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21/01/2023

Guerra in Ucraina - La Nato vuole l’escalation, ma c’è qualche problemino...

di Francesco Dall'Aglio

Oggi a Ramstein si terrà l’ottava riunione dell’Ukraine Defense Contact Group, che si occupa di coordinare l’invio (e l’utilizzo, anche se pare brutto dirlo) degli aiuti militari all’Ucraina.

Il vertice giunge dopo una serie di dichiarazioni rilasciate da Stoltenberg e da altri leader occidentali (Sanna Marin, ad esempio) che hanno ribadito la necessità di continuare a inviare armi, perché l’Ucraina combatte per i nostri valori e bisogna assolutamente che vinca altrimenti altri despoti, in giro per il mondo, saranno tentati di invadere i loro vicini vedendo che alla Russia è andata bene (argomentazione deboluccia, ma questo passa il convento).

Il nuovo pacchetto di aiuti presenta una netta escalation. Oltre a una gran quantità di veicoli trasporto truppa (Marder tedeschi, Bradley USA), veicoli blindati, artiglieria semovente (M109 Paladin USA, Archer svedesi), artiglieria trainata e sistemi di difesa antiaerea, oltre alla solita massa di armi individuali, secondo alcune indiscrezioni gli USA hanno intenzione di spedire anche munizionamento GLSDB per i lanciamissili HIMARS, che ha una gittata ben superiore al munizionamento standard.

Arriva infatti a circa 150 chilometri, cosa che ovviamente complicherebbe la logistica russa minacciando aree finora fuori raggio dell’artiglieria ucraina, tra cui le basi in Crimea.

Ora naturalmente (e questo sempre ammesso che la notizia sia vera) bisognerà vedere quanti di questi proiettili verranno inviati, ma certamente si tratta, appunto, di un’escalation – e abbiamo visto come la Russia abbia, finora, risposto sempre in maniera asimmetrica alle escalation.

Quello che invece non verrà inviato sono i carri armati che l’esercito ucraino sta disperatamente richiedendo da mesi.

La Gran Bretagna dovrebbe inviare una dozzina di Challenger 2, ma se e quando lo farà non è noto. La Germania, invece, si è tirata fuori dalla questione in maniera molto furba, almeno a quanto affermano Süddeutsche Zeitung e Wall Street Journal: manderà i Leopard, e consentirà a Polonia, Finlandia eccetera di mandare i propri, solo quando gli USA manderanno un numero equivalente di Abrams.

L’amministrazione USA non ha nessuna intenzione di mandarli, perché tra consumi e dimensioni sarebbero un incubo logistico (lo sarebbero anche i Challenger e, in misura minore, i Leopard) e quindi, almeno per ora, l’invio di carri non ci sarà, nonostante le altissime proteste dei falchi polacchi.

Ora. Una cosa che va notata nel nuovo pacchetto di aiuti è che il materiale bellico, sia quello che verrà spedito sia quello che viene richiesto dall’Ucraina, è ormai tutto occidentale. E la ragione non è che le superarmi occidentali sono migliori eccetera, ma che quelle sovietiche stoccate nei magazzini NATO o raccattate in giro per il mondo ormai sono finite. Ma perché l’Ucraina ha ancora bisogno di carri, blindati e artiglieria? Ne aveva ricevuti molti in primavera e in estate, oltre a quelli che aveva di suo. Che fine hanno fatto?

La foto che allego può già dare un’idea della fine che hanno fatto. Ma vediamo un po’ di cifre.

All’inizio del conflitto si stima che l’Ucraina avesse a disposizione più o meno 2.500 carri armati, 12.500 veicoli corazzati e 3.500 pezzi d’artiglieria di grosso calibro (superiori a 122 mm).

Di sicuro non tutto il materiale era effettivamente utilizzabile, ma resta comunque un parco mezzi ragguardevole: e secondo i nostri fantasiosi giornalisti, verso aprile l’Ucraina aveva a disposizione un numero di mezzi SUPERIORE a quello che aveva all’inizio dell’invasione, perché ne aveva presi a centinaia dai russi.

Nonostante questi numeri, tra primavera ed estate si è reso necessario spedire molti altri mezzi, tutti sovietici per minimizzare le difficoltà logistiche legate all’addestramento degli equipaggi e ai rifornimenti. Sono arrivati 410 carri da Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia, 300 veicoli blindati, 1.100 veicoli trasporto truppa (tra cui 300 M113 e 250 M117), 300 pezzi d’artiglieria (tra cui i celebri M777), 400 pezzi di artiglieria semovente (tra essi anche produzioni post-sovietiche dell’Europa Orientale, come i Krab polacchi e i Zuzana slovacchi), e 85 lanciamissili semoventi (HIMARS e non solo).

Anche questo materiale pare essere stato “speso”, come si dice in maniera asettica: cioè distrutto. Non tutto, ovviamente, ma quello che resta non è sufficiente per la difesa dell’Ucraina, figuriamoci per le avanzate che dovrebbero consentirle di riprendere tutto il territorio (fino ai confini del 1991, ricordiamo).

In sintesi, due eserciti interi si sono vaporizzati tra Donbas, Kharkiv e Cherson. Ora bisogna mandarne un terzo. Se anche questo dovesse risultare inutile ci si chiede quale sarà la prossima mossa.

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