Parigi. Nella prima vera giornata di mobilitazione nazionale contro la riforma delle pensioni – “consigliata” dalla Commissione Europea e di cui Macron non è che uno “zelante esecutore”, per riprendere le parole di Jean-Luc Mélenchon – sono i numeri a parlare forte e chiaro: quasi 2 milioni di persone sono scese in piazza in tutte le città per manifestare contro l’ennesimo attacco ai diritti dei lavoratori e lo smantellamento dello Stato sociale francese.
Lo sciopero generale convocato da otto sigle sindacali – CGT, Solidaires, FO, FSU, CFE-CGC, CFTC, Unsa e persino dal noto “sindacato giallo” CFDT – ha visto una larga adesione in tutti i settori produttivi e sociali, di portata comparabile allo “storico” 5 dicembre 2019, quando l’intera Francia fu paralizzata dallo sciopero e dalle manifestazioni.
A Parigi, gli organizzatori rivendicano 400mila manifestanti (80mila secondo il Ministero degli Interni), ma anche nelle altre città francesi – da Marsiglia a Lione, da Bordeaux a Grenoble, da Lille a Nantes – cortei densamente partecipati hanno invaso le strade e le piazze, strabordanti di rabbia sociale contro il governo guidato da Élisabeth Borne.
Su Twitter, la prima ministra francese, di fronte alle manifestazioni a tratti oceaniche che hanno animato la giornata di ieri, ha preferito ringraziare “l’impegno delle forze dell’ordine che hanno permesso alle manifestazioni di avere luogo in buone condizioni”. La paura cresce anche nelle stanze di un “governo di minoranza” che si tiene a galla con il supporto puntuale del Rassemblement National di Marine Le Pen.
Il governo, già in crisi di legittimità e costretto a ricorrere al famoso articolo 49.3 (che permette di adottare un disegno di legge senza voto dell’Assemblée Nationale) per l’approvazione della “Loi de finances”, non può che far affidamento alla repressione poliziesca in piazza e dell’azione sindacale nel luoghi di lavoro per tentare di intimidire e indebolire la mobilitazione.
Il presidente Macron, in viaggio ufficiale a Barcellona, ha difeso la “sua” riforma delle pensioni, ritenendola “equa e responsabile” e affermando che sarà “portata avanti con determinazione”. Il progetto prevede di innalzare l’età pensionabile da 62 a 64 anni e di portare a 43 anni l’anzianità contributiva necessaria per ottenere il “tasso pieno”.
Tuttavia, come risulta da uno studio dell’Institut national de la statistique et des études économiques (INSEE) sulla mortalità dei francesi per percentili di reddito, un quarto degli uomini più poveri sarebbe già morto a 62 anni (cinque volte di più del 5% più ricco) e un terzo a 65 anni. Per le donne, circa il 13% delle più povere muore prima dei 62 anni.
Inoltre, la situazione sarà ancor peggiore per coloro nati dopo il 1974, come sottolinea Patrick Aubert, ricercatore all’Institut des politiques publiques, poiché la metà di coloro che devono aspettare fino a 67 anni per raggiungere il “tasso pieno” fa parte del 25% più povero della popolazione.
Insomma, la linea del governo è chiara: lavorare di più, in condizioni peggiori e più instabili, mentre la precarizzazione generale e la disoccupazione crescente rendono sempre più difficile una “continuità di carriera” per conseguire una “regolarità contributiva”.
Dall’altro lato, sono altrettanto chiare le parole d’ordine della protesta: il ritiro totale e immediato della riforma delle pensioni, il diritto alla pensione a 60 anni e in buona salute, la difesa dei “regimi speciali” a tutela di chi compie lavori usuranti. Senza dimenticare l’aumento dei salari, la tassazione dei super-profitti delle multinazionali e misure concrete a difesa del potere d’acquisto contro l’inflazione galoppante.
Nelle raffinerie del gruppo TotalEnergies, già al centro della mobilitazione di inizio autunno per l’aumento dei salari, il tasso di adesione allo sciopero è stato superiore all’80%. Ed è proprio dalla CGT-Energie che arriva la proposta di rilanciare ed estendere la protesta con nuove giornate di sciopero in un settore strategico, in cui è possibile costruire un rapporto di forza favorevole alle rivendicazioni sindacali contro il padronato e il governo dei ricchi.
In un comunicato, la Fédération nationale Mines-Energie della CGT(FNME-CGT) ha messo in evidenza la determinazione dei lavoratori delle industrie dell’elettricità e del gas di fronte alla controriforma delle pensioni e sottolineato la necessità di una “strategia di lotta collettiva, di mobilitazione, coordinata e soprattutto offensiva”. Nel suo “piano di battaglia” contro la riforma delle pensioni, la FNME-CGT avanza l’assoluta necessità di passare a uno sciopero riconducibile, coordinato “su tutti i luoghi di lavoro del settore federale e con gli altri settori professionali, in particolare con le altre federazioni CGT”.
Il ramo petrolifero della Fédération Nationale Industries Chimique della CGT (FNIC-CGT) ha reso note le sue prossime date di mobilitazione su “tutti i siti di produzione e distribuzione e per il personale amministrativo”, con uno sciopero di 24 ore il 19 gennaio, di 48 ore il 26 dello stesso mese e di 72 ore il 6 febbraio, non escludendo l’eventuale paralisi totale degli impianti di raffinazione.
L’altro settore chiave dello sciopero è stato quello dei trasporti pubblici urbani e regionali, con diverse linee di metro parigine completamente chiuse e numerose aperte soltanto per garantire il servizio negli orari di punti, con meno di un terzo dei treni TGV e un decimo dei treni TER in circolazione sull’intero territorio francese. A questi si aggiungono i portuali, l’istruzione con il 70% degli insegnanti della scuola secondaria in sciopero e i servizi delle amministrazioni pubbliche.
La prossima giornata di mobilitazione contro la riforma delle pensioni si terrà martedì 31 gennaio, come deciso dall’Intersindacale che ha promosso lo sciopero di ieri. La CGT voleva che fosse il 26 gennaio, ma alla fine è stata la CFDT ad avere la meglio. Diverse organizzazioni sindacali e sociali hanno anche indetto manifestazioni locali per lunedì 23 gennaio, in occasione della presentazione del progetto di riforma delle pensioni al Consiglio dei ministri.
Per sabato 21 gennaio, La France insoumise ha lanciato, insieme a numerose organizzazioni giovanili, una mobilitazione nazionale contro la riforma delle pensioni a Parigi, con l’intento di estendere e prolungare la battaglia sindacale.
Ce n’est que le début...
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