La
prova starebbe nel fatto che il suo successore, Mario Monti, è un
consulente (advisor) di Goldman Sachs, la superbanca
multinazionale, nota anche come la "Spectre". Se è per questo,
Monti siede persino nel consiglio consultivo della Coca Cola; quindi è a
tutti gli effetti un uomo di fiducia delle multinazionali, come
testimonia la sua biografia ufficiale. [2]
Però
c'è un problema: anche l'uomo di fiducia di Berlusconi (anzi, il tutore
di Berlusconi, secondo il pubblico riconoscimento del presidente
Napolitano), cioè il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio,
Gianni Letta, era advisor di Goldman Sachs dal 2007. [3]
L'azienda
familiare di Berlusconi era, a sua volta, in cordata con Goldman Sachs
per acquisire i diritti della trasmissione "Il Grande Fratello".[4]
Chi è stato poi a nominare un altro uomo di Goldman Sachs, Mario Draghi, alla suprema carica della Banca d'Italia nel 2005?
Guarda
la combinazione: è stato il governo Berlusconi. Si trattava
inoltre della prima volta che la nomina del governatore della Banca
d'Italia non avveniva per via interna, ma per decisione governativa.[5]
Presentare Berlusconi
prima come avversario, ed ora come vittima, dei "poteri forti" della
finanza internazionale rientra quindi in quella fasulla narrativa epica
sul berlusconismo che ha imperversato in questi anni. Dal discorso
pronunciato alla Camera dal capogruppo PDL Fabrizio Cicchitto, sembrava
quasi che il governo Berlusconi avesse tentato di nazionalizzare le
banche ed avesse minacciato i sedicenti "mercati" di non pagare i debiti
passati in caso di aumento degli interessi sui futuri BTP; invece tutta
la politica berlusconiana è consistita nell'ossequio servile alle
direttive del Fondo Monetario Internazionale e della BCE. E, del resto,
che differenza c'è tra le istruzioni della nota lettera di Trichet ed i
propositi da sempre dichiarati dal governo Berlusconi? Se molte
privatizzazioni non si sono riuscite a fare, è stato perché non c'erano
proprio i soldi per farle, perché le privatizzazioni non rendono
all'erario, ma costano, ed anche parecchio.
Che
ci sia stata una cospirazione internazionale per far cadere Berlusconi
appare quindi irrealistico, data l'inconsistenza umana e politica del
personaggio e dato, soprattutto, il suo inossidabile servilismo nei
confronti dei poteri internazionali che contano, dalla NATO al FMI.
Semmai può esserci stata una cospirazione per mantenerlo lì tutto questo
tempo.
Ne sa qualcosa il presidente
della Repubblica, Giorgio Napolitano, il quale ha salvato in
quest'ultimo anno almeno due volte il governo Berlusconi in nome
dell'emergenza finanziaria. La prima volta è stato nel novembre dello
scorso anno, quando costrinse le opposizioni a rimandare di un mese il
voto di sfiducia al governo con il pretesto dell'approvazione della
legge di stabilità finanziaria. [6]
Quel
mese di tempo concesso a Berlusconi consentì al coordinatore del PDL (e
banchiere) Denis Verdini di completare la sua campagna acquisti nelle
file degli schieramenti di opposizione, e quindi a Berlusconi
di ottenere la fiducia nel voto alla Camera del 14 dicembre. Poi, nel
giugno scorso, Berlusconi era boccheggiante dopo le batoste elettorali
delle elezioni amministrative e dei referendum, in cui aveva dimostrato
di non aver solo perso genericamente "consensi", ma soprattutto le sue
clientele. Ma Berlusconi fu nuovamente salvato da Napolitano, il quale
costrinse ancora una volta le opposizioni ad inchinarsi al governo allo
scopo di far passare una manovra finanziaria che avrebbe dovuto salvare
l'Italia dalle speculazioni, e che ha costituito invece il segnale di
debolezza atteso da chi voleva iniziare l'attacco finanziario nei
confronti dei BTP. [7]
Se si seguono i
dati di cronaca, e non i commenti degli opinionisti, allora ci si rende
conto che sono stati proprio il pretesto dell'emergenza
finanziaria incombente e l'ombrello del Napolitano/presidente a consentire
a Berlusconi un ulteriore anno di sopravvivenza. La cronaca dice anche
