di Francesco Dall'Aglio
Tra mercoledì, ieri notte e ieri sera, tre diversi attacchi di missili russi su vari tipi di bersagli in Ucraina. Di quello che è in corso al momento è inutile parlare, perché non ne conosciamo ancora portata e conseguenze – sembrerebbero implicati solo i Geran, ma contro cosa non è ancora chiaro. Non sembra, ad ogni modo, un attacco particolarmente imponente.
Molto più serio è stato quello di ieri, che ha preso di mira bersagli militari in prossimità della linea del fronte (depositi di carburante, depositi di munizioni e simili). Ovviamente non è possibile sapere con certezza cosa sia stato colpito e con che risultati.
Stanotte e stamattina presto l’attacco più importante: una doppia ondata di missili su infrastrutture energetiche, installazioni industriali e sistemi di difesa aerea a Kiev, Kharkiv, Odessa, Nikolaev, Dnepropetrovsk, Ivano-Frankivsk, Lviv, Vinnitsa e Khmelnytsky, in pratica tutto il paese.
Come già avvenuto in precedenza i primi missili a dirigersi sui bersagli sono stati dei decoy, per rivelare le posizioni dell’antiaerea ucraina. Stavolta però non si tratta di vecchi missili riadattati ma di sistemi specifici, gli E95M (uno è in foto, mi spiace per la qualità bassa ma vanno piuttosto veloci) sviluppati dalla ditta Eniks di Kazan’ (qui la descrizione del prodotto, convenientemente anche in inglese, con una foto più chiara).
Gli E95M sono stati sviluppati per l’addestramento dei sistemi contraerei sia fissi che portatili dell’esercito russo, ma possono anche servire ad attirare la contraerea ucraina; sono in grado di simulare la traccia radar di un certo numero di armamenti, dai missili agli aerei agli elicotteri.
Non sono armati, ma lo sono i missili della seconda ondata che li seguono, che entrano in azione una volta che la contraerea ha ingaggiato gli E95M e probabilmente li ha anche abbattuti, visto che non è importante che sopravvivano (né credo che lanciati così in profondità siano in grado di tornare alla base).
Una volta che la posizione della contraerea è stata individuata è facile eliminarla. Fonti ucraine e russe parlano di almeno quattro batterie di difesa aerea eliminate. Non sono ovviamente in grado di confermare la cosa, ma di certo i sistemi di difesa aerea di Odessa sono stati smantellati in larga parte.
Infine, sempre ieri mattina, si è ripetuto l’incidente dell’S-300 ucraino che, fallito il bersaglio, continua a volare. Stavolta però non è finito in Polonia ma a Gorbakha, nel distretto di Ivanava, regione di Brest. Insomma, in Bielorussia. Cosa potenzialmente piuttosto pericolosa, visto che poteva fornire un’ottima scusa per intervenire direttamente nel conflitto.
Invece i bielorussi se la sono giocata sportivamente, dichiarando di avere abbattuto il missile una volta entrato nello spazio aereo bielorusso, e che i frammenti caduti nei campi non hanno provocato né danni né vittime. L’ambasciatore ucraino è stato convocato al Ministero degli esteri a Minsk e gli è stato chiesto di assicurarsi che la cosa non si ripeta.
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