La Corte Suprema svedese ha respinto la richiesta di estradizione del giornalista turco, Bulent Kenes, il cui nome figurava nella lista dei rifugiati politici di cui Erdogan chiede la consegna per togliere il veto all’ingresso della Svezia nella Nato.
La decisione della corte complica il processo di adesione alla Nato di Stoccolma. Tra i 21 nomi di cui Ankara chiede l’estradizione, infatti, Bulent Kenes non appare tra quelli negoziabili.
Negli scorsi mesi Erdogan non è mai entrato nello specifico delle estradizioni, ma l’unico che ha guadagnato una menzione da parte del presidente turco è stato proprio Kenes. “L’estradizione di questo terrorista è molto importante per noi e chiediamo alla Svezia di essere sensibile su questo fascicolo”, ha detto Erdogan un mese fa.
Il giornalista in questione non è un militante curdo né di organizzazioni rivoluzionarie turche, ma era il direttore di un quotidiano turco Zaman con una edizione anche in lingua inglese, che è stato per lungo tempo considerato in Turchia il megafono dell’organizzazione di Fetullah Gulen, l’esponente dell’opposizione turca rifugiatosi negli Stati Uniti che Ankara accusa di aver organizzato il tentato golpe del 2016.
Negli anni in cui Erdogan e Gulen erano alleati contro lo strapotere dei militari, il quotidiano Zaman ha sostenuto il partito Akp di Erdogan ed è arrivato a essere il più letto del Paese e uno dei principali organi di informazione in inglese.
Con la rottura consumatasi a inizio 2012 tra Erdogan e Gulen, il quotidiano ha cambiato linea, passando a criticare e accusare il governo di Erdogan, all’epoca premier, fino a mettere in campo, secondo l’Akp, una vera e propria macchina del fango per colpire lo stesso Erdogan, i membri dell’esecutivo e la sua famiglia con accuse di corruzione.
A inizio marzo 2016 la polizia turca in assetto antisommossa fece irruzione nella redazione dove molti giornalisti si erano trincerati, mentre una folla si era radunata fuori dalla sede del giornale in segno di solidarietà.
Un raduno cui i poliziotti reagirono con idranti e gas lacrimogeno, mentre anche la resistenza degli ultimi membri della redazione cadeva. Kenes è riuscito a fuggire in Svezia e la sua situazione si è complicata dopo il fallimento del golpe del 2016, alla luce del fatto che il legame del giornalista con Gulen in Turchia è considerato conclamato.
Il fatto che il giornalista abbia legami con Gulen, che abbia ‘infangato’ il governo turco ed Erdogan e che abbia utilizzato la sua posizione e influenza per lanciare “segnali di golpe” è infatti sufficiente a renderlo colpevole in Turchia, ma non sufficiente a renderlo un ‘terrorista’ per la giustizia svedese. Una divergenza di vedute che ha stoppato il processo di adesione della Svezia alla Nato.
Dopo l’annuncio da parte del governo ungherese della prossima ratifica della richiesta di ingresso di Svezia e Finlandia, manca infatti solo il via libera della Turchia tra i paesi Nato chiamati a esprimersi in merito. Ratifica che, dopo oggi, appare sempre più lontana.
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