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17/12/2022

Nella Legge di bilancio c’è la secessione dei ricchi. Stop all’autonomia differenziata

Decine di associazioni, organizzazioni politiche e sindacale riunite nel Tavolo Nazionale NO-Autonomia differenziata, per l’unità della Repubblica e l’uguaglianza dei diritti, hanno convocato per mercoledì 21 dicembre una mobilitazione urgente al Pantheon per chiedere il ritiro della bozza di legge Calderoli e dell’art.143 della Legge di Bilancio.

La coalizione, che si era già mobilitata di fronte della bozza di attuazione del 3° comma dell’art. 116 della Costituzione circolata nelle scorse settimane, intende lanciare l’allarme rispetto a una novità particolarmente grave contenuta nell’articolo 143 della Legge di Bilancio, che prevede di definire entro sei mesi i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP), passando attraverso una Cabina di regia, “ai fini della completa attuazione dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione”. L’articolo in questione prevede tra l’altro che, qualora la Cabina di regia non arrivi a determinare i LEP entro i termini stabiliti, venga nominato entro trenta giorni un Commissario per concludere il percorso.

Con questo articolo il governo cerca da un lato di aggirare le critiche che da più parti si sono levate a livello nazionale contro l’Autonomia differenziata, dall’altro di strumentalizzare addirittura queste critiche, utilizzando i LEP per accelerare il processo.

La determinazione “commissariata” dei LEP, lungi dal rallentare o addirittura impedire l’Autonomia differenziata, viene oggi utilizzata chiaramente come lo strumento per assicurarne l’attuazione.

Il Tavolo per il NO all’Autonomia differenziata ritiene, invece, che il riduzionismo dei diritti civili e sociali dei cittadini tradotti in “prestazioni”, per giunta “essenziali”, sia solo una delle gravi derive prodotte dal regionalismo. Se realizzato, nelle 23 materie previste dall’art. 116, c. 3, il decentramento legislativo porterebbe comunque alla disarticolazione della Repubblica e delle politiche pubbliche, con normative diverse, tipologie di contratti di lavoro diverse, concorrenza al ribasso sui diritti tra i territori (per attrarre investimenti al minor costo del lavoro possibile).

Sarebbe importante capire a quali LEP si riferisce la Legge di Bilancio del governo Meloni.

L’art. 143 ribadisce testualmente che la Cabina di regia dovrebbe partire da “una ricognizione della spesa storica a carattere permanente dell’ultimo triennio”, per poi definire i LEP “nell’ambito degli stanziamenti di bilancio a legislazione vigente”.

Queste formulazioni non lasciano spazio ad equivoci: i LEP devono essere veramente “essenziali”, cioè minimi. Infatti, delle due, l’una: o la “spesa storica” verrà confermata, sancendo così definitivamente l’impossibilità del superamento degli attuali enormi divari tra le diverse aree del Paese, oppure si procederà ad una “compensazione”, togliendo finanziamenti alle zone che ne ricevono di più, per trasferirli a quelle svantaggiate. Gli stanziamenti “a legislazione vigente” impediscono infatti, a priori, qualunque ipotesi di maggiori investimenti per aumentare i livelli delle prestazioni laddove servirebbe.

Tutto ciò, nella prospettiva dell’Autonomia differenziata, è strumentale a privatizzare i servizi, esternalizzarli e a ridurne i costi.

I Livelli Essenziali Assistenza (LEA), già in vigore da molti anni nella sanità, lo dimostrano, al sud in modo eclatante, ma anche al nord in modo sempre più drammatico: si tratta di livelli che non garantiscono il diritto alla salute, alle cure, alla prevenzione, con buona pace dei diritti incomprimibili. Chi può, supplisce alle carenze di personale, di reparti e di ospedali, con il “turismo sanitario”, che poi genera flussi finanziari in uscita proprio dalle regioni con minori dotazioni, verso quelle più ricche.

Di LEA si muore sempre di più e ora si vorrebbe imporre lo stesso modello per tutti i servizi, per giunta con tempi contingentati e con organismi tecnici che esautorano il Parlamento, relativamente a scelte fondamentali dalle quali dipendono i diritti civili e sociali dei cittadini.

Il momento è dunque grave: la bozza Calderoli e l’art. 143 della Legge di bilancio, produrrebbero un effetto micidiale sulla coesione nazionale.

Nelle ultime settimane, anche se ancora parzialmente, il tema dell’Autonomia differenziata è diventato oggetto di discussione pubblica. Tuttavia, i lavoratori e i cittadini non sono ancora pienamente consapevoli di cosa rappresenti l’Autonomia differenziata, né di quali pericoli riservi, per le loro vite, la sua attuazione.

Per questi motivi, il Tavolo per il NO all’Autonomia differenziata e le 700 realtà sociali e sindacali della campagna Non per noi ma per tutti e tutte saranno in piazza a Roma, mercoledì 21 dicembre, dalle ore 16 alle ore 19.

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