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05/11/2011

Alluvione a Genova.

Quando succede il fattaccio, la prima reazione che giunge dagli organi di governo è sempre la denuncia della totale imprevedibilità dell'evento.
Poco importa se "l'evento straordinario" sì verifica con costanza almeno una volta l'anno da vent'anni a questa parte, e venga trasformato in catastrofe dalla conformazione di una città che ha coperto con una lingua di cemento 20km di costa (da Voltri a Nervi) e altrettanti d'entroterra equamente distribuiti tra la Val Polcevera e la Val Bisagno.
Ogni persona dotata di buon senso (vedendo i video dell'alluvione sì direbbe che siamo rimasti n pochissimi) capirebbe che "eventi" di questo geenre si risolvono col recupero massivo del territorio eppure a Genova come in tutta la Liguria e il resto d'Italia l'imperativo dello sviluppo economico continua ad essere quello della gettata di calcestruzzo.
Chissà se qualcuno domanderà alla Vicenzi i motivi per cui la sua giunta decise di dirottare i fondi stanziati per la messa in sicurezza della foce del Bisagno (intervento per altro insufficiente) alla realizzazione dell'orribilmente nuovo padiglione fieristico cittadino che è servito "solo" a far contenti gli evasori fiscali che ogni ottobre vengono al Salone Nautico in cerca della barchetta su cui trascorre le vacanze estive...













Terzo mondo, anzi peggio!

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