Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

18/01/2023

Iran - Se le proteste non scalzano il regime arriverà l’attacco militare israeliano

Se il regime iraniano non crollerà sotto il peso delle proteste, Israele andrà all’attacco. La connessione tra questi due fattori è stata avanzata dal Capo di Stato Maggiore israeliano Aviv Kohavi in procinto di lasciare il suo incarico.

La minaccia di un attacco militare all’Iran è stata ribadita dalle autorità israeliane nella cerimonia di avvicendamento alla guida dello Stato maggiore delle Forze armate proprio tra il generale Kohavi e il generale Herzi Halevi.

Secondo il generale Aviv Kohavi, Israele è ormai pronta all’eventuale intervento militare contro Teheran che vedrà anche il sostegno degli Stati Uniti per evitare che l’Iran si doti di un’arma atomica. Anche perché dopo quattro mesi, le rivolte in Iran contro il regime stanno perdendo forza e la cosa allontana l’ipotesi di un cambio di regime fortemente desiderato a Tel Aviv e Washington.

L’Agenzia Nova riporta che da alcune settimane il sito Critical Threats Project – che monitora le manifestazioni dal 16 settembre – registra solo proteste di moderata o bassa intensità, concentrate soprattutto nella capitale e in zone storicamente turbolente come le provincie curde del nord del Paese e le provincie del Sistan-Baluchistan (a est) e del Khuzestan (a ovest).

Il governo iraniano di Raisi e l’intero apparato della Repubblica islamica, in particolare i Guardiani della rivoluzione, si stanno dimostrando risoluti nel proseguire sulla linea dura contro le proteste, incuranti della pressione economica e politica da parte di Stati Uniti ed UE.

Il negoziato sul nucleare tra Teheran e le potenze del gruppo 5+1 (Cina, Francia, Regno Unito, Russia, Stati Uniti e Germania) è di fatto congelato, mentre l’Iran – nonostante le sanzioni occidentali – ha proceduto lo sviluppo del suo programma nucleare teso a riequilibrare l’asimmetria atomica in Medio Oriente (l’unico paese della regione che dispone di un arsenale nucleare è Israele, ndr).

Pochi giorni fa, l’ex capo di Stato maggiore delle Forze armate israeliane, il generale Aviv Kohavi, ha confermato che Israele è pronto per un attacco contro le infrastrutture militari iraniane, affermando che Teheran ha abbastanza materiale fissile per produrre quattro ordigni nucleari: tre con uranio arricchito al 20 per cento, mentre il quarto con uranio arricchito al 60 per cento.

Per produrre un’arma nucleare è necessario l’impiego di uranio arricchito al 90 per cento, quindi gli ordigni che potrebbero essere fabbricati dall’Iran sono al momento “bombe sporche” ovvero armamenti progettati per disperdere materiale altamente radioattivo sull’obiettivo, mediante un’esplosione di adeguata potenza. Ma, secondo l’alto ufficiale israeliano, il divario tra il 20 per cento e il 60 per cento di uranio arricchito può essere colmato “in poche settimane”, aumentando la potenza di tali ordigni e rappresentando un grande pericolo per Israele e i suoi alleati.

Il generale Kohavi ha sottolineato che le Forze armate israeliane hanno intensificato in questi ultimi due anni i preparativi per un conflitto a tutto campo con Teheran, inclusi servizi di intelligence potenziati, aumento del munizionamento, piani operativi migliori e maggiore addestramento dei militari. Nel 2022 le IDF hanno effettuato due esercitazioni su vasta scala in caso di conflitto aperto con l’Iran in collaborazione con gli Stati Uniti. L’ultima è stata organizzata il 30 novembre scorso e ha visto la simulazione di una serie di attacchi contro le infrastrutture nucleari iraniane condotta dall’Aeronautica israeliana con l’appoggio logistico di aerocisterne dell’Aeronautica degli Stati Uniti.

Secondo il generale Kohavi, Israele sta vagliando tre possibili scenari per un attacco contro l’Iran.

Il primo sarebbe un attacco preventivo contro infrastrutture non nucleari, per mostrare al nemico le capacità di penetrazione in territorio iraniano.

Il secondo è invece un attacco diretto contro le installazioni nucleari iraniane e siti ausiliari per fermare i progressi del programma nucleare iraniano.

Il terzo, se la situazione alla fine si dovesse trasformare in una vera e propria campagna militare, include anche attacchi contro siti militari e altre infrastrutture.

È evidente che i tre scenari ipotizzati da Israele dovranno tenere conto della reazione iraniana, uno stato meno isolato di quanto sia stato ritenuto fino a qualche tempo fa.

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento