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17/12/2022

Il coccodrillo piange quando ha la pancia piena

Neanche 24 ore dopo che l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha intimato a Enel, Eni, Hera, A2A, Edison, Acea ed Engie di ripristinare i prezzi dell’energia applicati prima del 10 agosto 2022, a causa delle modifiche unilaterali illegittime del prezzo di fornitura di energia elettrica e di gas naturale, ecco le puntuali lacrime di coccodrillo di Confindustria.

Elettricità Futura (energiafutura.it), che riunisce le imprese elettriche italiane sotto gli stendardi di Confindustria, e Utilitalia (utilitalia.it), la Federazione delle utilities pubbliche italiane, suonano la marcia funebre, perché la decisione dell’Authority ”sta già producendo gravi conseguenze su un settore industriale strategico per la sicurezza e l’indipendenza energetica dell’Italia con ricadute negative per l’occupazione e l’indotto della filiera nazionale”.

La solita minaccia: quando tocchi gli interessi degli azionisti, subito si evocano sfracelli occupazionali. Confingordigia non si smentisce mai.

E fin qui siamo al chiagni. Ed ecco il fotti: ”Gli operatori sarebbero costretti fino ad aprile 2023 a vendere energia a un prezzo significativamente inferiore a quello a cui la comprano, dovendo continuare a venderla a prezzi definiti 12 o 24 mesi prima, prezzi che sono stati possibili solo in presenza di coperture oggi scadute”.

Tradotto? Il governo ci dia i soldi che non possiamo avere dalle bollette, che abbiamo aumentato per fare quegli extraprofitti che rischiamo di non fare più.

E poi l’anatema. Le sanzioni previste dall’Autority si tradurrebbero, oltre che nelle perdite del guadagno non dovuto, ma preteso, anche in quelle “difficoltà già fronteggiate da molti mesi (drammatico incremento della morosità, crisi di liquidità, esponenziale incremento delle garanzie da prestare sui mercati, altre misure sui “presunti extra profitti”). È concreto – dicono in coro Elettricità futura e Utilitalia – il rischio di fallimento per molti operatori di vendita medio-piccoli con conseguenti danni per lo Stato, il sistema e i consumatori”.

Presi in flagrante, si succhiano le dita sporche di marmellata. Ma mentono, sapendo di mentire.

Dal che si evince la mentalità: quando voglio aumentare i prezzi non chiedo il permesso a nessuno, quando devo giustificare gli aumenti, ho bisogno di ciucciare la mammella dello Stato. Come al solito: neoliberisti quando si tratta di fare profitti privati, neokeynesiani quando si tratta di prendere denaro pubblico.

Tuttavia, stavolta, li smentisce la presa di posizione pubblica, come denuncia apertamente una pagina a pagamento sui principali quotidiani italiani, firmata dai più importanti marchi della Grande distribuzione (federdistribuzione.it) in cui tra l’altro, si legge:

”L’inflazione dei beni di consumo ha raggiunto a novembre il 12,8 per cento. […] Gli aumenti dei listini lordi di acquisti che abbiamo ricevuto quest’anno dalle aziende dell’industria del Largo consumo, infatti, sono state mediamene superiori al 20 per cento. […] Oggi non siamo in grado di assorbire ulteriori incrementi di costi, dovendo far fronte anche ai consistenti rincari dell’energia”.

Dunque – a parte la ferale conferma dell’ulteriore aumento generalizzato dei prezzi di tutti i generi alimentari e di largo consumo nei supermercati italiani – è un dato di fatto che i rincari energetici siano consistenti; allo stesso modo è evidente che le modifiche unilaterali del prezzo di fornitura di energia elettrica e di gas naturale siano state illegittime, unilaterali, appunto. E hanno pesato e peseranno sul carovita.

A proposito di pagine pubblicate su tutti i giornali italiani, non può sfuggire l’annuncio pubblicitario di Terna (terna.it) che dà consigli su come risparmiare i costi dell’energia, tra cui spicca il famoso “l’ultimo spenga la luce”.

L’involontarietà del gesto comico diventa un capitombolo grottesco: Terna dovrebbe occuparsi dell’efficienza delle infrastrutture, in modo che non si verifichino inutili sprechi o costose dispersioni. Dovrebbe rivolgersi alle aziende elettriche e alle municipalizzate, non agli utenti delle compagnie elettriche.

E allora perché ci viene a dire che per spendere di meno sull’energia dovremmo consumare di meno, invece che pagare di meno le bollette? Come mai questo impellente bisogno di correre in soccorso degli illeciti profitti energetici?

Non è mai una buona idea risparmiare energie per fare piena luce sugli espedienti per aumentare gli utili a spese di chi guadagna poco e spende troppo per pagare le bollette.

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