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17/11/2011

Nasce il governo Monti-Passera.

Si sono fatti un governo. Dicono che servirà a salvare l'Italia dalla crisi. Sicuramente a scorrere la lista dei ministri, è un governo che servirà a salvare le banche e a fissare, irreversibilmente, alcuni paletti economico-finanziari nella gestione della cosa pubblica.
La politica economica sarà saldamente nelle mani di Mario Monti e della sua filosofia "liberal-democratica", se la definizione ci è consentita. Il neo-senatore a vita assume l'interim dell'Economia e sarà coadiuvato da diversi vice-ministri, o sottosegretari, di cui ancora non si conosce il nome. Il pensiero politico di Monti è noto e sarà improntato al rigore anche se temperato da qualche "equità". Vedremo già domani quale sarà il programma ma la nomina di Elsa Fornero al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali conferisce un ruolo importante a questo tassello. Fornero, infatti, non è ascrivibile alla linea berlusconian-sacconiana degli ultimi anni ma a quella, molto più insidiosa, della modernizzazione del sistema. La linea di fondo perseguita dalla docente di Economia politica presso l'Università di Torino è quella del "contributivo pro-rata" esteso a tutti con flessibilità dell'eta di andata in pensione tra i 63 e i 70 anni. Difficile che la sua nomina non coincida con una "riforma delle pensioni" improntata a questa impostazione. Elsa Fornero è anche vicepresidente del Consiglio di sorveglianza di Banca Intesa, la stessa il cui amministratore delegato assume la carica molto forte di ministro dello Sviluppo e delle Infrastrutture, Corrado Passera.
Passera è di fatto il numero due del governo sia per i poteri che assomma - i ministeri prima venivano diretti da due big del Pdl, Paolo Romani e Altero Matteoli - sia per la notorietà ma, forse innanzitutto, per il progetto politico che sottende la sua nomina. L'ormai ex ad di Banca Intesa, infatti, è stato uno degli illustri animatori del convegno di Todi tenutosi lo scorso 17 ottobre in cui il mondo cattolico ha fatto le sue prove tecniche di riunificazione sotto "l'alto auspicio" del presidente della Cei, cardinal Bagnasco. Così come il ministro della Cooperazione internazionale, il leader della Comunità di Sant'Egidio, Andrea Riccardi, indicato da molti come figura di rappresentanza di quest'area (di cui fa parte anche Raffaele Bonanni). Nel trittico Monti-Passera-Fornero c'è dunque la sostanza politica del governo che ricorda il "miglior" Prodi, cioè una linea di rigore mista a una presunta equità sociale (che anche se presente non elimina il rigore e le mazzate…) costretta stavolta ad allearsi con la Cei (a suo tempo, invece, Prodi si contrapponeva al presidente dei vescovi, cardinal Ruini).
E' quanto ha sempre evocato il Pd, un'alleanza con i circoli borghesi del nord, legati al mondo bancario e universitario, e dialogante con l'area cattolica. Il legame è ribadito dalla nomina di Francesco Profumo, presidente del Cnr, a ministro dell'Istruzione. Profumo è colui che sembrava potesse prendere il posto di Piero Fassino alla guida della città di Torino in rappresentanza dei "poteri forti" cittadini a cominciare dalla Compagnia di San Paolo, primo socio di Banca Intesa (il cui presidente, Giovanni Bazoli, di Prodi è una sorta di padre nobile). Ma anche Lorenzo Ornaghi può essere inserito in questo cerchio, essendo il Rettore dell'Università Cattolica di Milano. Non a caso un pidiellino ben inserito come Osvaldo Napoli, parla di esecutivo vittima del "tecno-prodismo". Che è riscontrabile anche nelle nomine di "tecnici-politici" come Piero Gnudi, già presidente Enel, uomo dell'ex presidente del Consiglio ma ben visto anche dal centrodestra, o Piero Giarda che terrà i rapporti con il Parlamento dopo aver maturato una certa esperienza da sottosegretario al Tesoro con i governi Prodi, D'Alema e Amato.
I tecnici propriamente intesi sono invece il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, quello degli Esteri, Giulio Terzi di Sant'Agata o quello dell'Agricoltura, Mario Catania e la stessa ministra degli Interni, Anna Maria Cancellieri che quando ha fatto il commissario straordinario di Bologna - dopo le dimissioni del sindaco Pd, Delbono - è stata contesa da Pdl e Pd per l'incarico di nuovo sindaco. Abbastanza tecnico anche il ministro della Salute, Renato Balduzzi, espressione del mondo cattolico ma ben visto da Ignazio Marino del Pd. Lo è meno l'ammiraglio Gian Paolo De Paola alla Difesa, che ha ricoperto il ruolo di Capo di Stato Maggiore della Difesa durante il secondo governo Prodi. Convinto assertore della politica inaugurata dal Nuovo modello di difesa - quella delle missioni estere e della proiezione internazionale italiana in stretta alleanza con gli Usa - De Paola è un uomo importante dell'apparato statale in stretti rapporti con i circoli militari e dell'intelligence, a cominciare dall'attuale capo del Dis, Gianni De Gennaro.
Infine ci sono le garanzie per Berlusconi la principale delle quali è rappresentata da Antonio Catricalà, già segretario generale a Palazzo Chigi durante il suo governo del 2001-2006 e nominato Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. L'attuale Presidente dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, dopo essere stato Presidente dell'antitrust prende il posto di Gianni Letta, escluso dal governo per il veto posto dal Pd (ma soprattutto dall'Idv) e costringe l'uomo più fidato di Monti, Enzo Moavero Milanesi, già suo capo di gabinetto quando era Commissario europeo, a spostarsi agli Affari europei.
Gli interessi dell'ex premier sono dunque nelle mani di uomini come Catricalà, dell'avvocata Paola Severino alla Giustizia o dell'equilibrato Corrado Passera (l'uomo che ha consentito a Berlusconi di inventarsi il "miracolo" Alitalia) che nel suo ministero conserva le deleghe sulla Comunicazione. Vedremo se reggerà.

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