Mentre il governo Meloni è tutto intento a chiudere la manovra per il 2023, tagliando allegramente l’obbligo di recupero dell’inflazione per le pensioni (solo il +7,3, ma solo fino ai 2.000 euro lordi), i prezzi nella realtà rimangono sempre molto più alti.
Secondo l’Istat – dai ufficiali – nel mese di novembre 2022 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC) registra un aumento dello 0,5% su base mensile e dell’11,8% su base annua (come nel mese precedente e confermando la stima preliminare).
La perdita di reddito ammonta dunque al 4,5% per i pensionati più poveri, mentre è totalmente a carico dei lavoratori per quanto riguarda i salari contrattuali (i 150 euro di “bonus” coprono a malapena un mese su dodici). Incalcolabili le perdite dei salari “in nero”, che i piccoli padroni o le finte cooperative “elargiscono” a mo’ di elemosina per chi non è neanche contrattualizzato.
Per tutti questi padroni, oltretutto, l’attuale governo rispolvera la truffa dei “voucher” – un tagliando che i padroncini possono esibire davanti ai (rari) controlli, facendo apparire i lavoratori in nero magari da mesi o anni come se fossero al primo giorno di lavoro, e dunque “regolari”.
L’inflazione, dice l’Istat, rimane stabile su base tendenziale a causa, principalmente, degli andamenti contrapposti di alcuni aggregati di spesa: da un lato rallentano – di un’inezia – i prezzi dei Beni energetici non regolamentati (da +79,4% a +69,9%), degli Alimentari non lavorati (da +12,9% a +11,4%) e dei Servizi relativi ai trasporti (da +7,2% a +6,8%); dall’altro accelerano i prezzi degli Energetici regolamentati (da +51,6% a +57,9%), dei Beni alimentari lavorati (da +13,3% a +14,3%), degli Altri beni (da +4,6% a +5,0%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +5,2% a +5,5%).
Il risultato è che a novembre l’inflazione resta sui livelli altissimi raggiunti già in ottobre (+11,9%) e promette di restarci ancora a lungo.
L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera infatti da +5,3% a +5,6%; quella al netto dei soli beni energetici sale da +5,9% a +6,1%.
I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona registrano una modesta accelerazione su base tendenziale (da +12,6% a +12,7%); rallentano, al contrario, anch’essi di poco, quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (il cosiddetto “carrello della spesa”, da +8,9% a +8,8%).
L’inflazione acquisita per il 2022 è così pari a +8,1% per l’indice generale.
Ogni lettore può facilmente farsi i conti in tasca anche da solo. Tenete presente che IlSole24Ore – organo di Confindustria, ossia delle imprese – calcola che la perdita di reddito media viaggia ormai sopra i 2.000 euro l’anno.
Inutile aggiungere parole. Si può solo pensare a riempire le piazze...
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