Il teatro Arcimboldi di Milano ha deciso di cancellare le due date dello spettacolo del ballerino Serghei Polunin.
Polunin è un ucraino di Kherson ma ritenuto filorusso. Il direttore del teatro Gianmario Longoni, ha affermato che la decisione è stata presa “d’accordo con la compagnia. Non c’è il clima per rappresentare uno spettacolo d’arte e trarne le sensazioni corrette. Forse il clima è cambiato per sempre”.
Due giorni fa il teatro La Fenice di Venezia ha annullato il concerto in programma il 4 e 5 aprile della pianista Valentina Lisitsa, anche lei ucraina ma ritenuta filorussa. La decisione è stata presa dopo un’ondata di proteste sui social – in pratica uno shit storm delle reti ucraini – contro l’esibizione dell’artista che avrebbe dovuto eseguire brani di Rachmaninov per l’evento organizzato dall’associazione Musikamera. La colpa della Lisitsa è quella di aver tenuto un concerto a Mariupol occupata dalle truppe russe. L’artista si è detta rammaricata di dover “soccombere alla folla anonima e aggressiva” di chi non la voleva e ha escluso di tornare in futuro: “Pensavo di essere stata invitata come uno degli interpreti di Rachmaninov più riconosciuti al mondo”, ha scritto, “è una grande delusione. Questo è molto molto triste. E, ovviamente, in questo caso il concerto non può aver più luogo”.
La cancellazione di eventi culturali a causa della pressione delle reti fasciste e nazionaliste ucraine è un orrido segnale di vigliaccheria delle istituzioni italiane.
Anche in questo caso “Not in my name”.
Chi ha un minimo di dignità disdica gli abbonamenti al Teatro Arcimboldi di Milano e al Teatro La Fenice di Venezia e ne diserti la programmazione nei prossimi mesi, è il minimo che si possa rispondere.
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