Secondo le informazioni del quotidiano economico belga L’Echo, gran parte dei contanti trovati nelle case degli arrestati – 1,5 milioni di euro in totale – sono considerati nuovi, ancora avvolti nella plastica e freschi di stampa. Infine, alcune di queste banconote sono state emesse in Belgio, mentre il resto è ancora allo studio.
Ma è un dettaglio importante, perché conoscendo il luogo di emissione sarà facile trovare la banca dove sono stati prelevati i mazzi di banconote, quindi il conto corrente e l’identità di chi si è preso in carico il prelievo.
Un editoriale di Le Monde commenta preoccupato la caduta di credibilità del Parlamento europeo, soprattutto dopo che questo si è spesso assunto a “giudice morale” contro la corruzione in vari paesi. “La scarsa attenzione del Parlamento europeo all’etica e l’assenza di un controllo indipendente sollevano il sospetto di una porosità sistemica verso l’acquisto di influenze e l’impunità” – scrive Le Monde.
“Queste accuse sono dannose non solo per l’opinione pubblica europea, ma anche per la credibilità politica dell’Unione. Il ghigno del primo ministro ungherese Viktor Orban di lunedì scorso ha dato un’anticipazione in merito. Egli stesso è minacciato di sanzioni per la sua compiacenza nei confronti della corruzione”.
Occorre rammentare che a Bruxelles, sulle e nelle istituzioni europee, agiscono ben 12.445 società di lobby ufficialmente censite in un apposito registro. Ci sono dunque un enorme numero di “agenti di influenza” che si muovono liberamente nel Parlamento Europeo.
La sola Ong della Bonino – No Peace Without Justice, finita sotto inchiesta – ne ha accreditate 11, il doppio di Google, il triplo di Microsoft.
“L’inchiesta belga si allarga ma il cuore della questione resta sempre a Bruxelles, dove il Qatar-Gate ha rivelato quanto sia permeabile alle influenze esterne il tempio della democrazia che legifera sul destino di 450 milioni di cittadini” sottolinea il Fatto.
“Nel corso di molti decenni, il Parlamento ha permesso lo sviluppo di una cultura dell’impunità, con una combinazione di regole e controlli finanziari poco rigorosi e una totale mancanza di controllo etico indipendente o addirittura di qualsiasi controllo etico“, ha dichiarato al Financial Times il direttore di Transparency International, l’ex eurodeputato Michiel van Hulten.
Le agenzie riferiscono che nella seduta urgente del Parlamento europeo convocata martedì per discutere dello scandalo del Qatargate, praticamente non c’era quasi nessun europarlamentare. Alla richiesta di aggiornarla, il presidente della seduta ha voluto mantenerla lo stesso.
Così agli atti verrà scritto che c’è stata la seduta anche se non c’era nessuno “seduto” a seguirla e a discuterne. Una ipocrisia molto, ma molto “europea”.
La europarlamentare Manon Aubry (vedi altra parte del giornale) ha descritto come il mese scorso nel Parlamento europeo si sia arrivati a deliberare una risoluzione sul Qatar.
“Siamo rimasti sbalorditi quando ci è stata inviata la proposta di risoluzione proposta dal gruppo Socialisti e Democratici. Un testo che avrebbe dovuto condannare le violazioni dei diritti umani, si è ripetutamente congratulato con il Qatar per i suoi ‘notevoli sforzi’ nella promozione dei diritti umani, sottolineando il ‘partenariato strategico’ tra UE e Qatar, in particolare per la fornitura di gas naturale liquefatto, e minimizzando la violazioni dei diritti. Con amici come questi, chi ha bisogno di nemici?”
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