che Napolitano non si è limitato al sostegno materiale nei confronti di
Berlusconi, ma gli ha offerto un ampio sostegno morale, accusando di
protagonismo e di sconfinamento dai propri poteri quei pochissimi
magistrati che credono all'uguaglianza davanti alla legge. L'ultima
sortita di Napolitano a riguardo c'è stata proprio nel luglio
scorso, appena dopo il successo parlamentare del governo in occasione
della manovra finanziaria imposta alle opposizioni. [8]
Agli
inizi di questo novembre un'altra sommessa notizia di cronaca, di
quelle non riprese dalle prime pagine, informava che il cosiddetto
"Terzo Polo" avvisava Napolitano che non avrebbe votato altre manovre se
prima non fosse stato dato lo sfratto a Berlusconi. [9]
Si
è detto che non è stata la "sinistra" a far cadere Berlusconi, ma la
"globalizzazione dei mercati". Quando non si sa, o non si vuole, fare
cronaca, allora ci si improvvisa storici da strapazzo. In effetti la
"sinistra" è troppo infiltrata e non può far nulla, ma a far cadere
Berlusconi ci ha pensato il centrodestra di opposizione, e per la
precisione l'UDC. Ad ottobre, al seminario di Todi, le organizzazioni
del laicato cattolico, compresa la CISL, hanno riconfermato la loro
presa di distanza dal governo, facendo intendere che il loro sostegno
elettorale ormai era finito. L'UDC non è mai stata nominata al
seminario, ma era chiaro dove i voti delle organizzazioni cattoliche
avrebbero trasmigrato. A giudicare dal numero di ministri di area
cattolica nel governo Monti, non si può dubitare che l'UDC ed il
Vaticano siano stati i manovratori di tutta l'operazione; tanto che ora
Casini lancia ufficialmente il progetto di una restaurazione
democristiana. [10]
Ma il
vero esecutore dell'affossamento della maggioranza berlusconiana è stato
l'ex andreottiano Paolo Cirino Pomicino, da gennaio dirigente
dell'UDC, il quale ha assunto il ruolo dell'anti-Verdini. [11]
Verdini
è un mestierante della corruzione, Cirino Pomicino uno scienziato,
quindi fra i due non c'era gara. Prima ancora che la caduta di
Berlusconi si consumasse per la fuga dei parlamentari, l'avviso della
probabile fine per il tiranno ed il nome del tirannicida circolavano già
in cronaca; e l'incognita consisteva semmai, ed ancora una volta,
nell'atteggiamento di Napolitano.
La
fine di Berlusconi è dovuta ad intrighi parlamentari di stampo
democristiano e non a congiure finanziarie internazionali,
che sembravano semmai interessate a tenere in piedi un fantoccio come
lui. Il berlusconismo è stato un fenomeno politicamente irrilevante in
sé, ma ha costituito uno strumento formidabile di guerra psicologica
coloniale della NATO e del Fondo Monetario Internazionale contro
l'Italia.
La guerra psicologica
coloniale oggi prosegue cercando di persuadere l'opinione pubblica che
la liberazione dal tiranno/buffone sia avvenuta ad opera di truppe
straniere, invece che per via interna. Si cerca quindi di stimolare
quell'auto-razzismo che mitizza gli altri Paesi e vede una benedizione
nell'essere colonizzati. Il berlusconismo, come strumento di psywar
coloniale, è tutt'altro che defunto, perciò gli Italiani devono
prepararsi ad espiare come una propria colpa gli anni del berlusconismo,
ma anche le intemperanze dell'antiberlusconismo.
Il
governo Monti non è in Italia il primo governo Goldman Sachs, ma
è l'ennesimo governo Goldman Sachs. La differenza è che stavolta il
governo esibisce una sorta di insegna al neon "Goldman Sachs"; e
bisognerà capire quanto questa sovra-esposizione mediatica
effettivamente converrà alla stessa Goldman Sachs.[12]
Monti
all'inizio avrà vita facilissima, perché al confronto di Berlusconi
chiunque potrebbe apparire un genio; ma non ci vorrà molto perché ci si
accorga della sua disonestà intellettuale, già ampiamente esibita nei
suoi passati commenti sul "Corriere della Sera"; o che ci si ricordi dei
suoi sperticati elogi a Marchionne ed alla Gelmini.[13]
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