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11/06/2025

La Francia vuole che Renault produca droni in Ucraina

Il gruppo automobilistico Renault è stato contattato dal ministero delle Forze Armate di Parigi – la nostra Difesa – per valutare l’opportunità di impegnarsi nella produzione di droni, e in particolare nella loro produzione direttamente in Ucraina. In pratica, l’obiettivo è quello di arruolare definitivamente l’industria automobilistica nella guerra.

Il ministro Sébastien Lecornu aveva già annunciato che presto una “grande azienda automobilistica francese” e una compagnia del mondo della difesa sarebbero state coinvolte insieme nella produzione di droni sul suolo ucraino. Del resto, lo stato transalpino possiede il 15% delle azioni di Renault, ed è dunque il primo azionista, con un importante peso specifico quando si tratta di prendere decisioni.

Bisogna comunque dire che la società dell’automotive ha diffuso una nota più cauta, affermando che “sono avvenuti dei colloqui, ma al momento non è stata presa alcuna decisione: siamo in attesa di ulteriori dettagli sul progetto da parte del ministero”. De Meo, al vertice della società, aveva da poco ribadito la necessità di una Airbus dell’auto elettrica per competere con la Cina.

Ora però è un altro settore della competizione globale, quello direttamente bellico, in cui verrebbe coinvolta Renault, come già successo ai tempi della Seconda guerra mondiale. E come Volkswagen, ora anche la casa francese potrebbe guardare alla transizione verso un’economia di guerra, come unica risposta che la classe dirigente europea sappia dare alla crisi industriale.

C’è anche un’utilità in più nel fatto che gli ucraini continuino a morire per conto degli interessi unioneuropei. Lecornu ha infatti definito l’accordo un’iniziativa win-win, perché rafforzerebbe le capacità militari di Kiev, ma permetterebbe anche all’esercito francese di disporre di sistemi per l’addestramento operativo “calibrato sulla realtà del conflitto” in corso.

Detto in maniera più chiara, usando gli ucraini le forze armate francesi possono addestrare le proprie tecnologie e i propri uomini ai modi in cui un conflitto contemporaneo viene combattuto, ovvero attraverso sistemi informatici e droni, appunto. Per stare al passo con i tempi, il delegato generale per l’armamento francese, Emmanuel Chiva, qualche mese fa aveva già parlato della necessità di produrre “migliaia di droni in pochi mesi”, anche grazie all’impiego di filiere industriali civili.

Il ministro della Difesa ucraino ha detto: “siamo pronti a offrire questa opportunità ai migliori produttori. L’Ucraina ha esperienza di combattimento e la Francia ha una solida base industriale. Si tratta di una partnership strategica e reciprocamente vantaggiosa”. Parigi non è comunque l’unica capitale che ha scelto di guardare alla produzione di droni in collaborazione con l’Ucraina: Regno Unito, Olanda, Finlandia, Norvegia.

Ovviamente, per far sì che questo gioco di morte funzioni, serve che la guerra in Ucraina continui, richiedendo un afflusso continuo di prodotti, stimolando l’industria d'oltralpe e permettendole così di affinare i propri prodotti. I ‘volenterosi’ si sono impegnati in tutti i modi affinché ciò accadesse.

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