italiano nella guerra in Ucraina e la sua onda di ritorno sulla militarizzazione del paese e della vita politica.
Nella conferenza stampa ai margini del vertice Nato, Draghi ha affermato che “Ad oggi non c’è un rischio di escalation” tra Nato e Russia “ma bisogna essere pronti”.
Quindi in Italia gli Stati Uniti installeranno la postazione di un nuovo sistema missilistico antiaereo e antimissili. Inoltre il nostro paese renderà operativa la mobilitazione di 8 mila soldati (oltre ai duemila già previsti da inviare in Romania e Bulgaria) per aumentare il proprio "contributo" alla forza di intervento rapido della Nato messo in campo dall’Alleanza in funzione anti-russa.
In Italia, già fortemente militarizzata dalla presenza Usa e Nato, arriveranno altri 70 militari Usa per gestire il sistema di difesa anti aereo e antimissili. Un sistema di difesa aereo – ha detto Draghi – che “deve andare a rafforzare il fianco orientale dell’Alleanza”, confermando che il nostro paese ha già mobilitato 10 mila uomini per partecipare allo sforzo della Nato. Secondo il sito specializzato Analisi Difesa.it, la batteria del sistema antimissili potrebbe essere installata a protezione della base militare di Aviano in Friuli.
Tre anni fa risultavano presenti nelle basi militari Nato nel nostro paese già 12.902 militari statunitensi: 3.055 dell’esercito, 3.992 della marina, 318 dei marines e 4.636 dell’aeronautica. In realtà, anche se vengono definite tutte “basi Nato”, non è esattamente così perché vanno categorizzate in quattro tipi di strutture diverse: ci sono quelle concesse agli Stati Uniti in base a due accordi bilaterali e segreti firmati negli anni Cinquanta, che rimangono sotto comando italiano mentre gli Stati Uniti detengono il controllo militare su equipaggiamento e operazioni; ci sono le basi Nato vere e proprie; poi ci sono le basi militari italiane messe a disposizione della Nato in base agli accordi dell’Alleanza atlantica ed infine le basi militari condivise da Italia, Stati Uniti e Nato.
C’è inoltre ancora molta “riservatezza” su un presunto aumento delle testate nucleari da stoccare nella base militare di Ghedi, vicino Brescia, dove già ci sarebbero almeno 20 testate nucleari nei suoi bunker. La notizia su questo era trapelata ieri ma se ne è persa rapidamente traccia. Secondo alcune fonti, in Italia dal 2015 ci sarebbero già tra le 30 e le 50 bombe nucleari.
Sul numero di testate nucleari già installate in Italia ci sono però dati diversi. “L’arsenale nucleare degli Stati Uniti in Europa, secondo i media Usa, conterebbe un totale di 150 bombe dislocate in sei basi militari tra Belgio, Olanda, Germania, Turchia e Italia (basi di Aviano e Ghedi)” scrive il Sole 24 Ore. “Tra Ghedi e Aviano, i due caveau nucleari presenti in Italia, ci sono rispettivamente 44 e 72 bombe”.
Secondo una recente ricerca di Hans Kristensen, autorevole componente della Federation of American Scientists, gli Stati Uniti hanno 150, forse 100, ordigni nucleari stoccati in Europa e l’Italia rimane il paese europeo col più alto numero di bombe e l’unico con due basi nucleari: Aviano e Ghedi. Ma Kristensen ha stimato che ci siano solo 20 armi nucleari ad Aviano e 20 a Ghedi.
Il numero reale delle bombe nucleari Usa già stoccate in Italia tra Ghedi ed Aviano è segreto, perché le armi sono tenute rigorosamente segrete e ufficialmente la loro presenza è negata.
Le notizie su un salto qualitativo della capacità offensiva nucleare nella base di Ghedi sono cominciate a circolare già qualche giorno fa quando il primo F-35 in grado di trasportare testate nucleari è arrivato alla base aerea in provincia di Brescia. Il caccia-bombardiere sarà a disposizione del 154esimo gruppo del 6 stormo dell’Aeronautica militare italiana e potrà essere armato con testate nucleari all’idrogeno B61 di fabbricazione statunitense, modello “12”.
Da Sigonella a Camp Ederle, sono circa 120 le basi militari della NATO nel nostro Paese, alcune delle quali sono però di esclusiva competenza Usa.
Le basi Nato sono presenti sul territorio italiano sin dal 1949, anno di sottoscrizione del Patto Atlantico, contestualmente alla presenza di basi militari statunitensi sul nostro suolo, in base ad accordi segreti tra Stati Uniti e Italia.
Una di esse, il quartier generale Ftase delle forze terrestri Nato, viene indicata in ben due inchieste della magistratura sulle stragi di Stato – Piazza Fontana e Brescia – come la cabina di regia della strategia stragista e anticomunista in Italia.
Si tratta di luoghi in cui vengono accolti soldati e materiale Nato: godono di extraterritorialità, ovvero non sono soggette ai poteri giuridici dello Stato in cui si trovano. Vengono usate per l’addestramento di uomini, per lo svolgimento di operazioni di spionaggio elettronico e sabotaggio, come hub per stoccare e inviare armi sui teatri di guerra. Ma, visto il riserbo massimo attorno alle basi, non è facile sapere cosa accada al loro interno. Oltre alle circa 120 basi Nato citate prima, vene sarebbero in aggiunta una ventina non dichiarate.
(Nella foto di copertina il convoglio con carri di artiglieria semovente destinati all’Ucraina fermati dalla Polstrada sull’autostrada da Salerno perchè privi dell’autorizzazione ai trasporti speciali, un dettaglio)
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