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18/06/2025

L’Italia è una Repubblica fondata sulla povertà, neanche la beneficienza ci salva

Facciamo una panoramica sullo scenario economico italiano, così come appare dagli ultimi dati che hanno diffuso l’Istat e la Caritas. Nel rapporto appena diffuso da quest’ultima si legge che sono stati 278 mila i nuclei familiari assistiti nel corso del 2024, con un aumento del 3% rispetto all’anno precedente.

Ma la percentuale davvero allarmante è quella che si ottiene in relazione a dieci anni fa: +62%. Nel corso di un decennio le famiglie che sono dovute ricorrere alla benificienza per sopravvivere sono aumentate a migliaia. Oggi, la Caritas afferma che i suoi servizi riescono a raggiungere il 12% dei nuclei in povertà assoluta (oltre 5 milioni e mezzo di persone in Italia).

Un altro dato significativo ricordato dalla Caritas è che è diminuita la quota dei nuovi ascolti, cioè delle persone che cercano per la prima volta l’assistenza dell’ente benefico. Se questo può sembrare un segnale incoraggiante, è in realtà il contrario. Infatti, messo in relazione ai dati appena citati, significa che la povertà per molte persone è ormai una condizione cronica, non il frutto di crisi temporanee.

L’incidenza delle persone a rischio povertà è aumentata anche nel 2024, dal 22,8% al 23,1%. E questo anche perché il lavoro non difende più dal cadere verso l’indigenza. Nella sintesi del rapporto Caritas si legge che “il 16,5% degli operai o figure assimilate sperimenta condizioni di povertà assoluta e complessivamente il 21% dei lavoratori ha un reddito troppo basso per vivere in modo adeguato”.

La Caritas ricorda poi che, a peggiorare pesantemente la situazione, è stato il rincaro dei prezzi sperimentato negli ultimi anni. Anche ora che la fiammata inflazionistica è passata, i costi continuano a crescere mentre i salari aumentano molto più lentamente. Viene poi ricordato che, stando ai dati dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, dal 2008 al 2024 i salari italiani hanno perso l’8,7% del potere d’acquisto: è il dato peggiore tra tutti i Paesi del G20.

Sempre parlando di inflazione, anche l’Istat ha diffuso le analisi definitive per il mese di maggio. L’indice nazionale dei prezzi al consumo per tutta la collettività è diminuito dello 0,1% su base mensile, con un incremento su base annuale dell’1,6%, ovvero leggermente meno delle stime diffuse precedentemente. L’ARERA ha inoltre appena certificato che gli italiani sono quelli che pagano le bollette più alte nell’area euro, insieme ai tedeschi.

Eppure, come già successo nel mese precedente, il carrello della spesa – i beni alimentari e quelli per la cura della casa e della persona – al contrario, stanno continuando ad accelerare: da +2,6% a +2,7%. Per esempio, i beni alimentari sono passati da +2,2% a +2,7%. Sono questi gli acquisti che più impattano sui bassi redditi, cronicizzando situazioni di difficoltà economica.

Ovviamente, su tali prezzi ha un forte impatto il costo dei beni energetici, che per ora continua a diminuire, ma che potrebbe risentire a breve gli effetti della nuova incertezza internazionale creata da Israele con l’attacco all’Iran. I prezzi di petrolio e gas sono già aumentati, anche se per ora il balzo in avanti è poi leggermente rientrato. Ma le aspettative non sono delle più rosee.

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