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02/06/2025

Guerra in Ucraina - Kiev attacca l'avizione strategica russa

L’appuntamento di Istanbul – sulla cosiddetta trattativa triangolare tra Ucraina, Usa e Russia, formalmente mediata dalla Turchia (che è paese della Nato, ma decisamente “attore in proprio”) – non parte con grande prospettive di successo.

Sintetizzando molto, e senza neanche considerare gli avvenimenti sul fronte – dove come da tempo l’armata di Mosca avanza a piccoli passi – si devono mettere in fila questi attacchi ucraini, come ricapitolati da diversi osservatori.
– Nella regione di Bryansk, alle 10:52 ora di Mosca, i binari ferroviari sono stati fatti saltare in aria nella tratta Unecha-Zhecha. Non si contano né feriti né particolari danni.

– Nella notte un ponte ferroviario è crollato a seguito di un sabotaggio anche nella regione di Kursk, al confine con l’Ucraina, mentre un treno merci lo stava attraversando: ferito un macchinista.

– Sabato sera nella regione di Bryansk è stato fatto saltare un ponte sul quale viaggiava un treno passeggeri. Al momento dell’attacco terroristico si contano sette morti e decine di feriti.

– La base aerea di Olenya nella regione di Murmansk e la base aerea di Belaya nella regione di Irkutsk sono state sottoposte a un massiccio attacco di droni; i residenti locali hanno pubblicato filmati di esplosioni e incendi. Secondo i media ucraini sarebbero stati attaccate anche le basi di Dyagilevo e l’aeroporto di Ivanovo, distruggendo diversi bombardieri strategici Tu-95, nonché alcuni Tu-22 e aerei da trasporto. Ma il dato più rilevante è che la base di Irkutsk è parte integrante del deterrente nucleare strategico russo, visto che vi stazionano anche bombardieri strategici Tu-160 ovviamente con l’armamento nucleare apposito. Per la dottrina russa, come per quella statunitense, l’attacco a strutture di rilevanza per il deterrente nucleare è già un attacco nucleare.

– È stata segnalata un’esplosione a Severomorsk, dove si trova una base per sottomarini nucleari (notizia però smentita dai russi).

– Attacco ucraino anche all’aeroporto di Voskresensk nella regione di Mosca.
Non si tratta di “violazioni”, visto che non era prevista nessuna sospensione delle operazioni militari da entrambe le parti. Ma appare sorprendente che le non moltissime risorse residue dell’Ucraina – la riduzione dell’impegno Usa con Trump, e le difficoltà universalmente note nel “rifornimento” da parte europea – vengano impiegate non per difendere il territorio, ma per provocare danni più o meno rilevanti all’avversario.

Sul piano militare, i due ponti in regioni di confine possono essere stati minati da guastatori ucraini (chiunque abbia un minimo di conoscenza della realtà in quelle zone sa che non c’è alcun confine naturale, ma solo campi di grano e foreste, facili da attraversare e difficili da controllare).

E appare rilevante che non si sia fatta alcune distinzione tra obiettivi militari e civili (gli unici morti certi erano su un treno passeggeri) e che non si tratti di “effetti collaterali”, come nel caso di droni o missili intercettati, che cadono dove capita.

Gli attacchi alle basi aeree vicino Murmansk e Irkutsk sono invece avvenuti con droni ed entrambi gli obiettivi sono a migliaia di chilometri dall’Ucraina (la secondo addirittura in Siberia). Dunque prevedevano meccanismi per eludere le difese contraeree russe. E dunque appare improbabile che siano stati due attacchi gestiti in solitaria da tecnici ucraini (alcune delle foto con i risultati degli attacchi sono chiaramente fatte da satellite, che gli ucraini non hanno).

Dalle prime ricostruzioni, i droni sono partiti da camion commerciali fatti arrivare in prossimità degli aeroporti, probabilmente entrati dal Kazakhstan, e alcuni arresti sono avvenuti proprio tra i camionisti coinvolti.

I droni sono del tipo a fibra ottica, molto piccoli e quindi con cariche di esplosivo piuttosto limitate. Danneggiare con questi droni dei bombardieri è certamente possibile, ma distruggerli e renderli inutilizzabili per sempre piuttosto difficile.

