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29/01/2023

Gerusalemme - Ritorsione palestinese. Sette israeliani uccisi

Ieri sera a Gerusalemme un giovane palestinese ha fatto fuoco fuori da una sinagoga nel quartiere di Neve Ya’akov, a Gerusalemme, provocando la morte di sette israeliani, cinque uomini e due donne, e alcuni feriti. Si tratta di Alqam Khayri, un palestinese di 21 anni residente a Gerusalemme est. Khayri è fuggito dalla scena dell’attacco in macchina e aprendo il fuoco contro gli agenti della polizia. Dopo un breve inseguimento, è stato ucciso. La polizia ritiene che Khayri abbia agito da solo.

L’attentato è avvenuto per ritorsione al sanguinoso raid israeliano a Jenin dove nove palestinesi, otto uomini e una donna, erano stati uccisi dalle forze speciali israeliane. Ieri sera in diverse città palestinesi l’azione a Gerusalemme è salutata come una “giusta vendetta” per i morti di Jenin.

Anche oggi a Gerusalemme, un ragazzino palestinese di 13 anni ha aperto il fuoco con una pistola a Ma’alot Street contro un gruppo di coloni israeliani colpendone due – padre e figlio – ma è stato ferito da altri due coloni armati. Il giovane, gravemente ferito, è un palestinese residente a Gerusalemme est.

Violenti scontri erano già scoppiati nella notte di giovedi e nelle prime ore di venerdì nella Cisgiordania occupata e a Gerusalemme Est per protestare contro il massacro di Jenin. Scontri tra palestinesi e polizia israeliana sono scoppiati nel quartiere di Ain Al-Lawza, nella cittadina di Silwan, nell’area della Gerusalemme occupata, preso d’assalto dalle forze di polizia israeliane, tra pesanti lanci di bombe lacrimogene. Scontri simili sono scoppiati anche nel vicino quartiere di Ras Al-Amud, a Gerusalemme ma anche a Nabi Saleh, vicino Ramallah.

Già nella mattinata di ieri tre razzi erano stati lanciati da Gaza verso il territorio israeliano, uno era stato intercettato gli altri due non hanno causato né vittime né danni. L’aviazione israeliana aveva bombardato Gaza come rappresaglia. Gli aerei hanno anche bombardato più volte il sito “Quraysh” situato nel quartiere Tal Al-Hawa, a sud-ovest della città di Gaza. Ma in serata nella città israeliana di Ashkelon (30 km da Gaza) è caduta una raffica di missili palestinesi che sono esplosi all’interno della città, senza essere intercettati dal sistema Iron Dome.

In tutta la Palestina la situazione è ormai esplosiva da mesi. Tra i giovani – trasversalmente e indipendentemente dalle organizzazioni esistenti – è cresciuta la spinta alla resistenza armata contro l’occupazione israeliana e l’idea di rispondere “colpo su colpo” ai raid e alla quotidiana oppressione israeliana.

In Israele l’insediamento di un governo estremista come quello di Netanyahu getta benzina sul fuoco allontanando qualsiasi spiraglio di allentamento delle tensioni. Al contrario, l’espansionismo delle colonie israeliane in Cisgiordania e la pulizia etnica a Gerusalemme appaiono ben definite nel programma del nuovo governo. Una linea che sta suscitando allarme sia all’interno di Israele che nella diaspora ebraica nel mondo.

Di fronte alla precipitazione della situazione in Palestina, i governi occidentali non vanno oltre il sostegno acritico a Israele e all’ipocrisia dei due pesi e due misure.

Il governo italiano, che aveva scelto il silenzio assecondando il raid israeliano a Jenin di giovedì, ieri invece ha “condannato con forza il vile attentato terroristico di Gerusalemme ed esprime il suo cordoglio e la sua vicinanza allo Stato d’Israele e a tutto il suo popolo”, si legge nella nota di Palazzo Chigi. Ipocriti.

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