La risposta è semplice, la Germania che mediante l'Euro sta costruendo il Quarto Reich (a dimostrazione che oggi, la finanza può dove non poterono le armi).
Lo spread ha sostituito il corpo elettorale. Il colpo di spread
al posto del vecchio colpo di Stato. Nessuno spargimento di sangue,
nessuna manifestazione di piazza o autunno caldo. Lo spread al posto
dello spritz.
Un centinaio di punti in più tra il titolo italiano e il bund tedesco e
il gioco è fatto. Nessuno rimpiange Berlusconi, ma tutti dovremmo
rimpiangere la democrazia. Se il Parlamento è composto da nominati da pochi segretari di partito, il professor Monti
è stato eletto dallo spread. Se i mercati dovessero ricredersi sul suo
conto, se si dimostrasse troppo tenero con i contribuenti, sarebbe
sufficiente un nuovo colpo di spread per scatenare il terrore negli
italiani. Et voilà, un altro tecnico che più tecnico non si può
giurerebbe da Napolitano. Un Amato, per dire. Il commissario liquidatore
nominato dai mercati è presidente del Consiglio, a questo è arrivata
questa sciagurata nazione. Bisognava impedire contraccolpi alle banche
francesi che detengono un quarto del nostro debito pubblico e la tenuta
dell'euro, e quindi alle esportazioni tedesche.
Noi abbiamo fatto la
nostra parte per mettere la testa sul ceppo della finanza
internazionale. Dei 1.900 miliardi di debito circa metà li abbiamo
piazzati all'estero, dalla Gran Bretagna alla Cina. Ed è sufficiente che
le prossime vendite di 200 miliardi di titoli vadano deserte per fare
fallire il Paese. Non possiamo svalutare la lira. Non
possiamo a livello europeo, stampare nuova moneta, come gli Stati Uniti,
strafalliti ad agosto che hanno innalzato di 2.400 miliardi di dollari
il tetto del loro debito pubblico. Cosa ci rimane? Vendere l'argenteria
per onorare i debiti. Al banco dei pegni porteremo gli immobili del
demanio, le quote delle poche grandi aziende che ci rimangono, come
l'Eni, parte del nostro patrimonio personale, la diminuzione di servizi
sociali. E' vero, abbiamo peccato, ma la punizione dovrebbe servire a
qualcosa. Invece è quasi certo che non solo usciremo dall'euro, ma che
lo stesso euro non reggerà nei prossimi anni. Lo
scrivono ormai le migliori firme internazionali dell'economia. E allora?
In questi giorni il mantra più usato è "Monti è l'unica alternativa" accompagnato da "Non possiamo uscire dall'euro". C'è sempre un'alternativa,
un piano B. Dobbiamo considerare l'uscita dall'euro come possibile.
Rimanere in mutande dopo una politica di lacrime e sangue con una lira
deprezzata non mi sembra un grande obiettivo.
Fonte.
L'unica nazione immune dalla crisi dell'euro in Europa è la Germania. Dovremmo iniziare a capirne i motivi. Se una nazione come la Grecia,
che vale circa il 2% del Pil della Ue, rischia di farla fallire
dovremmo porci qualche domanda sulla tenuta della costruzione attuale
dell'Europa e su quali basi poniamo i nostri piedi. I dati dello spread
dell'ultimo decennio tra un qualunque Paese dell'area euro e la Germania
dimostra l'insostenibilità di un'unica valuta per le economie europee.
La differenza tra i titoli pubblici dei diversi Stati e il bund tedesco
è aumentata non solo per la Grecia o per l'Italia, ma anche per
l'Olanda passata da 0,2 a 0,5%, per la Spagna da 0,3 a 4,1% o per la
Francia da 0,1 a 1,7% (*), tutti dati in aumento. In sostanza la
distanza tra la Germania e il resto d'Europa sta aumentando, a diverse
velocità, per tutti. E tutti rischiamo di fare la fine della Grecia a
lungo termine. Nessuno Stato può rimanere agganciato alla locomotiva tedesca
La Germania sta assorbendo liquidità dagli Stati europei come un buco nero, è la cassaforte del continente.
Infatti chi vende titoli spagnoli o italiani, oggi compra bund che
hanno un rendimento inferiore, ma che gli danno maggiori garanzie. La
Germania, grazie all'euro, ha aumentato le sue esportazioni verso i
Paesi membri. Se l'italiano dovesse pagare in lire un prodotto tedesco, o
lo spagnolo in peseta, le esportazioni della Germania diminuirebbero.
L'euro non rappresenta le economie nazionali che lo hanno adottato che
si stanno allontanando tra loro, non avvicinando. L'euro è il sintomo,
non il problema. La Ue non ha politiche fiscali comuni, misure
condivise per la lotta all'evasione, uniformità per la stesura delle
finanziarie che decidono le politiche di spesa e di bilancio dei diversi
Stati. E' l'equivalente di un gruppo di persone che vivono nello stesso condominio
in cui qualcuno butta i soldi dalla finestra, qualcun altro pulisce le
scale per tutti, la differenziata la fanno solo gli inquilini del primo
piano che sono anche gli unici a pagare le spese condominiali. E' ovvio
che la convivenza non può durare, come è altrettanto
ovvio che l'unione economica deve seguire e non anticipare quella
politica. Si inizia dalla testa non dalla borsa. Purtroppo il mattino si
vede dalla superpassera al governo.
Fonte.
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