Secondo le fonti russe – dai diversi filmati diffusi – almeno 4 bombardieri sono stati distrutti; le fonti ucraine parlano di 41 bombardieri distrutti, il che farebbe di questo episodio una sorta di Pearl Harbour russa (come infatti titolano entusiasti i media di regime nostrani, senza rendersi conto di star evocando quel che ne è seguito). E sarebbe dunque logico attendersi ora una risposta di Mosca all’altezza della provocazione, possibilmente senza dover ricorrere all’arma nucleare (come sarebbe peraltro previsto e “permesso” da tutte le dottrine nucleari esistenti).

Vedremo gli sviluppi nei prossimi giorni, ma appare abbastanza evidente la “manina” inglese/francese, dei “volenterosi”, insomma, ben dentro questa offensiva che sembra avere un senso esclusivamente mediatico-politico. Militarmente, infatti, l’andamento della guerra non ne sarà minimamente influenzato (anzi...). Non sfugge a nessuno, infatti, che un colpaccio del genere è oltretutto pressoché impossibile da replicare.

Proprio la Gran Bretagna, due giorni fa, ha annunciato che intende dotarsi di aerei in grado di utilizzare bombe nucleari a gravità con obiettivo la Russia. Dunque si è obbligati a ritenere che l’oltranzismo britannico sia solo la parte più stupidamente evidente di una strategia che usa l’Ucraina e i suoi droni per fiaccare il più possibile il potenziale aereo russo, in vista di ben più consistenti attacchi della Nato (se gli Usa vorranno, certo...).

L’obiettivo immediato, comunque, è sabotare la trattativa e indirettamente anche la strategia che Trump sembra aver adottato.

È stato dichiarato più volte e con molta forza che l’Europa, per gli Stati Uniti, è un teatro secondario, oltretutto accusata di rapporti commerciali scorretti (in parte vero, in larga parte propaganda). Mentre il fronte principale è a questo punto in Asia, dove Pechino viene accusata (da Hegseth, che è un ministro della difesa improbabile, ma pur sempre il ministro della difesa Usa) di essere in procinto di invadere Taiwan.

Il che sembra più che decisamente propaganda hollywoodiana, ma rivela che il focus dell’attenzione Usa è soprattutto laggiù. E questo richiederebbe che i rapporti con la Russia venissero appianati, nella speranza di dividere almeno un poco le due superpotenze variamente “asiatiche”.

Al contrario, i “volenterosi europei” appaiono fermamente decisi a far restare gli Usa – che nella “versione Obama-Biden” hanno spinto a lungo per fare dell’Ucraina la punta di lancia che doveva far esplodere la Russia – impegnato nel Vecchio Continente e nella vecchia strategia.

Come spiegava bene Emmanuel Todd qualche mese fa, “Se la Russia venisse sconfitta in Ucraina, la sottomissione europea agli americani si prolungherebbe per un secolo. Se, come credo, gli Stati Uniti verranno sconfitti, la Nato si disintegrerà e l’Europa sarà lasciata libera”.

Comprensibile che per dei servi del capitale finanziario ed industriale europeo, come i vertici dei paesi UE, questa possibile “libertà” sia vissuta come un “abbandono”, per di più condito con un incremento della concorrenza (i dazi, ecc.), e quindi da evitare come la peste.

Ma l’idea di poter continuare come prima – sotto l’“ombrello” di un “padrone” ormai disinteressato a spendersi in questa relazione (sia che la si concepisca come “aiuto”, sia come “dominio”, come in effetti è da 80 anni) – è assolutamente idiota.

Se poi, per ottenere questo obiettivo, si utilizza il braccio ucraino per colpire addirittura una propaggine delle forze di deterrenza nucleare russe, allora bisogna concluderne che i governanti “europei” si sono bevuto il cervello. In qualsiasi dottrina militare, infatti – russa, statunitense, francese, inglese, cinese, pakistana, indiana, israeliana – un qualsiasi attacco a queste forze è di fatto, militarmente parlando, un “attacco nucleare” perché finalizzato a ridurne il potenziale.

Forse ora si capisce meglio chi abbia spinto un attore mediocre a “giocare con la guerra nucleare” pur non avendo neanche uno straccio di armamento strategico.

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