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28/12/2022

Palestina - La relatrice speciale dell’Onu sotto l’attacco degli apparati israeliani

Francesca Albanese è una persona assolutamente ammirevole. È un avvocato internazionale, un’esperta di rifugiati palestinesi e relatrice speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani nei territori palestinesi occupati, un incarico che svolge pro bono. Attualmente è sotto attacco feroce sulla stampa israeliana e sui social media per presunto antisemitismo, che si dice la escluda dall’agire come rappresentante delle Nazioni Unite.

In assenza di qualsiasi prova di antisemitismo, il Times of Israel ha ripescato un post su Facebook del 2014, in cui scriveva “America ed Europa, una soggiogata dalla lobby ebraica, l’altra dal senso di colpa per l’Olocausto , rimangono in disparte”. Questo è stato scritto a titolo personale, otto anni prima che assumesse la sua posizione alle Nazioni Unite. Il contesto, invariabilmente tralasciato dai critici, è stato un brutale assalto israeliano a Gaza che ha causato la morte di oltre 2.000 palestinesi, tra cui 550 bambini.

La Albanese aveva tutte le ragioni per criticare l’America e l’Europa per non aver fatto nulla per frenare l’aggressore. Sarebbe stato meglio parlare di ‘lobby israeliana’ piuttosto che di ‘lobby ebraica’ e la Albanese ha ammesso il suo errore. Ma non si può negare che la lobby israeliana eserciti un’enorme influenza nella politica americana. È infatti la lobby di politica estera più potente degli Stati Uniti. Né può esserci alcun dubbio che il senso di colpa per l’Olocausto continui a impedire all’Europa di denunciare Israele per le sue violazioni quotidiane del diritto internazionale umanitario.

Gli attacchi alla sig.ra Albanese sono politicamente motivati. Nel settembre 2022 ha presentato al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite un rapporto di 23 pagine sulla “Situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967”. Gli attacchi non si riferiscono all’analisi di questo eccellente rapporto; fanno riferimento solo a dichiarazioni come il post di Facebook del 2014. Equivalgono all’assassinio della reputazione. Il loro scopo è screditarla, distoglierla dall’adempiere al suo mandato ONU e minare i suoi sforzi per ritenere Israele responsabile rispetto agli standard universali dei diritti umani.

Gli attacchi alla signora Albanese sono solo l’esempio più recente di una campagna globale in corso condotta dal governo israeliano e da organizzazioni ideologicamente allineate con esso con l’obiettivo di confondere le legittime critiche alle politiche israeliane nei confronti dei palestinesi con il fanatismo antiebraico.

Israele ha già perso la battaglia davanti al tribunale dell’opinione pubblica. Negli ultimi due anni, quattro importanti organizzazioni per i diritti umani hanno concluso che Israele commette il crimine di apartheid nei confronti dei palestinesi. Il documento di presa di posizione pubblica del gennaio 2021 di B’Tselem, l’organizzazione israeliana per i diritti umani molto rispettata, è significativamente intitolato “Un regime di supremazia ebraica dal fiume Giordano al Mar Mediterraneo: questo è l’apartheid”.

Israele è anche sotto inchiesta da parte della Corte penale internazionale per crimini di guerra in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Più vengono smascherate le azioni brutali e criminali di Israele, più aggressivi diventano i suoi portavoce e sostenitori nei loro sforzi per diffamare e delegittimare i suoi critici.

Oggi è Israele ad essere sul banco degli imputati, non il relatore delle Nazioni Unite. Alla signora Albanese non va altro che il merito del coraggio e della dedizione dimostrati nell’espletamento del suo mandato ONU. Può indossare gli attacchi su di lei come distintivo d’onore.

I tre pilastri principali dell’ebraismo sono la verità, la giustizia e la pace. La signora Albanese personifica questi valori in misura straordinariamente alta. E ci saranno molti ebrei in tutto il mondo, turbati dal tradimento di Israele di questi fondamentali valori ebraici, che possono avere motivo di ringraziarla per averli sostenuti.

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