La Conferenza per la Ricostruzione dell’Ucraina (URC) rappresenta ormai un appuntamento annuale dedicato al rilancio economico e infrastrutturale del Paese dopo l’attacco russo del febbraio 2022. Alla conferenza partecipano governi, organizzazioni internazionali, attori finanziari, imprese, rappresentanti della società civile e autorità locali.
Ma la URC in realtà ha una storia più lunga, perchè la Ukraine Reform Conference, venne avviata a Londra già nel 2017 con l’obiettivo di sostenere il programma di riforme interne elaborato dal governo ucraino.
A partire dal 2022, con l’attacco sul campo da parte della Russia, la conferenza ha esteso il proprio mandato per includere anche il tema della ricostruzione. I danni della guerra stimati fino ad ora sono di 176 miliardi ma i fondi richiesti e di cui si parla per ricostruire l’Ucraina arrivano alla cifra di 524/589 miliardi. Non solo ma una parte di questa cifra potrebbe accollarsela la stessa Russia.
Nel febbraio scorso la Banca mondiale ha pubblicato un rapporto annuale – il Fourth Rapid Damage and Needs Assessment – che valuta l’entità dei danni subiti dall’Ucraina e i costi necessari per provvedere alla sua ricostruzione e ripresa.
Secondo le stime riportate nel rapporto, a dicembre 2024 i danni diretti inflitti a edifici e infrastrutture ammontano a circa $176 miliardi. I settori più colpiti risultano essere quello abitativo (con danni per $57 miliardi, ovvero il 33% del totale dei danni), quello dei trasporti (circa $36 miliardi, pari al 21%) e quello dell’energia e delle attività estrattive (circa $20 miliardi, pari al 12%).
Le cifre però si gonfiano se si considerano le perdite complessive – comprendenti l’interruzione dei servizi, l’aumento dei costi operativi e la riduzione di entrate per governo e privati – e qui si registra un incremento del 18%, passando dai $499 miliardi stimati nel 2023 ai $589 miliardi nel 2024.
Alla luce di questi dati, la Banca mondiale prevede che un piano decennale di ricostruzione e ripresa, da realizzare tra il 2025 e 2035, che richiederà investimenti per almeno $524 miliardi.
Secondo la Banca mondiale, nel 2025 l’Ucraina punta a realizzare progetti d’investimento per un totale di $17,32 miliardi. Tuttavia, al momento solo 7,36 miliardi sono stati assicurati, di cui 1,7 miliardi attraverso prestiti e sovvenzioni da parte di partner e istituzioni finanziarie internazionali (IFI). Dati alla mano, il gap finanziario in termini di investimenti per il 2025 ammonta dunque a $9,96 miliardi – una carenza che rischia di rallentare in modo irreversibile i tempi previsti per la ricostruzione e ostacolare il rilancio economico del Paese.
Alla luce di questi dati, risulta essenziale un coinvolgimento ancora più ampio del settore privato, estendendo l’appello a investitori oltre i confini dell’Ucraina.
Non sorprende che i settori più colpiti dalla guerra siano anche quelli che necessitano al più presto di maggiori investimenti. Al netto delle spese statali ucraine destinate alla ripresa e alla ricostruzione dei settori analizzati, le principali carenze finanziarie si registrano infatti nel comparto energetico e d’estrazione ($3,5 miliardi), nell’edilizia ($3,4 miliardi) e in misura minore nella sfera dell’istruzione e della ricerca scientifica ($760 milioni).
Il Piano di ricostruzione si ispira al principio del “Building Back Better” e prevede l’integrazione dell’Ucraina nell’Unione europea.
Se il protrarsi del conflitto costituisce un fattore di revisione (al rialzo) dei numeri stilati dalla Banca mondiale, anche eventuali ridefinizioni dei confini potranno influenzare i costi per la ripresa e la ricostruzione.
L’Ispi rileva che sebbene “l’intero territorio ucraino abbia subito attacchi a seguito del 24 febbraio 2022, il 66% dei danni diretti ($116 miliardi) e il 47% dei costi di ripresa/ricostruzione ($248 miliardi) totali sono da ascrivere alle sole regioni caratterizzate dai maggiori scontri – quelle di Kharkiv, Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhya e Kherson”.
Qualora Kiev decidesse di concedere le quattro regioni contese per raggiungere la fine delle ostilità, sarebbe la Russia a doversi fare carico di una quota significativa delle spese per la ricostruzione di queste aree, che da sole rappresentano circa il 36% (pari a $188 miliardi) del fabbisogno totale stimato per l’intero territorio ucraino.
Il governo ucraino ha più volte sottolineato l’impossibilità di sostenere autonomamente le spese di ripresa e ricostruzione, esortando gli alleati occidentali a incrementare gli investimenti nel Paese.
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