Il
giornalista economico britannico Ambrose Evans-Pritchard, responsabile
della sezione economica internazionale del Telegraph, ha scritto pochi
giorni fa in un suo articolo:
"Lasciatemi aggiungere che l'Italia non è fondamentalmente insolvente. È in questi pasticci perché non ha un prestatore di ultima istanza, una banca centrale sovrana o una moneta sovrana. La struttura dell'euro ha trasformato uno stato solvente in uno insolvente. Ha invertito l'alchimia".
Affermazioni degne di nota che Peacereporter ha chiesto a Evans-Pritchard di spiegare.
Fondamentalmente la posizione debitoria italiana è solida - ci ha detto il giornalista britannico al telefono - perché non esiste solo il rapporto debito pubblico/Pil stabilito dal Trattato di Maastricht.
Se tra i criteri di sostenibilità di un economia si considera anche il debito privato, l'Italia risulta uno dei Paesi più stabili d'Europa. L'indebitamento delle famiglie italiane e delle società non finanziarie italiane è il più basso d'Europa (42 per cento del Pil, contro il 103 britannico, l'84 spagnolo, il 63 tedesco e il 51 francese, ndr) e ciò rende il debito aggregato italiano (pubblico più privato) inferiore a quello di Gran Bretagna, Spagna e Francia, e analogo a quello della Germania.
Inoltre lo Stato italiano è uno dei pochi al mondo ad avere un avanzo primario, ovvero a incassare più di quello che spende, al netto degli interessi che paga sul debito pubblico.
Considerate queste condizioni, se il vostro Paese non fosse entrato nell'euro e aveste quindi una banca centrale sovrana in grado di attuare una politica monetaria autonoma espansiva a sostegno dello sviluppo la situazione dell'Italia sarebbe molto migliore. Ovviamente stiamo parlando in linea puramente teoria, perché ormai che siete dentro non potete uscirne: sarebbe una catastrofe per voi e per l'Europa in generale.
Il problema è che la direzione in cui stiamo andando è proprio questa, perché la politica economia della Bce produce risultati nefasti.
La politica monetaria restrittiva della Bce, che anche in questi ultimi anni di piena recessione ha pedissequamente osservato il suo dovere statutario di tenere bassa l'inflazione tenendo alto il costo del denaro, ha ristretto il credito e di conseguenza ha rallentato la crescita di tutta l'Europa. E ora pretende di salvare Paesi in recessione come Grecia e Italia imponendo loro riduzioni salariali e tagli occupazionali che bloccheranno crescita e sviluppo. Incompetenza, per non dire di peggio.
A questo si sommano la pericolosità politica dell'azione della Bce, che impone i suoi diktat in maniera arrogante e offensiva della sovranità nazionale. Si pensi al piano per la Grecia che prevede l'apertura ad Atene di uffici europei permanenti per monitorare l'applicazione di queste misure, come una sorta di viceré europeo.
Fonte.
Gira che ti rigira il nodo dell'attuale situazione è sempre lo stesso: la sovranità monetaria.
Fortuna che la questione, anche se in salse diverse, viene dibattuta con maggiore frequenza.
"Lasciatemi aggiungere che l'Italia non è fondamentalmente insolvente. È in questi pasticci perché non ha un prestatore di ultima istanza, una banca centrale sovrana o una moneta sovrana. La struttura dell'euro ha trasformato uno stato solvente in uno insolvente. Ha invertito l'alchimia".
Affermazioni degne di nota che Peacereporter ha chiesto a Evans-Pritchard di spiegare.
Fondamentalmente la posizione debitoria italiana è solida - ci ha detto il giornalista britannico al telefono - perché non esiste solo il rapporto debito pubblico/Pil stabilito dal Trattato di Maastricht.
Se tra i criteri di sostenibilità di un economia si considera anche il debito privato, l'Italia risulta uno dei Paesi più stabili d'Europa. L'indebitamento delle famiglie italiane e delle società non finanziarie italiane è il più basso d'Europa (42 per cento del Pil, contro il 103 britannico, l'84 spagnolo, il 63 tedesco e il 51 francese, ndr) e ciò rende il debito aggregato italiano (pubblico più privato) inferiore a quello di Gran Bretagna, Spagna e Francia, e analogo a quello della Germania.
Inoltre lo Stato italiano è uno dei pochi al mondo ad avere un avanzo primario, ovvero a incassare più di quello che spende, al netto degli interessi che paga sul debito pubblico.
Considerate queste condizioni, se il vostro Paese non fosse entrato nell'euro e aveste quindi una banca centrale sovrana in grado di attuare una politica monetaria autonoma espansiva a sostegno dello sviluppo la situazione dell'Italia sarebbe molto migliore. Ovviamente stiamo parlando in linea puramente teoria, perché ormai che siete dentro non potete uscirne: sarebbe una catastrofe per voi e per l'Europa in generale.
Il problema è che la direzione in cui stiamo andando è proprio questa, perché la politica economia della Bce produce risultati nefasti.
La politica monetaria restrittiva della Bce, che anche in questi ultimi anni di piena recessione ha pedissequamente osservato il suo dovere statutario di tenere bassa l'inflazione tenendo alto il costo del denaro, ha ristretto il credito e di conseguenza ha rallentato la crescita di tutta l'Europa. E ora pretende di salvare Paesi in recessione come Grecia e Italia imponendo loro riduzioni salariali e tagli occupazionali che bloccheranno crescita e sviluppo. Incompetenza, per non dire di peggio.
A questo si sommano la pericolosità politica dell'azione della Bce, che impone i suoi diktat in maniera arrogante e offensiva della sovranità nazionale. Si pensi al piano per la Grecia che prevede l'apertura ad Atene di uffici europei permanenti per monitorare l'applicazione di queste misure, come una sorta di viceré europeo.
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Gira che ti rigira il nodo dell'attuale situazione è sempre lo stesso: la sovranità monetaria.
Fortuna che la questione, anche se in salse diverse, viene dibattuta con maggiore frequenza.
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