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29/11/2011

Russia: back to the roots!

Mosca ha lasciato fare Usa e Nato in Libia, ma sulla Siria sta assumendo una posizione molto diversa. Mentre gli Stati Uniti muovono le loro portaerei e preparano i piani di una no-fly zone, la Russia invia a Damasco missili terra-aria S-300 e proprie navi da guerra per pattugliare le coste e intercettare forniture d'armi per le forze antigovernative che giungono via mare dalla Turchia e dal Libano.
Per sottolineare il proprio nervosismo rispetto ai nuovi piani di guerra occidentali, il Cremlino minaccia di contrastare lo scudo missilistico americano in Europa orientale schierando missili balistici tattici Iskander nell'enclave russa di Kalinigrad, tra Polonia e Lituania, e a Krasnodar, a ridosso del confine ucraino.
Nel frattempo Mosca accelera il progetto di restaurazione della nuova versione di Unione sovietica. Il 18 novembre i presidenti di Russia, Bielorussia e Kazakistan hanno firmato l'accordo per la costituzione, entro il 2015, della cosiddetta 'Unione eurasiatica', alla quale dovrebbero aderire anche Tagikistan e Kirghizistan.
Ma è sul fronte politico interno che la Russia pare indirizzata a un ritorno al passato. La rielezione di Vladimir Putin al Cremlino il prossimo 4 marzo appare scontata, ma la sua popolarità è in forte calo e questo potrebbe spingerlo ad assumere posizioni più in linea con il nostalgico vento che soffia sulla Russia.
Tutti i sondaggi per le elezioni parlamentari del 4 dicembre prevedono un crollo del partito putiniano Russia Unita, e un netto rafforzamento delle opposizioni comuniste e nazionaliste, entrambe su posizioni radicalmente antiamericane e antiliberiste.
Secondo l'ultima rilevazione dell'istituto Levada Center, alla Duma il partito di Putin rischia di scendere da 315 a 252 seggi, mentre il Partito comunista di Zuganov salirebbe da 57 a 94 seggi e i nazionalisti di Zhirinovsky da 40 a 59. Anche i socialdemocratici di Russia Giusta guadagnerebbero seggi, salendo da 38 a 44.
Secondo altri sondaggi, condotti dagli istituti russi Wciom e Fom, in termini di percentuali di voto Russia Unita scenderebbe addirittura dal 64 per cento delle elezioni del 2007 al 40 per cento: un tracollo di preferenze che, se si verificasse realmente, porterebbe il partito di Putin a soli 180 seggi sui 450 totali della Duma.

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