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29/01/2023

Amazon: anche quando gli affari vanno a gonfie vele, i lavoratori sono sotto attacco

I lavoratori di AMAZON hanno scioperato il 25 gennaio a Coventry nel primo sciopero nel gigante delle consegne sul suolo britannico.

Lo sciopero ha un significato particolare.

Il governo, naturalmente, si è dimostrato più intransigente quando si tratta di scioperi nei servizi pubblici, dove è lui a decidere le retribuzioni.

Ma gli scioperi nel settore privato sono altrettanto importanti. Qui, sindacati come UNite e GMB – che per anni ha lottato con tenacia per organizzare i lavoratori di Amazon in barba all’ostilità del datore di lavoro – hanno ripetutamente ottenuto riconoscimenti salariali superiori all’inflazione in centinaia di vertenze, portando centinaia di milioni di sterline nelle tasche dei lavoratori.

Sono questi successi, piuttosto che la possibilità di un’interruzione dell’economia, a far passare notti insonni ai ministri: gli attacchi dei conservatori al diritto di sciopero sono motivati dalle vittorie salariali nel settore privato e dalle grandi vertenze nazionali.

Il settore privato – che rappresenta circa i tre quarti della forza lavoro britannica – è scarsamente sindacalizzato e Amazon si affretta a sottolineare che la maggior parte dei suoi lavoratori non è impegnata in azioni sindacali.

Ma è proprio per questo che gli sforzi organizzativi nel settore sono così importanti e che le vittorie salariali, quando si verificano, possono aiutare a sindacalizzare nuove fasce di lavoratori.

La notorietà di un leader di mercato come Amazon – come è avvenuto negli ultimi anni con gli scioperi del BFAWU, presso il gigante dei fast-food McDonald’s – contribuisce a rendere popolare l’azione sindacale e può ispirare le persone che lavorano in settori simili ad aderire ai sindacati.

La determinazione di Rishi Sunak a contenere le retribuzioni nel settore pubblico non è finalizzata a far quadrare i conti; dopotutto, il Tesoro ha alterato i propri modelli di calcolo del debito per creare il “buco nero” nelle finanze pubbliche che ora dice di dover colmare.

Fa parte di una strategia volta a ridurre i salari in tutta l’economia per aumentare i margini di profitto.

Lo sciopero di Amazon – che si svolge in una delle aziende britanniche di più alto profilo – ricorda che la lotta per i salari unisce i lavoratori del settore pubblico e privato, sventando i tentativi dei conservatori di dividerli e contrapporli.

Sebbene l’azione sia stata motivata da un’insultante offerta di aumento di 50 penny l’ora, la vertenza mette in luce anche le condizioni disumane imposte ai lavoratori da questo colosso della gig economy.

I rappresentanti sindacali raccontano storie orribili di lavoratori penalizzati per le pause in bagno, spinti senza sosta a raggiungere obiettivi irragionevoli fissati dall’algoritmo, che collassano sul lavoro e richiedono l’intervento dell’ambulanza.

Si tratta di un modello del tutto indifferente al benessere della sua forza lavoro, un modello che mira a “sfinirli, sbarazzarsi di loro, sostituirli”, come dice Amanda Gearing, organizzatrice storica della GMB.

Se i lavoratori non si alzano in piedi e non fanno sentire il proprio peso, questo è il futuro di molti altri settori – non ultimo quello della Royal Mail, dove la CWU sta attualmente rifacendo le votazioni per estendere il suo mandato di sciopero contro i manager che cercano di trasformarla in un corriere della gig economy non dissimile da Amazon.

Alla Royal Mail, come del resto alle ferrovie, i lavoratori si sentono dire che devono sopportare condizioni sempre peggiori in un mondo che cambia.

La domanda si è ridotta e le loro industrie non sono più redditizie, dicono le aziende che hanno sottratto miliardi e li hanno consegnati agli azionisti. Quindi il servizio deve essere ridotto, la forza lavoro deve essere ridimensionata e la “produttività” (intendono in realtà il tasso di sfruttamento) deve aumentare.

Amazon smentisce questa narrazione. Qui abbiamo un’azienda che ha quasi raddoppiato il suo valore dopo la pandemia: un’azienda che ha visto i suoi ricavi annuali aumentare del 38% nel 2020, del 22% nel 2021 e di un altro 10% nel 2022.

Gli acquisti su Internet e i mutamenti comportamentali dopo i lockdown hanno visto un’impennata della domanda, eppure Amazon continua a fare la guerra ai suoi lavoratori.

Il comportamento di Amazon dimostra che i lavoratori non sono sotto attacco perché gli affari vanno male o le prospettive economiche sono difficili. Sono sotto attacco quando gli affari vanno a gonfie vele: sono sotto attacco per massimizzare il profitto del datore di lavoro.

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