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17/01/2023

A Davos incombono le preoccupazioni del grande capitale

A Davos, sulle montagne svizzere, comincia oggi la 53esima edizione del World Economic Forum. L’incontro di quella che può essere definita come l’assise esclusiva della borghesia mondiale durerà fino a venerdi. E’ prevista la partecipazione di circa 2.500 tra banchieri, amministratori delegati, studiosi, ministri, capi di stato provenienti da 130 Paesi.

Tra gli invitati al Forum Economico Mondiale risutano esserci l’inviato speciale del presidente degli Stati Uniti per il clima, John F. Kerry, il direttore del Federal Bureau of Investigation (FBI), Christopher Wray, la direttrice della US National Intelligence, Avril Haines, la presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, la direttrice del Fondo Monetario Internazionale, Kristalina Georgieva, il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus e il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, Ngozi Okonjo-Iweala.

Tra i leader politici saranno presenti il cancelliere tedesco Olaf Scholz, la presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen, il premier spagnolo, Pedro Sanchez, e quello greco, Kyriakos Mitsotakis. Ma anche il primo ministro belga, Alexander De Croo, il presidente della Colombia, Gustavo Francisco Petro Urrego, il premier olandese, Mark Rutte, il presidente delle Filippine, Ferdinand Marcos, quello polacco, Andrzej Duda, quello del Congo, Felix Tshisekedi, oltre ai primi ministri marocchino e tunisino, rispettivamente Aziz Akhannouch e Najla Bouden. Saranno inoltre presenti 19 governatori di banche centrali.

Fra i big boss italiani figurano i top manager Paolo Dal Cin di Accenture, Paolo Merloni del gruppo Ariston, Michele Crisostomo e Francesco Starace di Enel, Lucia Calvosa di Eni, Alexander Stubb del European University Institute, Mario Moretti Polegato di Geox, Andrea Illy di Illycaffè, Carlo Messina di Intesa Sanpaolo, Nerio Alessandri e Erica Alessandri di Technogym, Andrea Orcel e Pier Carlo Padoan di Unicredit, Matteo Laterza di Unipol Gruppo, Arnold Puech Pays d’Alissac della World Farmers’ Organization. Per i giornalisti saranno presenti Federico Fubini del Corriere della Sera e Marco Zatterin de La Stampa. Il governo spedirà invece il solo ministro dell’istruzione Valditara.

Di cosa discuteranno e soprattutto cosa preoccupa i rappresentanti delle èlite che da oggi si riuniscono a Davos? Indubbiamente il fatto che il mondo sia cambiato sotto i loro occhi e che l’Occidente – dunque l’area a capitalismo avanzato – ha scoperto di essere meno egemone sul resto del mondo di quanto lo sia stato dai primi anni Novanta dello scorso secolo in poi.

La mondializzazione che ha assicurato l’espansione capitalistica a guida Usa dei decenni scorsi si è spezzata, interrotta, trasformata in competizione aperta e frontale tra il blocco euroatlantico e i paesi emergenti nel resto del mondo.

Nei materiali preparatori del Forum di Davos, uno degli analisti ha individuato nero su bianco il pericolo della frammentazione dell’economia mondiale.

“In un mondo assediato da sfide complesse e interconnesse, si registra una preoccupante tendenza alla divisione. Negli ultimi anni, i livelli di collaborazione globale sono diminuiti, e i due fattori scatenanti della pandemia di COVID-19 e della crisi ucraina hanno accelerato questa tendenza. Secondo il Global Risks Report 2023 del World Economic Forum, realizzato in collaborazione con Zurich e Marsh, quattro esperti su cinque di una rete internazionale diversificata hanno dichiarato di prevedere una volatilità costante nei prossimi due anni. Come possiamo quindi arginare questa marea di frammentazione? Dobbiamo metterci al lavoro, subito”, ha scritto Mirek Dusek del Managing Board del World Economic Forum.

L’altra preoccupazione è indubbiamente l’inceppamento dell’economia mondiale. “Nei prossimi mesi il mondo dovrà affrontare un percorso in salita per l’economia, poiché l’inflazione elevata, la bassa crescita e l’alto debito minacciano i posti di lavoro e le imprese” – afferma Dusek nel suo report preparatorio per il Forum – “Un recente rapporto del Forum ha rilevato che più di due terzi delle piccole e medie imprese (PMI) e delle aziende di medie dimensioni stanno lottando per la sopravvivenza. Nel contempo, l’aumento della crisi del costo della vita sta trascinando nella povertà milioni di persone in tutto il mondo”.

È evidente come anche per la borghesia mondiale la posta in gioco nel “nuovo mondo” si stia facendo altissima, in qualche modo anche per loro la pacchia è finita.

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