Secondo i dati diffusi dall’Inps nei primi nove mesi del 2022 le assunzioni attivate dalla aziende sono state ben 6.227.000, con un aumento del +17% rispetto allo stesso periodo del 2021. Visto così il dato indicherebbe una situazione positiva, ma le cessazioni di lavoro sono state ben 5.571.000, in aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+23%) per tutte le tipologie contrattuali: contratti intermittenti (+39%), contratti a tempo determinato (+24%), contratti in apprendistato (+23%), contratti a tempo indeterminato (+21%), contratti stagionali e contratti in somministrazione (+20%).
Quindi si tratta nella stragrande maggioranza di contratti a termine, stagionali, intermittenti e quant altra diavoleria consentita sul mercato del lavoro da Pacchetto Treu, Legge Biagi, Jobs Act.
La crescita delle assunzioni ha interessato tutte le tipologie contrattuali, risultando accentuata sia per i contratti a tempo indeterminato (+28%) sia per le diverse tipologie di contratti a termine (intermittenti +25%, apprendistato +17%, tempo determinato +16%, stagionali +11%, somministrati +9%). Insomma sarebbero questi “i lavori” messi a disposizione per gli occupabili di cui starnazza il governo: qualche giorno o, nel migliore di casi, due/tre mesi l’anno.
Le trasformazioni da tempo determinato nei primi tre trimestri dell’anno sono risultate 553.000, in aumento rispetto allo stesso periodo del 2021 (+61%), ma per il tempo indeterminato la variazione positiva risulta pari solo a 301.000 unità.
Nello stesso periodo le conferme di rapporti di apprendistato giunti alla conclusione del periodo formativo (pari a 87.000) risultano essere aumentate dell’8% rispetto all’anno precedente. Da marzo 2021 il saldo annualizzato ha registrato un continuo recupero dei livelli occupazionali, in precedenza compressi dalla pandemia. A settembre 2022 si registra un saldo positivo pari a 525.000 posizioni di lavoro, rileva l’osservatorio dell’Inps sul precariato.
La dinamica delle assunzioni nell’insieme dei primi nove mesi dell’anno è stata particolarmente accentuata per le aziende che risultano avere più di 15 dipendenti: oltre il 24% in quelle da 16 a 99 dipendenti e quasi il 20% per quelle con oltre 100 dipendenti. Mentre per le piccolissime imprese (fino a 15 dipendenti) l’incremento è stato praticamente la metà circa l’11%.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento