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27/12/2022

Escalation bellica globale, dall'Ucraina alla Corea passando per il Kosovo

di Francesco Dall'Aglio

Dopo la pausa natalizia ricominciamo a tutta forza.

Quest’ultima è stata davvero la notte dei droni – e no, non mi riferisco a quelli che 24 ore su 24 impazzano su tutta la linea del fronte ucraino da entrambi i lati.

Andiamo con ordine. In primo luogo, nuovo attacco alla base aerea russa di Engels con almeno un drone che è stato intercettato ed abbattuto dalla contraerea della base. Stavolta nessun danno agli aerei ma tre vittime tra il personale di terra.

Ancora una volta potrebbe essersi trattato di un attacco “preventivo”, volto cioè a ostacolare o ritardare le attività dell’aviazione russa, ma ovviamente non è noto se per la notte scorsa erano previsti lanci. Mentre scrivo si segnalano esplosioni a Kharkiv, Cherson e nelle rispettive oblast’, ma non ci è dato sapere se siano missili o artiglieria.

Ben più interessante (nel senso dell’interesse che una potenziale guerra mondiale porta sempre con sé) è invece quello che quasi nelle stesse ore è successo sul confine tra le due Coree. Cinque droni nordcoreani (presumibilmente da ricognizione e non armati) sono entrati nello spazio aereo della Corea del Sud da tre direzioni: l’isola di Gangwha, Gimpo, e Paju, e hanno proseguito in direzione di Seul che, come è evidente, è molto vicina al confine.

Almeno uno dei cinque ha raggiunto lo spazio aereo della città, anche se questa informazione ci dice poco: Seul ha dieci milioni di abitanti, 25 considerando anche il porto e i quartieri satellite.

Dopo l’incursione uno dei droni ha fatto ritorno in Corea del Nord mentre gli altri quattro sono spariti, probabilmente abbattuti dalla contraerea o dall’aviazione sudcoreana che si è subito levata in volo. Un KA-1 sudcoreano (sbrigativamente indicato come “caccia” dai media, in realtà è un forward air control con limitate capacità offensive) si è schiantato per cause ancora da accertare nella regione di Hoengseong (cerchiata in blu sulla mappa) – salvo l’equipaggio che si è paracadutato in tempo.

I voli dagli aeroporti di Incheon e Gimpo sono stati ovviamente sospesi per qualche ora. A questo, trovandoci, aggiungiamo che ieri una settantina tra aerei e droni cinesi hanno manovrato nella zona di identificazione aerea di Taiwan, supportati da sette navi della marina cinese (parte della quale, ricordo, è ancora impegnata in manovre militari congiunte con alcune navi militari russe nel Mar Cinese meridionale) e abbiamo un quadro abbastanza promettente (sempre se vi piace la guerra mondiale).

Infine, la questione del Kosovo si fa sempre più complicata. Ieri sera verso le 20 si sono sentiti colpi d’arma da fuoco a Zubin Potok, non è chiaro sparati da chi e a quale scopo.

Secondo fonti locali serbe sono stati colpi d’avvertimento, diciamo, sparati in aria nel momento in cui la polizia kosovara stava provando a smantellare una delle barricate che i residenti serbi hanno eretto ormai tre settimane fa; le fonti kosovare dicono invece che si è trattato di un attacco al contingente della missione KFOR della NATO, che in quella zona (stavo per scrivere “del fronte”) è affidato alla Lituania.

La KFOR però non ha riferito di colpi sparati verso i suoi soldati, quindi la faccenda resta misteriosa. Sempre stanotte, gli ambasciatori dei governi occidentali maggiormente implicati nella questione kosovara (USA, Germania, Francia, Italia e Gran Bretagna) hanno riferito al presidente della Serbia Aleksandar Vučić che i residenti serbi hanno 24 ore per togliere di mezzo le barricate: passato il termine la polizia kosovara potrà eliminarle usando la forza, se necessario.

Goran Rakić, il leader dei serbi kosovari, ha ovviamente dichiarato che le barricate resteranno, mentre le unità della polizia kosovara stanno dirigendosi in forze verso gli assembramenti serbi.

Vučić ha tenuto una riunione d’emergenza con Ana Brnabić, primo ministro, mentre il capo di stato maggiore dell’esercito serbo si è recato a Raška, a pochi chilometri dal confine kosovaro.

Secondo quanto ha dichiarato, la situazione è complessa ed esige la presenza dell’esercito serbo sul confine, esercito che ha ricevuto “chiare e precise istruzioni che porterà a termine”. Nella zona è appena arrivato un convoglio di artiglieria semovente e si stanno concentrando altre truppe.

Fonte

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