Le parole del segretario della Nato Stoltemberg a Davos pesano come pietre e segnano un ulteriore passo nell’escalation di guerra contro la Russia.
“La posizione della Nato è che l’Ucraina diventerà un membro della Nato – ha detto Stoltenberg – Quindi, ovviamente, l’obiettivo principale ora è sostenere l’Ucraina per garantire che l’Ucraina vinca la guerra e rimanga una nazione democratica, sovrana e indipendente in Europa. E questo è il motivo per cui i partner degli alleati della Nato stanno fornendo un supporto militare senza precedenti all’Ucraina”.
A rendere più inquietanti gli scenari sul futuro del conflitto in Ucraina, oltre le parole di Stoltemberg ci sono le notizie che giungono dagli Usa e dalla Germania relativamente alle forniture di armamenti offensivi alle forze armate ucraine.
Secondo quanto riferisce il New York Times l’amministrazione Biden sta considerando la tesi secondo cui Kiev ha bisogno di potenza bellica per colpire la Crimea annessa dalla Russia dal 2014. Un cambiamento significativo sulla natura offensiva degli armamenti che gli Usa intendono fornire all’Ucraina. Se ne discuterà domani, venerdì, in occasione della riunione a Ramstein, in Germania, del Gruppo di Contatto sull’Ucraina, Nel pacchetto, che comprenderà anche veicoli corazzati da combattimento, probabilmente gli Stryker prodotti dalla General Dynamics Land Systems, non dovrebbero però essere inseriti gli M1 Abrams, i carri armati da 60 tonnellate in dotazione alle forze armate Usa.
E proprio sui carri armati si è aperto un altro fronte, quello della e sulla Germania.
La Gran Bretagna invierà 14 carri armati Challenger 2 all’Ucraina, ma questi – secondo tutti gli analisti militari – non saranno affatto sufficienti per un’offensiva ucraina in grande stile. Per costituire i dieci gruppi tattici e passare all’attacco, secondo l’International Institute for Strategic Studies, ne servono almeno 110. E gli ucraini vorrebbero i carri armati tedeschi Leopard 2, sia perché sono i più massicci in Europa, sia perché “è più semplice inviarli in Ucraina dal punto di vista logistico”, ha spiegato l’analista militare ucraino Oleksandr Kovalenko.
Ma su questa fornitura militare qualitativamente impegnativa, si sono palesati problemi politici e tecnici.
L’agenzia Agi riferisce che Armin Papperger, amministratore delegato di Rheinmetall, l’azienda che produce i Leopard 2, ha dichiarato alla Bild che, “anche se Berlino desse il via libera domani”, i primi Leopard 2 “non potrebbero essere consegnati all’Ucraina prima del 2024”. L’unica soluzione praticabile, nel breve periodo, è consentire ai membri della Nato che hanno già Leopard 2 tedeschi in dotazione, come la Polonia e la Finlandia, di inviarne alcuni a Kiev. Varsavia si è già detta disponibile a spedirne un battaglione. Ma anche per cedere a terzi armamenti di produzione tedesca serve il nulla osta del governo tedesco. E Scholz fino ad ora non ha acconsentito a questa operazione.
Le recenti dimissioni a cui è stata costretta dalla lobby atlantista la ministra della Difesa Christine Lambrecht, sono la spia di fratture profonde dentro il fragile esecutivo tedesco. Il vicecancelliere Robert Habeck ha già fatto sapere di essere favorevole a consentire alla Polonia di cedere i Leopard 2 all’Ucraina e i liberali di Fdp, il partito più filoamericano della coalizione, sono sulla stessa lunghezza d’onda .
Ma le pressioni ucraine e Usa stanno aumentando enormemente sulla Germania. Lo rivela la Bild Zeitung, secondo cui una decisione potrebbe essere presa già a ridosso della riunione in programma a Ramstein questo venerdì. “La pressione degli Stati Uniti sta aumentando e dalla scorsa settimana c’è stato un nuovo tono”, ha detto un politico straniero a Bild. La Cancelleria federale starebbe lavorando “in un circolo ristretto e con la massima segretezza” alla progettazione di un piano per l’invio di Leopard 2 all’Ucraina che coinvolge anche il ministro degli Affari speciali, Wolfgang Schmidt, e il nuovo ministro della Difesa Boris Pistorius.
Sul campo, intanto, le forze armate russe sembrano aver ripreso in mano l’iniziativa sul fronte.
A parte il duro colpo a seguito della decapitazione del vertice del ministero dell’Interno ucraino per la caduta dell’elicottero su cui volavano, oggi sono le stesse fonti ucraine a confermare che: “Nell’ultimo giorno, le unità delle forze di difesa dell’Ucraina hanno respinto gli attacchi degli occupanti nelle aree degli insediamenti di Bilohorivka, regione di Luhansk e Terny, Verkhniokamianske, Soledar, Sil, Krasna Hora, Bakhmut, Klischivka, Kurdiumivka, Vodiane, Maryinka e Paraskovyivka, regione di Donetsk”, ha detto l’AFU nel riassunto giovedì mattina.
Questo dato emerge con evidenza dalle corrispondenze militari intorno a Bakhmut e Soledar recentemente conquistata dai russi. I report delle intelligence e dei think thank anglostatunitensi, troppo spesso prese come oro colato dai mass media italiani, provano in mille modi diversi a fornire notizie più tranquillizzanti. Ma sono gli stessi esperti militari a fare tana a questo schema. “Il fatto stesso che la Difesa britannica pubblichi ogni giorno sui social il bollettino dell’intelligence, ne evidenzia chiaramente gli obiettivi propagandistici e di Info Ops (operazioni di guerra psicologica, ndr) tesi quindi a offrire un’interpretazione del conflitto in Ucraino che influenzi direttamente l’opinione pubblica e i suoi leader”, scrive il sito specializzato Analisi Difesa.
Anche i report quotidiani dello statunitense Institute for the Study of War, da giorni insistono più nell’analisi delle dinamiche politiche interne alla Russia circa la conduzione della guerra che sui bollettini dal fronte come avveniva nei giorni precedenti, segno evidente che le notizie non sono buone né spendibili.
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