Emma Bonino si è dimessa dalla presidenza di Fight Impunity, la Ong che risulta coinvolta nell’inchiesta di corruzione da parte del Qatar. “Di fronte alla situazione che abbiamo tutti appreso dalle notizie stampa, ritengo doveroso dimettermi dall’Advisory board di Fight Impunity“, ha reso noto Emma Bonino, estranea alle accuse ma decisamente imbarazzata dallo scandalo.
La Bonino ha quindi deciso di dimettersi dalla presidenza del comitato consultivo della Ong Fight Impunity che – secondo il proprio statuto – è dedita “alla lotta per l’affermazione della giustizia penale internazionale”.
“Anni fa, ho accettato la proposta di divenire membro dell’Advisory board di Fight Impunity per la qualità delle altre personalità che vi facevano parte e per le finalità dell’associazione che andavano nella stessa direzione della mia battaglia per l’affermazione della giustizia penale internazionale”, ha spiegato Emma Bonino in una nota affidata alla stampa.
La leader di +Europa ha poi concluso: “Non essendosi peraltro l’Advisory board mai riunito, di fronte alla situazione che abbiamo tutti appreso dalle notizie stampa, ritengo anch’io doveroso dimettermi da tale carica con effetto immediato”. Che bello avere “cariche” – si potrebbe supporre in qualche modo retribuite – che non prevedono di dover espletare alcuna attività o “lavoro”...
Gli arresti confermati finora per questa inchiesta della magistratura belga sono quelli dell’ex eurodeputato del PD, Pier Antonio Panzeri, del suo ex assistente Francesco Giorgi, della vice presidente greca del Parlamento europeo Eva Kaili e del segretario della ong “No Peace Without Justice”, il noto giurista Niccolò Figà-Talamanca.
L’indirizzo di Rue Ducal 41 a Bruxelles, è quello in comune tra le due Ong finite nell’inchiesta della magistratura belga per la corruzione da parte del Qatar.
Una è ’Fight Impunity’ fondata nel 2019 da Antonio Panzeri. L’altra è ’No Peace Without Justice’, fondata nel 1993 da Emma Bonino e dal Partito Radicale transnazionale (si noterà l’uso disinvolto di uno slogan risuonato in decine di rivolte sociali e razziali negli Stati Uniti, peraltro utilizzato anche in questi giorni per motivare... l’invio di armi all’Ucraina).
Sul coinvolgimento della Ong di area radicale pesa l’arresto – decisamente notevole – del suo segretario generale, il prof. Niccolò Figà-Talamanca. Membro del Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia dell’Aia, Comitato degli avvocati per i diritti umani di New York City e docente della Columbia University, Figà-Talamanca è stato accusato, come gli altri personaggi fermati a Bruxelles, di corruzione e riciclaggio.
Così come Fight Impunity, l’Ong No Peace Without Justice deve le sue fortune alle “battaglie nel campo della giustizia penale internazionale”, per la parità di genere e contro le mutilazioni genitali femminili. Si è occupata anche di difesa dei diritti umani in Medio Oriente.
Secondo il Sole 24 Ore, a febbraio, No Peace Without Justice insieme ad altre Ong aveva distribuito agli europarlamentari e alla stampa un rapporto sull’influenza degli Emirati Arabi Uniti sulla politica europea e soprattutto sul Parlamento europeo.
La costruzione di una reputazione per il Qatar, la rivalità con le altre petromonarchie
Com’è noto, esiste una consolidata e rinnovata rivalità tra Qatar ed Emirati Arabi Uniti. Occorre rammentare che solo nel febbraio 2021 le varie petromonarchie del Golfo (Emirati, Arabia Saudita, Barhain) hanno tolto l’embargo cui per più di tre anni avevano sottoposto il Qatar in quanto sostenitore del network dei Fratelli Musulmani, inviso ad Arabia Saudita ed Egitto.
Tra le richieste-diktat di Arabia Saudita, Egitto, Emirati e Barhain al Qatar c’erano quella di recidere ogni legame con “organizzazioni terroristiche”, chiudere il network televisivo Al Jazeera e le rappresentanze diplomatiche in Iran.
Le relazioni tra gli sceicchi-coltelli delle petromonarchie Golfo, dopo la fine di quasi quattro anni di embargo, si erano dunque normalizzate ma niente affatto rasserenate.
È l’Ispi a ricordare però che Abu Dhabi, in particolare, “continua a nutrire sospetti e diffidenza nei confronti del sostegno che Doha fornisce ai gruppi islamisti a Gaza, in Libia e altrove, senza considerare il fatto che l’embargo, in questi anni, ha avvicinato il Qatar a nemici ‘ideologici’ delle monarchie del Golfo come Turchia e Iran. D’altra parte, il Bahrein si è ripetutamente scontrato con il Qatar per l’applicazione dei confini marittimi, con diversi incidenti negli ultimi mesi che hanno visto la guardia costiera del Qatar intercettare le navi di Manama”.
Quindi screditare i rivali del Qatar in Europa in qualche modo doveva servire a sdoganare il principato come partner e interlocutore, tanto più essendo il Qatar il paese destinato a ospitare i Campionati Mondiali di calcio, dopo averli soffiati sotto il naso agli Usa, che pure si erano candidati ad ospitarli.
Il repentino cambio di voto dell’ex calciatore Platini, in sede di Fifa, procurò già allora qualche guaio giudiziario. A giugno del 2019 Michel Platini – presidente della Uefa – venne fermato per essere interrogato presso gli uffici della polizia giudiziaria di Nanterre in relazione all’inchiesta su “presunti atti di corruzione attiva e passiva” nelle procedure di assegnazione dei Mondiali del 2022 al Qatar.
Blatter, che era il presidente della Fifa al momento del voto per l’assegnazione dei mondiali, (avvenuto nel 2010), aveva accusato Platini di essersi ritirato da un “accordo tra gentiluomini” che prevedeva l’assegnazione dei Campionati Mondiali di calcio 2022 agli Stati Uniti.
Infine, ma non per importanza, adesso il Qatar è diventato un prezioso partner economico per le forniture di gas all’Europa al posto di quelle russe sottoposte a sanzioni. Come si può andare a giro, dopo aver rotto con i russi cattivi, a prendere il gas da un paese “disdicevole”?
Secondo il giornale statunitense Politico, l’obiettivo del Qatar era ed è quello “di conquistarsi una buona reputazione“, poiché il Qatar lavora per stringere accordi con i paesi dell’UE per il suo gas naturale dopo che questi hanno rotto quelli con la Russia. Ma sembra che in ballo ci fosse anche una proposta al Parlamento europeo per “concedere ai qatarioti l’esenzione dal visto per l’area Schengen dell’UE”.
Dunque, a quanto pare in gioco non c’era solo il depotenziamento delle denunce per le centinaia o migliaia di morti sul lavoro nei cantieri dei Mondiali di calcio in Qatar, ma lo “sdoganamento” in Europa di “un partner economico di successo”. Anche se magari non molto gradito alle altre petromonarchie del Golfo.
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